Politica

Un coro a più voci: «Arginare Matteo Renzi»

Un coro a più voci: «Arginare Matteo Renzi»Giuseppe Conte – Ansa

Centrosinistra Le parole di Goffredo Bettini, Giuseppe Conte e Romano Prodi

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 3 settembre 2024

Il giorno prima di dare il suo via libera alla candidatura di Andrea Orlando in Liguria, inaugurando così il cantiere del primo esperimento territoriale di coalizione della nuova stagione politica, Giuseppe Conte ha sentito il bisogno di aprire il fuoco di sbarramento su Matteo Renzi. Lo ha fatto al termine di un mese, quello di agosto, che il senatore di Rignano sull’Arno ha vissuto da protagonista. Dopo aver annunciato la sua volontà di rientrare nei ranghi del centrosinistra si è guadagnato un agosto sugli allori dei titoli dei grandi giornali in periodi solitamente orfani di eventi politici.

Ai più non è sfuggito che nel lanciare la sua presa di posizione, il leader del Movimento 5 Stelle ha giocato di sponda con un articolo di Goffredo Bettini pubblicato sabato scorso sul Fatto Quotidiano. Riproducendo lo schema retorico degli interventi sulla «fase» di scuola Pci, il testo Bettini parte dallo scenario internazionale per atterrare, sulla scorta dell’analisi del contesto generale, sulle questioni politiche locali e mandare un messaggio a Elly Schlein: Renzi torni pure nei ranghi, è il punto, ma non pensi di farlo con un ruolo centrale. Anche in questo caso il contesto ha una sua importanza: da tempi non sospetti l’ex europarlamentare sostiene che la coalizione che dovrà candidarsi contro Giorgia Meloni alle prossime elezioni politiche avrà bisogno di una «terza gamba» centrista, moderata e liberale. In verità, Bettini ha già fatto sapere chi, nei suoi progetti, dovrebbe essere il federatore dell’ala destra del centrosinistra: si tratta di Francesco Rutelli, che ormai trent’anni fu candidato proprio per intuizione del dirigente dell’allora Pds a sindaco di Roma. Venne eletto battendo l’ancora missino Gianfranco Fini. Non è un caso che nello scorso maggio Rutelli, seppure schivando ogni investitura politica, abbia partecipato proprio assieme a Conte, alla cerimoniosa presentazione romana dell’ultimo libro di Bettini.

I due, Conte e Bettini, si sentono spesso. Si confrontano e discutono da tempo. Ma da via Campo Marzio, quartier generale pentastellato, assicurano che l’uno-due contro Renzi (il primo per affossarlo, il secondo – almeno ufficialmente – solo per arginarlo) non è stato pianificato a tavolino. Semplicemente, l’avvocato si è trovato davanti il documento di Bettini e ne ha approfittato per mettere in chiaro alcune cose sui confini dell’alleanza.

Il giorno successivo, peraltro, Schlein si aggirava per le cucine e gli stand delle festa nazionale dell’Unità di Reggio Emilia e ha dovuto registrare un coro unanime di iscritti e volontari ai fornelli: «Questa volta risparmiateci Renzi». I maligni dicono che la segretaria sia rimasta sul vago per il fatto che Renzi è stato l’unico a riconoscerle esplicitamente il ruolo di leader della costruenda coalizione. Tuttavia, sempre in terra d’Emilia Romano Prodi ha usato una metafora evangelica per dire che va bene ritornare a Canossa, ma prima servono delle garanzie: «Nel Vangelo di San Luca si dice che in paradiso si fa più festa per un peccatore che si pente che per mille giusti – ha affermato – Ma prima occorre che il peccatore ammetta di esserlo. E poi che si penta». Che ne dice, il figliol prodigo? Non essendo vincolato a grandi disegni, Renzi è molto abile a muoversi negli spazi stretti. Sa benissimo che non verrà accolto col tappeto rosso dalle parti del Pd, ma sa anche che se il dibattito sull’opportunità del suo ingresso in coalizione diventa un tormentone la sua appannata immagine non può che trarne giovamento: sarebbe comunque un modo per restare al centro della scena politica. Sarebbe paradossale che Conte, Schlein e compagnia tenendolo in testa alle loro dichiarazioni quotidiane vogliano davvero fargli questo regalo.

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