Ue, presidenza francese al via tra le polemiche
Destre scatenate per la decisione di illuminare i monumenti con la bandiera dell’Unione
Destre scatenate per la decisione di illuminare i monumenti con la bandiera dell’Unione
In modo inconsueto, un presidente francese ha aggiunto alla conclusione degli auguri di buon anno ai cittadini, alle ore 20 del 31 dicembre, la frase «viva la nostra Europa», seguita dal tradizionale «viva la Repubblica, viva la Francia». Emmanuel Macron ha aperto così il semestre di presidenza francese della Ue, iniziato il 1° gennaio. E subito è scoppiata la polemica, fomentata dall’estrema destra di Marine Le Pen e Eric Zemmour, a cui si è aggregata la destra dei Républicain e persino la sinistra di Jean-Luc Mélénchon, sulla sostituzione, per alcune ore, della bandiera francese con quella europea all’Arc de Triomphe (sulla tomba del milite ignoto), mentre la Tour Eiffel scintillava di luci blu e molti monumenti francesi saranno illuminati con i colori europei per tutta questa prima settimana di gennaio.
MACRON, che non è ancora ufficialmente candidato per le presidenziali di aprile, non nasconde di voler puntare sull’Europa per la campagna elettorale, utilizzando a fondo i vantaggi della presidenza. «Può essere un’occasione per il presidente francese, permettendo di riaffermare l’impegno europeo presso il suo elettorato – afferma Therry Chopin, professore di scienze politiche all’università cattolica di Lille – ma rappresenta anche un rischio», se gli avversari scelgono questo angolo di attacco. Difatti, è già polemica: a destra e a sinistra l’opposizione afferma che la Francia avrebbe dovuto spostare la presidenza al secondo semestre 2022, per evitare «l’interferenza con le scadenze elettorali» (come la Germania nel 2006, ma allora la decisione era stata presa nel 2002, non all’ultimo momento).
La Francia si è spaccata sull’Europa con il referendum sul Trattato costituzionale del 2005, dove vinse il “no”, e da allora la frattura non si è mai rimarginata. Per la sinistra, le conseguenze di quella lacerazione si fanno sentire fortemente ancora oggi: l’opposta posizione sulla costruzione europea è il principale ostacolo alla costruzione di un fronte comune. Il candidato della France Insoumise Jean-Luc Mélenchon, ma anche l’ex ministra Christiane Taubira, che deciderà a gennaio se confermare la candidatura, si erano schierati per il “no”, mentre la socialista Anne Hidalgo era per il “si”, come pro-europeo è il candidato Verde Yannick Jadot.
PER LA PRESIDENZA, Macron ha delineato «rilancio, potenza, appartenenza» come obiettivi, promettendo di lavorare per «passare da un’Europa di cooperazione all’interno delle frontiere a un’Europa potenza nel mondo, pienamente sovrana, libera delle sue scelte e padrona del proprio destino». Vasto programma, dove non sarà facile trascinare tutti i 27 partner. Per Parigi, il futuro dovrebbe costruire la sovranità strategica europea, fare passi avanti nella difesa europea. Gli altri programmi della presidenza francese, che nei fatti durerà tre mesi, a causa delle elezioni di aprile e della minaccia di nuove restrizioni per l’impennata di Covid, riguardano: gettare almeno le basi per un salario minimo in tutta Europa (non lo stesso, evidentemente, viste le grandi differenze di reddito, ma con un eguale meccanismo rispetto al salario medio nazionale); arrivare a una regolazione dei giganti del digitale; e fare passi avanti verso una carbon tax alle frontiere Ue (per colpire prodotti importati che non rispettano le regole europee sul clima). Inoltre, c’è in agenda la riforma di Shengen e un vertice Ue-Africa (17-18 febbraio a Bruxelles) per ridefinire i rapporti sia economici che migratori tra i due continenti. Altro grande momento della presidenza francese è il vertice del 10-11 marzo, in Francia, per ridefinire il modello di crescita della Ue (con un intervento comune sul Financial Times, Mario Draghi e Emmanuel Macron hanno proposto una riforma delle regole di Maastricht, ora sospese per il Covid e superate di fatto con il piano di rilancio di 750 miliardi e l’indebitamento solidale).
DALLA GERMANIA è arrivato un sostegno. Il cancelliere Olaf Scholz ha parlato di «Europa più sovrana e più forte» e la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock ha assicurato: «I nostri amici francesi possono contare sul nostro appoggio». Negli auguri alla presidenza francese, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha scritto: «Insieme opereremo per un’Europa più digitale, ecologica e sociale, con una voce che conti di più nel mondo».
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