Ci sono i bond comuni per la sicurezza e la destinazione degli extraprofitti degli asset russi congelati nel corposo pacchetto dei temi da discutere oggi al Consiglio europeo.

I capi di stato e di governo dei 27 paesi Ue si incontrano oggi all’Europa Building della capitale belga a partire dall’ora di pranzo per un vertice che nella sua fitta agenda comprende anche la situazione in Medio Oriente, i negoziati di allargamento dell’Unione verso Moldavia e Ucraina (e in fase meno avanzata anche quelli sulla Bosnia-Erzegovina) e il ripensamento della politica agricola dell’Unione dopo settimane di proteste del mondo rurale.

Il punto principale però riguarda i costi della chiamata alle armi a supporto dell’Ucraina in funzione anti-russa, e la possibilità di finanziarla attraverso strumenti di debito comune, ovvero eurobond per la difesa. Un’opzione che vede schierati in prima linea i governi di Roma e Parigi, molto meno quelli dei cosiddetti “frugali” (Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca) capitanati dalla Germania.

LA PROPOSTA della condivisione del debito per finanziare il riarmo è sia divisiva che delicata, perché tocca uno dei nervi scoperti dell’assetto finanziario comune dell’Ue. In una prima versione della bozza di conclusioni del Consiglio, che sta circolando in queste ore, era presente la dicitura “uso di strumenti innovativi”, alludendo appunto alla possibilità di eurobond in chiave militare.

Charles Michel
Il nostro compito principale è la rapida fornitura di aiuti militari all’Ucraina, l’approvvigionamento e la consegna accelerata di munizioni

Nella versione successiva si è preferito parlare più genericamente di “opzioni”, che lasciano la porta aperta a varie possibilità, senza indicarne con precisione nessuna. L’idea dei ‘defence bond’ piace molto, tra gli altri, all’Italia, che potrebbe addirittura rivendicarne la primogenitura se solo si pensa alla proposta di debito comune per gli armamenti e scorporo delle spese militari dal Patto di Stabilità lanciata dal ministro della difesa Guido Crosetto più di un anno fa.

AL SUMMIT di oggi, gli onori di casa li fa il presidente del Consiglio europeo Charles Michel. «Il nostro compito principale – scrive nella lettera di invito ai capi di Stato e di governo – è la rapida fornitura di aiuti militari all’Ucraina, l’approvvigionamento e la consegna accelerata di munizioni».

La lettera cita come esempio virtuoso una recente iniziativa della Repubblica Ceca, che sta provvedendo all’acquisto di circa 800mila proiettili di artiglieria da paesi non Ue per inviarli a Kiev. «Questo Consiglio europeo sarà l’occasione per rafforzare e accelerare tali sforzi», conclude Michel, che aveva già aperto la settimana con un editoriale pubblicato da diverse testate europee in cui sottolineava la necessità del riarmo europeo.

Sul tavolo dei capi di Stato e di governo ci sarà quindi principalmente la guerra in Ucraina. Tanto che si aprirà con un collegamento in videoconferenza con il presidente Volodymyr Zelensky, a cui i leader intendono mandare un messaggio di «urgenza, intensità e determinazione» nel sostegno militare. Altro tema in agenda per sostenere Kiev è quello sull’utilizzo degli extraprofitti degli asset russi congelati nelle banche Ue.

La proposta arriva dall’Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell e dovrebbe essere discussa dai leader europei, anche se i tempi per un via libera sembrano essere troppo stretti. Se sull’iniziativa sembra esserci consenso da parte delle capitali, si discuterà ancora sull’utilizzo degli eventuali tre miliardi l’anno in aiuti militari a Kiev da inserire nello European Peace Facility. Budapest però punta i piedi e lo scetticismo di alcuni altri governi preannuncia un dibattito acceso sul tema.

Bozza di documento finale
Preparazione militare-civile rafforzata, gestione delle crisi nel contesto del panorama delle minacce, azioni di preparazione e risposta

MA È ANCORA nella bozza delle conclusioni – che vedranno la luce solo alla fine del summit e solo dopo le opportune modifiche successive alla discussione tra i governi europei – a venire sottolineata la necessità di una «preparazione militare-civile rafforzata, nonché coordinata» come anche di una «gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce».

Quella che vengono definite anche «azioni per la preparazione e la risposta alle crisi…in vista della futura strategia di prontezza» sono una conferma che se anche il bellicismo aperto di Macron, che vorrebbe le truppe in Ucraina, e Michel, che lancia chiamate alle armi a ripetizione, stenta a concretizzarsi nei fatti, l’assetto europeo prevalente è ormai quello militare.