La decisione dell’Iran di uscire allo scoperto sugli armamenti forniti alla Russia non ha affatto stemperato le polemiche. Sabato scorso, infatti, il ministro degli affari esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, in un’intervista con l’emittente statale in lingua araba Al-Alam aveva finalmente ammesso che il suo Paese ha venduto droni militari all’esercito russo. «Non abbiamo venduto nessun missile ai russi, ma abbiamo venduto alcuni droni mesi e mesi prima dello scoppio conflitto in Ucraina».

AMIR-ABDOLLAHIAN ha assicurato l’intervistatore che dopo il 24 febbraio nessun drone è stato più fornito a Mosca. Non solo, ha inviato l’Ucraina a fornire delle prove sull’eventuale impiego dei «droni kamikaze» iraniani nel conflitto in corso, perché in tal caso le autorità iraniane «aprirebbero un’inchiesta interna».
Ma non solo il presidente ucraino Zelensky ha messo in dubbio le affermazioni di Teheran, anche l’inviato speciale degli Stati uniti per l’Iran, Robert Malley, ha dichiarato che le spiegazioni fornite da Amir-Abdollahian sono essenzialmente falsità. «L’Iran ha fornito decine di droni da combattimento alla Russia durante l’estate» ha detto Malley, aggiungendo che il suo Paese ha le prove del coinvolgimento diretto di personale militare iraniano nelle zone dell’Ucraina occupate dai russi.

A proposito di informazioni di intelligence, secondo i servizi segreti inglesi, il comandante del distretto militare centrale russo, il colonnello generale Alexander Lapin, è stato sostituito dal maggiore generale Alexander Linkov. Si tratta dell’ennesimo repulisti al vertice dell’amministrazione militare del Cremlino dall’inizio della guerra, il che evidentemente dà adito alla narrazione anglo-americana della crisi in cui verserebbe il comando dell’esercito russo, sempre più obbligato a conseguire risultati da presentare al capo e alla stampa.

ANCHE IN OCCIDENTE, tuttavia, sono nate delle polemiche. In Germania si era giunti addirittura al punto in cui il presidente del gruppo parlamentare del partito Spd al parlamento tedesco, Rolf Mutzenich, aveva lamentato all’emittente pubblica tedesca Zdf di essere stato inserito in una lista di «terroristi». Ieri, tuttavia, il ministro degli Esteri di Kiev, Oleg Nikonenko, ha respinto le affermazioni di Mutzenich, dichiarando che «l’Ucraina non ha una lista di terroristi». Tuttavia, le affermazioni di Mutzenich hanno richiamato alla mente di molti il sito web Myrotvorets, un portale che dal 2014 scheda personaggi considerati «nemici» dell’Ucraina e ne pubblica informazioni personali e, laddove noto, domicilio. Erano presenti su questa lista, ad esempio, il fotoreporter Andrea Rocchelli ucciso da militari ucraini insieme all’attivista Andrey Mironov in Donbass nel 2014.