Taranto, proposta degli azeri di Baku Steel ma prende fuoco il nastro trasportatore
La Cop29 sullo sfondo e una delegazione dell’acciaieria di stato in visita agli impianti: la Baku Steel Company è interessata all’acquisizione dell’intero stabilimento siderurgico di Taranto. L’arrivo degli emissari dell’azienda azera, segue la manifestazione di interesse e il ricevimento in pompa magna a Palazzo di Città della Vulcan Steel di Naaven Jindal.
Solo nei giorni scorsi, nella rada di Mar Grande, aveva fatto il suo ritorno la nave ammiraglia della flotta di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, la portarinfuse Gemma. La nave, che a pieno carico ha una capienza di circa 316mila tonnellate di minerale di ferro, non appena giunta in riva allo Jonio ha attraccato al quarto sporgente del porto di Taranto (quello destinato al siderurgico), e scaricato più di 300mila tonnellate di minerale di ferro Iron Ore.
Il ministro Urso, smanioso di dichiarare, prontamente ha registrato la sua soddisfazione con un tweet sulla piattaforma X: «L’attracco della nave Gemma nel porto di Taranto, e il successivo scarico di 300.000 tonnellate di materia prima, rappresentano un passo cruciale del piano di rilancio dell’ex Ilva. Grazie all’impegno di tutti gli attori coinvolti, a partire dai lavoratori dello stabilimento, il ripristino delle attività prosegue a ritmo serrato, rispettando pienamente tutte le tappe del cronoprogramma, sulla strada della decarbonizzazione».
Presto detto. Nello scorso weekend, prima che la delegazione azera mettesse piede in città, il nastro trasportatore dei parchi minerali dell’ex Ilva ha preso fuoco. Nello stesso momento le portarinfuse Mama Sara (battente bandiera panamense) e Gemma, scaricavano combustibili fossili nel porto di Taranto. L’aria era irrespirabile e una coltre di fumo ha immediatamente invaso la città. Mentre l’amministrazione comunale raccomandava di «tenere le finestre chiuse», solo il pronto intervento dei Vigili del Fuoco ha permesso di evitare la tragedia.
Inutile dire che l’incidente a ridosso dei nastri trasportatori, già più volte soggetti a incendi (lo scorso maggio si era verificato lo stesso incidente), non abbia mietuto vittime né feriti. Non è immediata la conta dei danni (e delle vittime), provocati dalle emissioni nocive a cui sono sottoposti i tarantini.
Ciò che emerge, ancora una volta, è una manutenzione degli impianti a dir poco scarsa. È in questo contesto che si attende, entro la fine del mese, come stabilito dal bando predisposto dai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, la presentazione delle offerte vincolanti per l’acquisto dei singoli asset o dell’intero stabilimento siderurgico.
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