Scatta oggi con una cronometro da Fossacesia Marina a Ortona il Giro d’Italia edizione centosei, anno uno dell’era d. N. (dopo Nibali). In una bella giornata al mare siamo venuti a vedere quest’acqua e la gente che c’è, come dice Paolo Conte. E di gente ce n’è di interessante. A partire dai duellanti designati alla vigilia per la maglia rosa, Evenepoel e Roglic. In ogni generazione si aspetta un corridore da ribattezzare campionissimo, e in quella attuale c’è, tra i pretendenti, l’imbarazzo della scelta; ma se Pogacar (qui assente) ce lo siamo trovato davanti all’improvviso, il giovanissimo belga Evenepoel arriva da predestinato, e fino ad ora ha mantenuto le promesse. Uno che si toglie gli avversari dalle ruote anche in pianura, e che infligge distacchi giurassici perfino nelle corse in linea: roba da anni venti sì, ma del secolo scorso.

Si presenta al via con la maglia più bella del ciclismo, quella di campione del mondo, proprio quando fanno quarant’anni tondi tondi da che un iridato portò la rosa fino in fondo (Saronni). L’incognita, diceva Contador alla TV, potrebbe essere l’ancor scarsa conoscenza del proprio corpo da parte del belga, che oltre ai mondiali e a grandi classiche ha vinto anche una Vuelta, ma se sulle strade di Spagna in una giornataccia si possono limitare i danni, qui volerebbero i minuti e addio sogni di gloria.

A impensierire Evenepoel ci dovrebbe pensare – si diceva – Roglic, che di nome fa Primoz, ma quando lo si aspetta al varco della grande impresa spesso, per un motivo o per l’altro, finisce secondo. Oltretutto, proprio quando non va più di moda, è arrivato il covid a decimargli la squadra.

La Ineos di Thomas e Geoghegan Hart, c’è da scommetterci, piazzerà qualche attacco per onor di firma, e aspetterà se ci fosse da lucrare sulle disgrazie altrui. Curiosità per altri due giovani, l’australiano Vine, ingaggiato dopo essersi messo in luce in un videogioco di simulazione delle corse, e Healy, chiamato a rinnovare i misteriosi fasti ciclistici d’Irlanda. Per quanto riguarda l’Italia si continua ad annaspare, vediamo fino a quando. In primavera per la prima volta Ciccone aveva fatto corsa quasi pari coi grandi, ma ci si è messo di mezzo ancora il Covid. Così ci si affida al vecchio Caruso e all’emergente Fortunato. Per le volate torna invece Cavendish, per vedere se alla sua età riesce a ritoccare ancora qualche record.

Un voto alto lo si può già dare al percorso: dopo anni in cui si era tentato di sopperire allo scarso appeal dei pretendenti sol sensazionalismo di percorsi troppo duri, a questo giro si è trovato un buon equilibrio. Ci sarà poi il finale con passerella ai fori imperiali, un fare il verso all’epilogo del Tour sui Campi Elisi che speriamo non ci venga condito da troppa retorica imperiale.