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Ultima Generazione a processo anche in Vaticano. In tre alla sbarra

Ultima Generazione a processo anche in Vaticano. In tre alla sbarraPresidio di solidarietà con gli attivisti – Ap

Clima Sono accusati di essersi incollati al basamento del Laocoonte: rischiano multe e carcere. Processo aggiornato

Pubblicato più di un anno faEdizione del 25 maggio 2023

Nemmeno alla Santa Inquisizione era toccato di occuparsi di cambiamento climatico. Devono farlo i giudici vaticani a cui è stato assegnato il caso dei tre attivisti di Ultima Generazione accusati di aver danneggiato il basamento in marmo del gruppo scultore di Laocoonte. Il 18 agosto 2022 ci si sono incollati sopra per chiedere di bloccare i sussidi pubblici a tutti i combustibili fossili.

Ieri si sono presentati alla prima udienza, dopo che è stato loro assegnato un avvocato d’ufficio. Avevano rifiutato di comparire in quelle precedenti perché Oltretevere esercitano solo una ventina di avvocati, una lista chiusa con costi molto alti. Inaccessibili per gli attivisti. Il processo è stato aggiornato al 12 giugno.

«Ci minacciano di una multa da 3mila euro in su a testa e di una pena che potrebbe arrivare a tre anni di carcere – dice Ester Goffi, 27 anni, imputata – Contro di noi si sta stringendo il cappio della repressione, le nuove proposte di legge del parlamento italiano vanno nella direzione di aumentare le sanzioni per le nostre azioni. Che sono non violente e hanno sempre conseguenze reversibili, a differenza del cambiamento climatico».

Nell’Eneide il personaggio di Laocoonte è quello che avvisa i troiani dicendo: «Temo i greci anche quando portano i doni». Cioè vede arrivare la catastrofe, ma nessuno lo ascolta: così le porte della città si aprono al Cavallo che ne segnerà la sorte. È la fine che vorrebbero evitare di fare gli ecoattivisti, che hanno scelto quel complesso scultoreo per il significato metaforico. «Rifarei tutto e sono pronta a compiere altre azioni», dice Goffi.

A portare solidarietà a Ultima Generazione c’erano ieri Amnesty, Mediterranea, Associazione diritti e frontiere, gli studenti di Cambiare rotta e della Sapienza. «In tutta Europa stanno aumentando le forme di disobbedienza civile contro il cambiamento climatico. Servono risposte politiche, non criminalizzazione o accuse. Come quella di essere ecovandali o ecoterroristi», ha detto Amnesty. Per Luca Casarini di Mediterranea: «Trattano chi dissente come un nemico interno invece di ascoltarne le ragioni».

Intanto a 550 chilometri a nord-est altri attivisti della stessa organizzazione hanno realizzato un’azione dimostrativa alla tappa del giro d’Italia tra Caorle e Valsugana. Si sono incatenati al guard rail ed esposto striscioni con la scritta: «Non paghiamo il fossile».

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