«Per quel che ci riguarda la responsabilità di quanto successo in Polonia è tutta russa»: la parte in commedia che Giorgia Meloni ha deciso di recitare è quella della più atlantista e antirussa di tutti e lo fa fino in fondo. Quelle della premier sono parole pensate e meditate, pronunciate apposta, nella conferenza stampa in cui tira le somme dell’escursione a Bali, per rinsaldare l’immagine che vuole diffondere: quella della più solida, determinata e bellicosa alleata su cui Washington possa contare tra i membri fondatori dell’Unione.

Infatti ribadisce e rincara: «C’erano tutti gli ingredienti per un fallimento e la questione più complessa era la reazione all’aggressione russa, invece il G20 è stato un successo. Non si poteva fingere di non vedere cosa sta accadendo in Ucraina. Si deve lavorare a una soluzione della crisi ma non si può prescindere dalla volontà degli aggrediti». Decide Zelensky.

Per la sola premier donna a Bali («Eravamo fanalino di coda, siamo avanguardia») la giornata di ieri è stata piena: carnet tanto fitto da dover declinare alcuni inviti, come il previsto faccia a faccia con il giapponese Kishida. Vede invece l’indiano Modi e soprattutto Xi Jinping. Incontro irrituale: perché si svolge dopo la conferenza stampa conclusiva e perché di solito Xi evita di incontrare neoeletti con i quali non c’è stato tempo di preparare il confronto diretto. Il bilaterale a un certo punto sembrava destinato a saltare. Invece si svolge, dura anche più di quello già lunghissimo con Biden e si conclude con sorrisoni da ambo le parti. Tanto che Xi, dopo aver esaltato le radici millenarie sia dell’Italia che della Cina, invita Giorgia a visitare la Cina: invito prontamente accolto.

Nella sostanza i due convengono sull’opportunità di intensificare gli scambi commerciali, in particolare con un aumento delle esportazioni italiane in Cina, di riprendere il dialogo a tutto campo, diritti umani inclusi, tra Ue e Cina e, va da sé, di prodigarsi per iniziative diplomatiche che mettano fine alla guerra in Ucraina, anche se poi Xi non firmerà il documento finale, come Modi, proprio perché contrario a parlare di «guerra». Sin qui le rose e sulle spine, la via della Seta bersagliata da Meloni in campagna elettorale e Taiwan, Giorgia e Xi semplicemente glissano.

Toni tanto concilianti cozzano con il monito degli Usa, che avevano sottolineato la necessità di affrontare «le sfide poste dalla Cina». Ma è difficile credere che una premier tanto impegnata ad accreditarsi di fronte a Washington abbia poi deliberatamente violato una consegna della Casa Bianca. Molto più probabilmente l’italiana si muove al coperto del tentativo di appeasement con la Cina inaugurato nei colloqui tra Biden e Xi, destinato a proseguire col viaggio in Cina del segretario di Stato Anthony Blinken. Non a caso include tra i successi di Bali l’aver contrastato «la narrazione Occidente contro resto del mondo».

Ma soprattutto quel che più conta per gli Usa oggi è l’Ucraina e su quel fronte Meloni è stata inappuntabile. Non c’è da stupirsi dunque se l’italiana annuncia che lei e Biden si sono «ripromessi di vedersi presto». Magari anche per affrontare un problema spinoso: il prezzo da usura del gas americano. Niente paura: «Abbiamo trovato un’amministrazione aperta a ragionare per calmierare i prezzi, atteso che i fornitori sono privati». Bizzarra, infine, la richiesta d’aiuto sul fronte libico, dunque sulle partenze degli immigrati, rivolta proprio agli Usa che in Libia sono in seria difficoltà, quasi tagliati fuori dai giochi.

Giorgia l’Americana torna da Bali con un successo all’attivo. Si dichiara soddisfatta perché «l’Italia è stata protagonista» e lo è davvero. La zona d’ombra è l’Europa: la battaglia navale delle settimane scorse resta un macigno e la premier appare infatti prudente: «Con Michel abbiamo ragionato su come organizzare riunioni per mettere sul tavolo varie soluzioni e cercare di collaborare». La difficoltà è palese e il problema resta serio. Certo più delle assurde polemiche sulla figlia portata dalla premier a Bali. Per una volta non si riesce a darle torto quando risponde a muso duro: «Ritenete che come debba crescere mia figlia sia materia che vi riguarda? Non lo è».