Europa

Un colpo a Johnson, ma per il Labour è una vittoria a metà

Un colpo a Johnson, ma per il Labour è una vittoria a metàBoris Johnson mentre arriva al seggio elettorale a Londra; in basso Keir Starmer – Ap

Elezioni locali in Inghilterra I conservatori hanno perduto roccaforti storiche, ma se il partito di Starmer ha fatto registrare avanzamenti significativi a Londra, al di fuori della capitale la quota di voti sembra in realtà in calo rispetto al 2018

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 7 maggio 2022

Sicuramente, Atene ha di che piangere. Alle elezioni locali inglesi di ieri, i conservatori hanno perduto roccaforti storiche, soprattutto a Londra. Ma la Sparta laburista di Keir Starmer non ha granché da ridere nemmeno lei, con esangui guadagni fuori dalle aree metropolitane in cui era data per favorita e dalle quali ci si aspettava un travaso di voti da parte di elettori conservatori, scontenti delle plurime porcherie dell’attuale leadership Johnson. Se il partito ha fatto registrare avanzamenti significativi a Londra, al di fuori della capitale la quota di voti dei laburisti sembra in realtà in calo rispetto al 2018. Il che significherebbe che il suddetto Johnson può continuare a godersi la pacchiana carta da parati installata al numero 10.

Secondo il prof. John Curtice, decano dei sondaggisti consultati dalla Bbc, con poco meno della metà dei conteggi elettorali locali per l’Inghilterra completati, i Tory sono sulla buona strada per perdere circa 250 seggi nella totalità dei council. E se le importanti piazze di Wandsworth (a sud) e Barnet (a nord) sono trofei laburisti non da poco, più che mai significativa – e forse il vulnus elettorale più incisivo inferto agli avversari – è stata la conquista di Westminster, feudo conservatore da una sessantina d’anni. Ma il progresso del partito di Starmer nella capitale era in qualche modo previsto.

Bene ha fatto il Labour a Londra, dunque. Ma fuori della capitale i segnali sono scoraggianti: a parte l’importante cittadina costiera di Southampton, sulla costa inglese meridionale, la triste risacca destrorsa starmeriana non sembra nemmeno riuscita ad agganciare lo scontento – ormai diffuso – per il sudiciume morale targato “Boris.” La missione principale della leadership laburista, il recupero della fiducia dell’elettorato del Nord perduto grazie al confusionario posizionamento del partito su Brexit, ha fatto un’abbastanza sonora cilecca, con i conservatori che, pur con seggi ridotti, placidamente detengono la maggioranza nell’Inghilterra settentrionale: a Redditch, nel Worcestershire, e Dudley, nelle West-Midlands.

Responsabili del mezzo flop Labour sono in parte anche i Verdi, che hanno guadagnato terreno a Plymouth e Coventry e sono saliti di tre seggi sia a South Tyneside che a Wirral. La loro avanzata dimostra una crescente preoccupazione per il collasso ambientale e non vede Starmer – su questo fronte altrettanto drammaticamente carente – come la via da seguire. I primi conteggi li danno come favoriti anche nei collegi di South Tyneside, Cumberland, Oxford e Worcester.

Per cui, al momento di scrivere e benché i risultati definitivi siano attesi in tarda serata, il quadro finora sufficientemente deducibile è quello di una mezza vittoria laburista e di una mezza sconfitta conservatrice.

Entrambi insufficienti: la prima a sancire come strategicamente riuscita la brutale svolta a destra dell’avvocato moderato Starmer, uno che ha avviato una pulizia ideologica nel partito per disinfestarlo dal pericoloso patogeno socialista ereditato da Jeremy Corbyn. La seconda a liberare l’umanità, britannica e non, dalla trombonesca vuotezza delle gag johnsoniane, talmente fruste da risultare ormai avvilenti a molti dei suoi stessi sostenitori.

E per quanto Starmer abbia necessariamente dovuto cantare vittoria – questo è il segnale che siamo pronti a riprenderci il potere, ha detto – è chiaro che per “vincere” il rassicurante doppiopetto, l’asservimento alla Nato e la sbandierata complicità con il grande business non paiono sufficienti.

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