Una costituzione globale per salvare il pianeta
Si è tenuta ieri mattina presso l’associazione romana della stampa estera la conferenza di presentazione del progetto politico «Costituzione della terra». «Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al […]
Si è tenuta ieri mattina presso l’associazione romana della stampa estera la conferenza di presentazione del progetto politico «Costituzione della terra». «Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al […]
Si è tenuta ieri mattina presso l’associazione romana della stampa estera la conferenza di presentazione del progetto politico «Costituzione della terra». «Il costituzionalismo statuale che ha dato una regola al potere, ha garantito i diritti, affermato l’eguaglianza e assicurato la vita degli Stati non basta più, occorre passare a un costituzionalismo mondiale della stessa autorità ed estensione dei poteri e del denaro che dominano la Terra», avevano scritto i promotori nell’appello pubblicato a dicembre scorso. Tra loro, sono intervenuti ieri l’ex presidente della Corte costituzionale Valerio Onida, il filosofo del diritto Luigi Ferrajoli, il giornalista Raniero La Valle e l’antropologa Grazia Tuzi.
Domani alle 11, invece, presso la biblioteca Vallicelliana di Roma sarà inaugurata la scuola collegata al progetto, si chiamerà «Costituente Terra». Attraverso lezioni, corsi, seminari e attività formative diffuse in varie città e sui diversi canali del web, questa ha l’obiettivo di far crescere un nuovo pensiero che presupponga l’unità anche politica della famiglia umana e realizzi un costituzionalismo di livello mondiale. Non solo per affermare i diritti, ma anche per realizzarli fornendo adeguate garanzie.
Secondo gli organizzatori, l’espressione che meglio riassume il programma della scuola è: «Perché la storia continui, una risposta alla crisi ecologica e alla crisi umana che minaccia la vita stessa della Terra». Terra è la parola che ricorre più spesso tra le righe dei testi che promuovono questo innovativo esperimento. A essa è associata la coscienza dello stato di pericolo che grava su tutta l’esperienza umana nel mondo, ma anche l’idea che un riscatto sia ancora possibile e che un’inversione di rotta vada costruita direttamente nello spazio globale. Per questo i promotori vogliono tracciare delle coordinate attraverso una «bussola etica e politica» che indichi la rotta «per salvare il mondo e i suoi abitanti dalla distruzione».
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