Il sabotaggio di Nord Stream sarebbe stato coordinato da un colonnello dell’esercito ucraino, Roman Chervinsky: lo rivela un’indagine congiunta di Washington Post e Der Spiegel, che cita diverse persone informate dei fatti protette dall’anonimato. Non solo: Chernivsky, riporta la testata Usa, non ha agito da solo e non è l’ideatore del piano che, il 26 settembre del 2022, ha causato le tre esplosioni che hanno compromesso tre dei quattro gasdotti fra la Russia e l’Europa. Avrebbe infatti preso ordini da suoi superiori nell’esercito di Kiev che riferivano in ultima istanza all’allora comandante in capo delle forze armate Valeri Zaluzhny, di recente licenziato dal presidente Volodymyr Zelensky.

E proprio Zelensky, secondo le informazioni raccolte, sarebbe stato tenuto all’oscuro dell’operazione segreta culminata nel sabotaggio di infrastrutture civili. Informazione emersa dai file segreti della Cia fatti trapelare lo scorso aprile sui social network da Jack Teixeira, membro 22enne della Guardia nazionale del Massachusetts.

«Le speculazioni sul mio coinvolgimento nell’attacco a Nord Stream vengono diffuse dalla propaganda russa, senza alcun fondamento» ha dichiarato Chernivsky ai due quotidiani. L’uomo si trova attualmente in un carcere di Kiev, accusato di abuso di potere nel tentativo di «convincere» un militare dell’aviazione russa a disertare in favore dell’Ucraina, oltre ad essere coinvolto in altre operazioni segrete ucraine. Intervistato dal Wp dopo il sabotaggio di Nord Stream, Zaluzhny aveva detto di aver ricevuto una chiamata dall’allora Capo dello Stato maggiore congiunto Usa Mark Milley, che gli aveva chiesto se l’Ucraina fosse coinvolta nell’attacco. «Ho risposto: no».