Le parole sono pietre e quelle usate da Matteo Salvini sono particolarmente contundenti. Per commentare la situazione di disorganizzazione ai seggi di Palermo ha infatti scelto un paragone che illumina, per così dire, la sua visione del mondo: «Neanche in Burundi con i Caschi blu accadono queste cose».

Ecco allora servita la sintesi della sua politica nei confronti sia di un Paese sovrano, stigmatizzato come esempio di incapacità democratica ed organizzativa, sia delle Nazioni Unite, tacciate di inettitudine. Non sappiamo come la rappresentanza diplomatica burundese abbia preso queste dichiarazioni, né se l’Onu possa al momento occuparsi del giudizio di Salvini; resta il fatto che la frase riassume molto bene quello che è il sentimento profondo di un ex Ministro degli interni nei confronti non solo di un singolo Paese, ma di un intero continente, non a caso quello dal quale migliaia di migranti provengono.

Significativo dello stesso spirito è la scelta di articolare il paragone negativo con l’aggiunta dei Caschi blu onusiani; anche qui una stoccata a quel residuo di multilateralismo che le destre sovraniste e xenofobe non possono tollerare. Forse questo non sarà ricordato come un duplice incidente diplomatico, ma di certo alcune sensibilità, come quelle di quanti hanno a cuore i valori di democrazia e rispetto della dignità dei popoli si augureranno, una volta di più, che a gestire il Viminale non ci vada più un Ministro che si esprime in questo modo.