Non è stata casuale la scelta di Israele di assassinare Taysir Al Jabari. Per l’importanza del personaggio e per l’impatto che la sua uccisione avrebbe avuto nel giorno in cui Ziad Abu Nakhleh, il segretario generale del Jihad islami, era a Teheran per incontrare il presidente iraniano Ebrahim Raisi. Secondo qualcuno lo scopo del cosiddetto attacco preventivo scattato ieri pomeriggio a sorpresa è stato proprio quello di inviare un messaggio molto netto all’Iran, storico alleato del Jihad islami, più che colpire la formazione armata palestinese.

Al-Jabari era una figura prestigiosa a Gaza, uno dei comandanti della “Saraya al-Quds”, l’ala militare del Jihad, anche se la sua fama non raggiungeva quella di Mohammed Deid, il capo delle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas, sfuggito più volte a tentativi di assassinio da parte dei servizi segreti israeliani e diventato una figura quasi leggendaria tra i palestinesi, non solo a Gaza. Al Jabari è stato colto di sorpresa in un appartamento della Palestine Tower, nel quartiere di Rimal a Gaza city.

Non si attendeva l’attacco compiuto probabilmente da un drone. Dopo l’assassinio, che ha dato il via a un nuovo conflitto tra Israele e formazioni palestinesi a Gaza, il Jihad ha diffuso un comunicato per ricordare Al Jabari e gli altri uomini che erano con lui durante l’attacco. Stando a ciò che si è appreso, il Jihad, dopo l’arresto del suo comandante militare, Bassam al Saadi, lunedì scorso a Jenin (Cisgiordania) – compiuto da Israele pare per ordine dello stesso premier Yair Lapid – aveva presentato, attraverso i mediatori egiziani, alcune richieste a Israele per rinunciare a rispondere all’azione israeliana. Le risposte, che comunque si prevedevano negative, sarebbero dovute arrivare domani. Israele ha deciso di attaccare prima, per sventare, ha detto il suo portavoce militare, attentati in preparazione a Gaza. Ma il suo vero obiettivo era l’incontro tra Raisi e Abu Nakhleh a Teheran.