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Un po’ pace e un po’ affari sull’asse Pechino-Bruxelles

Un po’ pace e un po’ affari  sull’asse Pechino-BruxellesXi e Macron davanti al Palazzo dell’Assemblea Nazionale dei Rappresentanti del Popolo – Thibault Camus/Ap

Incontro Xi-Macron Partner, concorrente o rivale sistemico: il complicato triangolo tra Vecchio continente e neo-superpotenza

Pubblicato più di un anno faEdizione del 7 aprile 2023

Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen alla ricerca di “nuovi equilibri” con la Cina. Il presidente francese, al suo terzo viaggio in Cina, e la presidente della Commissione, hanno cercato di delineare una “terza via” – nel trittico partner commerciale, concorrente strategico e rivale sistemico – per evitare che la Ue sia presa in ostaggio nella guerra fredda Washington-Pechino, assicurando con maggiore forza del passato pre-Covid un’autonomia strategica e una difesa dei propri interessi economici. Un esercizio complicato, sul filo del rasoio, reso ancora più arduo a causa della guerra in Ucraina e della posizione ambigua della Cina, che né le richieste di Macron (non fornire armi alla Russia) né le velate minacce di von der Leyen (questo «nuocerebbe considerevolmente» alle relazioni con la Ue) hanno spinto a offrire concessioni concrete.

MACRON, consapevole del gioco cinese di privilegiare le relazioni bilaterali con i 27 per meglio dividere il fronte Ue, ha invitato Ursula von der Leyen ad unirsi al viaggio francese, programmato da tempo con un po’ di anticipo per la ricorrenza dei 60 anni della ripresa dei rapporti diplomatici tra Parigi e Pechino. Un modo simbolico di significare al presidente Xi Jinping che la Ue è unita. Pochi giorni prima del viaggio, von der Leyen aveva indurito i toni con Pechino, mentre nei numerosi viaggi di leader europei – Olaf Scholz alla fine dell’anno scorso, Pedro Sanchez qualche giorno prima di Macron, che sarà seguito a ruota dalla ministra degli esteri tedesca, Annalena Baerblock – sono state messe in mostra diverse sfumature che Xi è pronto a sfruttare.

LA CINA HA ORMAI un pil superiore a quello della Ue, il problema generale è lo squilibrio della bilancia commerciale tra i due blocchi, circa 200 miliardi di euro di deficit per la Ue (dal 2020 la Cina è il primo partner commerciale della Ue, ha soppiantato gli Usa e dal 2004 la Ue lo è per la Cina). C’è un record francese, 55 miliardi in rosso. Ma anche la Germania, di cui la Cina è diventata il primo partner commerciale ormai da sette anni, è in deficit. Ursula von der Leyen, nell’incontro con il primo ministro Li Qiang, ha insistito sulla necessità di arrivare a un «riequilibrio commerciale». Durante il Covid è esplosa la questione dell’eccessiva dipendenza europea dalle produzioni cinesi, anche di basso profilo, come le mascherine, ma lo squilibrio riguarda settori-chiave, come i semi-conduttori, le materie prime o le terre rare. Un accordo sugli investimenti Ue-Cina, concluso ala fine del 2020, in sospeso dal 2021, è ormai lettera morta: «Non ne abbiamo parlato», ha detto von der Leyen.

NEL MARZO SCORSO, il Consiglio e l’Europarlamento hanno approvato una protezione della Ue dalle coercizioni di paesi terzi (la Cina nel 2021 ha bloccato l’export della Lituania, colpevole di aver aperto a Vilnius un ufficio di rappresentanza di Taiwan). È in preparazione a Bruxelles la creazione di un ufficio di controllo degli investimenti in Cina, per evitare una «fuga di tecnologie di punta e sensibili»: per Pechino si tratta di una decisione presa sotto pressione Usa. Per gli imprenditori e gli esportatori europei la questione è rendere meno rischiose le attività in Cina.

MACRON HA PORTATO nel suo aereo una sessantina di imprenditori francesi. È stata conclusa una ventina di accordi: la vendita di 160 Airbus (150 A320 e 10 A350), il costruttore raddoppierà la produzione sul posto con l’apertura di una seconda linea di assemblaggio di aerei a Tianjin, nell’aeronautica contratti anche per Dassault, intese sull’energia con Edf, sul trasporto durevole e tecnologie per la transizione climatica, Suez per il dissalamento dell’acqua, ma anche business per L’Oréal, gli hotel Accor, la banca Bnp, un aumento di importazioni di carne porcina dalla Francia. E infine, è approfondita la cooperazione culturale e scientifica, oltre a scambi di studenti.

NELL’AEREO di Macron c’erano anche alcuni artisti cinesi, diventati francesi dopo essersi rifugiati in seguito al massacro di piazza Tienanmen. Un modo per aprire la questione dei diritti umani, affrontata con estrema prudenza dal presidente francese, che ha parlato di «esigenza rispettosa» ammettendo che «abbiamo differenze» di vedute. Nei fatti, la Francia ha accolto degli Uyghuri minacciati e la Ue lavora per la protezione di una ventina di dissidenti.

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