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Ue-Balcani occidentali, prove di allargamento

Ue-Balcani occidentali, prove di allargamentoTirana I capi di governo Ue intorno a Edi Rama, Primo Ministro dell'Albania ap

Ursula von der Leyen: «Riavvicinare i Balcani il più rapidamente possibile» all’Europa

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 7 dicembre 2022

Ci sono stati gesti simbolici al vertice Ue-Balcani, che si è tenuto ieri a Tirana, in Albania. I 27 si sono incontrati con i 6 dei Balcani occidentali per la prima volta in una capitale non Ue. E’ stato preso l’impegno di abolire i costi del roaming per i cellulari, un gesto che socchiude un po’ la porta della Ue, in vista di un prossimo – anche se lontano – allargamento. Inoltre, c’è stata una discussione sui costi di un’eccessiva fuga dei cervelli da questi paesi verso la Ue. Josep Borrell, Mr.Pesc, appena arrivato a Tirana ha affermato che sono aperte «serie discussioni» tra Serbia e Kosovo, con il contributo della Ue (che aveva già patrocinato un dialogo nel 2013, poi bloccato). La «battaglia delle targhe» dei serbi del Kosovo ha trovato una via d’uscita il mese scorso e il primo ministro serbo, Alexandar Vucic, che aveva minacciato di non recarsi al vertice di Tirana ha ritirato il boicottaggio. A Pristina è stata promessa l’abolizione dei visti per la Ue nel 2024.

CON LA GUERRA in Ucraina, la Ue riscopre l’importanza dei Balcani occidentali, zona di influenza tradizionale russa e da anni preda della conquista economica cinese, con il programma «Belt and Road» ha avviato 136 progetti regionali (anche disastrosi per i paesi coinvolti, come l’autostrada mai finita in Montenegro, che però deve ripagare il prestito). Ma la Ue avanza con i piedi di piombo su questo terreno scivoloso, anche se la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha affermato che l’obiettivo è «riavvicinare i Balcani il più rapidamente possibile» alla Ue e per il cancelliere Olaf Scholz, «la Ue non è completa senza i Balcani». Emmanuel Macron, molto più reticente, mesi fa ha proposto la creazione della Comunità politica europea, una struttura di collaborazione che non implica necessariamente l’adesione, o che almeno la precede: l’Ucraina, che con la Moldavia è ormai da giugno ufficialmente candidata alla Ue, guarda questa struttura con sospetto, così come i 6 paesi dei Balcani che per di più si sono sentiti scavalcati da Kyiv e Chisnau nel percorso di adesione.

LA PRIMA RIUNIONE della Cpe è stata a Praga a ottobre. Ma i paesi dei Balcani occidentali aspettano altro: sono ormai tutti in fila per diventare membri della Ue. Il più vecchio candidato è la Serbia, una storia lunga ormai dieci anni, frenata non solo dai problemi comuni nella zona di rispetto dello stato di diritto, corruzione, libertà della stampa e indipendenza della giustizia, ma anche dall’acquisto di armi russe (Mig-29) e dal rifiuto di Belgrado di applicare le sanzioni Ue contro Mosca (anche se la Serbia all’Onu ha votato contro la Russia sul referendum nel Dombass), scelta condizionata dal fatto che la Nis serba (idrocarburi) è controllata da Gasprom russa (mentre i cinesi hanno messo le mani sull’acciaio serbo e sono nella costruzione della linea ferroviaria Belgrado-Budapest). Rispetto alle tensioni con il Kosovo, c’è sul tavolo la proposta franco-tedesca di accettazione dell’indipendenza (proclamata da Pristina nel 2008) senza riconoscimento reciproco. Del resto, 5 paesi Ue non riconoscono il Kosovo (Spagna, Slovacchia, Cipro, Romania, Grecia). Al Consiglio europeo del prossimo dicembre, la Ue dovrebbe accettare la candidatura della Bosnia. Sono aperti i negoziati di accesso per Albania e Macedonia del Nord.

La presidente kosovara, Vjosa Osmani, ha affermato che entro fine anno Pristina proporrà la candidatura di adesione alle Ue, «appoggiata dagli Usa» (e, con poca diplomazia, ha accusato la Grecia – paese che non riconosce il Kosovo – di aver «imbrogliato» per entrare nell’allora Comunità europea, mentre assicura che mai Pristina farà la stessa cosa). I Balcani occidentali sono stati invitati a partecipare agli acquisti congiunti di gas, per far fronte all’impennata dei prezzi. La Ue finanzia i Balcani: dal 2020 sono stati versati da Bruxelles 9 miliardi di sovvenzioni ai 6 paesi dei Balcani. La Ue accusa i Balcani di essere la porta di entrata di migranti, che arrivano in questi paesi grazie ad accordi sui visti con paesi asiatici e poi cercano di entrare nella Ue.

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