Un pellegrinaggio laico
Giorno della memoria L’esperienza del Treno della Memoria è nata a Torino quasi vent’anni fa. Nel percorso di formazione di quest’anno, prima della partenza, è stata affrontata l’attualità di Israele e Palestina
Giorno della memoria L’esperienza del Treno della Memoria è nata a Torino quasi vent’anni fa. Nel percorso di formazione di quest’anno, prima della partenza, è stata affrontata l’attualità di Israele e Palestina
La memoria è materia complessa, fragile e sensibile. Un tarlo che va interrogato e nutrito. Può – o forse deve – essere una staffetta tra generazioni e anche tra pari. E questo è uno degli aspetti che ha caratterizzato l’esperienza del Treno della Memoria, nata a Torino quasi vent’anni fa (li compirà quest’estate) e che in tutti questi anni ha accompagnato 70mila ragazzi e ragazze da tutta Italia a visitare i campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau.
Accanto a studenti e studentesse degli ultimi anni delle superiori, in un viaggio che non è una gita scolastica ma un percorso di conoscenza e di cittadinanza attiva, ci sono i loro predecessori. Molti di quelli che hanno fatto il viaggio restano, infatti, negli anni successivi coinvolti come educatrici ed educatori. Una staffetta, fisica e politica, della memoria. Per avvicinarsi alla partenza, gli educatori fanno lunghi percorsi di formazione: l’ultimo appuntamento è stato sabato scorso a Torino, al Centro interculturale di corso Taranto. Su loro richiesta, si è deciso di parlare di una delle questioni più calde degli ultimi mesi ma anche un elemento che – ribadiscono – è centrale per i loro viaggi: Gaza, la Palestina, la sua storia e quella di Israele.
NE HANNO DISCUSSO con Chiara Cruciati, vicedirettrice del manifesto. Seduti in cerchio, un centinaio di ragazze e ragazzi ai primi anni di università, hanno fatto domande, espresso riflessioni, chiedendo di ripercorrere la storia di quelle terre, del 1948, del futuro. Hanno chiesto cosa si respiri in Israele in questi mesi e quanti alzino la voce contro il massacro o decidano di non entrare nell’esercito. Cercando di sapere anche cosa l’offensiva brutale contro Gaza dica di noi, dell’Europa nata dalla seconda guerra mondiale. Hanno citato Sartre interrogandosi sul linguaggio da usare e sul ruolo dell’informazione. La questione palestinese, dicono i responsabili del progetto, è da tanti anni al centro delle loro discussioni, una presa di coscienza che ritengono parte integrante di un più ampio discorso politico che investe il Treno fin dalla sua fondazione.
Il Treno della Memoria è un’associazione che ha come soci tre organizzazioni territoriali: Terra del Fuoco Mediterranea in Puglia, Babel in Piemonte e Terra del Fuoco Trentino. Dopo lo stop forzato del Covid, l’iniziativa, che coniuga attività artistiche, testimonianze dirette della storia, incontri e laboratori, ha ripreso a pieno regime. L’edizione scorsa e quella di quest’anno (6mila presenze) sono in assoluto le più partecipate. Dieci partenze, tra gennaio e marzo, da Puglia, Piemonte, Trentino Alto Adige, Sicilia, Lombardia, Calabria, Campania, Umbria, Lazio, Liguria e Toscana. Un vero e proprio pellegrinaggio laico. «Il progetto – spiega Roberto Forte, presidente di Babel – si rivolge principalmente alle scuole superiori; da alcuni anni abbiamo una proposta dedicata per le medie e qualche classe vi ha già partecipato. Inoltre, ci sono piccoli gruppi organizzati di adulti che vi prendono parte, in particolare una delegazione organizzata dal comune di Nichelino, una dalla Fiom Piemonte che ha deciso di inserire l’esperienza del Treno nella formazione dei quadri sindacali, così come l’Unione montana pinerolese».
UNA STORIA CHE SI NUTRE di Storia e che nacque da una forte spinta istituzionale; all’epoca c’erano al governo locale Enzo Ghigo alla guida della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino sindaco di Torino e Antonio Saitta presidente della Provincia. L’impegno pubblico è, però, nel tempo scemato ed è un problema: «Le prime edizioni del Treno poi sostenute anche dalla giunta di Mercedes Bresso vedevano una quota a carico dei ragazzi delle scuole di 50 euro a testa. Il ruolo pubblico – sottolinea Forte – era molto forte. Oggi di fatto il Treno della Memoria ha come contribuzione pubblica qualche punto percentuale del suo bilancio, a seconda degli anni tra il 15 e il 5 %. Tutto il resto è coperto dalle quote di partecipazione al viaggio che con grande fatica continuiamo a mantenere più basse possibili per aumentare al massimo l’accessibilità».
Il viaggio prevede due opzioni: una più classica a Cracovia – città che ha conosciuto l’occupazione tedesca e dove la sua popolazione ebraica, più di 15mila persone, è stata quasi interamente sterminata dai nazisti – con visita del ghetto ebraico, della fabbrica di Schindler e dei vicini campi di Auschwitz e Birkenau e un secondo tour che a queste mete aggiunge Berlino con visita al campo di concentramento di Ravensbruck e al memoriale dedicato all’Armata Rossa.
AL LIVING MEMORY, il primo festival della memoria, in corso a Trento ci sono, invece, gli incontri con i sopravvissuti: Bogdan Bartnikowski, Halina Birenbaum, Oleg Mandic, Edith Bruck, Liliana Manfredi e Regina Sluszny. «Crediamo che la memoria della Shoah sia ancora oggi un argine contro i razzismi, le guerre, l’antisemitismo e la violazione dei diritti umani. Dopo il tragico ventennio nero si è saputo costruire un pensiero che si è poi concretizzato nella Dichiarazione dei Diritti Umani e nella nostra Carta Costituzionale. Da questa lezione abbiamo tanto da imparare e ancor di più da ’praticare’: gli avvenimenti di stringente attualità ce lo ricordano costantemente», afferma Paolo Paticchio, presidente dell’associazione omonima.
Il Treno ha prodotto una rete di collaborazioni come quella con il movimento lgbt+ e con il coordinamento Torino Pride è stata sviluppata una pubblicazione sull’omocausto. Quest’anno il progetto si è arricchito della collaborazione con Treccani, con un protocollo d’intesa sottoscritto con il direttore Massimo Bray alla presenza della senatrice Liliana Segre. Grazie a questo attraverso la piattaforma Edulia sono stati realizzati percorsi di formazione per i volontari e le volontarie del Treno e, poi, un ciclo di podcast che racconteranno storie di donne e uomini che hanno subito la violenza nazifascista.
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