Un diesel, con l’amore per il viaggio e la scoperta
Scherzando tra noi, dicevamo: «Angela è un diesel», lenta e meticolosa, accumulava e elaborava, ci pensava su e le soluzioni, o decisioni, arrivavano man mano, e qualche volta nemmeno te […]
Scherzando tra noi, dicevamo: «Angela è un diesel», lenta e meticolosa, accumulava e elaborava, ci pensava su e le soluzioni, o decisioni, arrivavano man mano, e qualche volta nemmeno te […]
Scherzando tra noi, dicevamo: «Angela è un diesel», lenta e meticolosa, accumulava e elaborava, ci pensava su e le soluzioni, o decisioni, arrivavano man mano, e qualche volta nemmeno te ne rendevi conto, qualcosa era cambiato e era un dato di fatto.
Invece ora Enzo, suo marito e compagno da quarant’anni circa, e nostro amico, fratello quasi, dice che se n’è andata «con leggerezza», dopo giorni di respiro affannoso e spezzato, nel letto d’ospedale e dopo anni di traversie tra farmaci e malattie, improvvisamente ha preso a respirare normalmente. Poi ha smesso.
Eppure lei era quella che quando si caricavano in macchina i bagagli per una piccola vacanza in Grecia aveva sempre una valigetta in più, cos’hai lì dentro?, erano ritagli di giornale. O anche quella che ci mise un pomeriggio intero a esplorare, negozietto per negozietto, il lungomare di Venice, Los Angeles, e veniva voglia di picchiarla, tanto lunga la faceva.
Ma era Angela, era così.
Se dovevi andare a cena o al cinema, la sera, partendo dal giornale, il manifesto, dove siamo stati insieme per oltre vent’anni, lei arrivava alla porta, sono pronta, eh, ho dimenticato, e tornava indietro, accidenti.
L’abbiamo conosciuta che faceva la correzione delle bozze del giornale ancora stampato a piombo, fine settanta.
Tutti facevamo piccoli mestieri, nessuno nasceva giornalista, eravamo dei ragazzi che avrebbero fatto la rivoluzione, o resistito dopo che la rivoluzione era finita, scrivendo.
E di lì a poco prese a lavorare per una pagina che si chiamava «economia internazionale», la vedevamo studiare, come sempre, collezionava e approfondiva, imparò l’inglese.
Poi gli esteri, finché il giornale non fece l’accordo con Le Monde diplomatique, l’edizione in italiano, ed era il 1994, ad Angela si attribuì il compito di occuparsene, le traduzioni, la tipografia, la diffusione, non era così facile.
E lei studiò il francese, dopo poco lo parlava benissimo, un bravo diesel con la erre parigina. Regolare, si poteva stare sicuri.
Perciò al giornale si cercò (ma noi che firmiamo queste righe nel frattempo avevamo preso a fare un giornale parallelo) di spingerla in consigli di amministrazione e ruoli di equilibrio, molto difficile in un posto squilibrato per sua natura, e molto rara, una persona come Angela. Che nel frattempo aveva consumato l’esperienza con Le Monde diplo e si era dedicata allo studio della rivoluzione (capitalista) che ha cambiato il mondo, quella cinese, pubblicò due libri (Potere e società in Cina e Talkin’ China) e cominciò anche a studiare il mandarino, senonché la prima aggressione della malattia le impedì di continuare con la sua nota regolarità e costanza a decifrare ideogrammi.
Non si può dire esattamente «Angela era una nostra amica e compagna», piuttosto era una presenza che si dava per intesa, lei e Enzo, per decenni abbiamo intrapreso viaggi anche molto lontano, o molto vicino, ovunque, e insieme quel che ciascuno di noi normalmente fa, i cinema e le cene e venite da noi e andiamo in campagna, e che ti succede, ognuno le sue crepe sull’asfalto della vita, sappiamo perfino esattamente in che occasione lui e lei concepirono Chiara, la loro figlia, una volta che andammo a Saturnia, le terme, e faceva così freddo.
Non è possibile fare elenchi di fatti, aneddoti, circostanze, tracce di vicinanza, era la normalità della nostra vita, così fitta che ora sembra quasi non possa mancarci, Angela, perché nonostante tutto lei è qui, capita così con le famiglie.
È qui con noi con il suo contagioso modo di ridere, è con noi a guardarci con i suoi grandi occhi sempre curiosi, indagatori e brillanti.
È con noi con il suo bisogno di confidenza e con la sua altrettanto forte necessità di riservatezza, un suo spazio separato e inviolabile.
Angela, vicina e lontana, l’amore per il viaggio e per la scoperta.
Compagna di (rare ma esilaranti) serate e bevute a Porto Alegre.
Angela, amica, sorella.
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