Mano pesante contro il leader del Movimento pacifista ucraino, Yurii Sheliazhenko. Dopo il blitz condotto dai Servizi speciali ucraini che sono entrati a casa di Yurii sfondando la porta per una meticolosa perquisizione, ora il procuratore ha chiesto per lui gli arresti domiciliari ed il sequestro del computer, del telefono e dei documenti prelevati.

A seguito della convocazione e dell’interrogatorio, il giudice del Tribunale di Kiev si è riservato di prendere una decisione che comunicherà in una nuova udienza di convalida. L’accusa di «giustificare la guerra di aggressione russa» si basa su alcuni documenti resi pubblici dallo stesso Sheliazhenko, che li aveva mandati direttamente anche all’ufficio del presidente Zelensky, nei quali il Movimento pacifista ucraino prende posizione contro la mobilitazione obbligatoria e a favore dell’obiezione di coscienza. Come è evidente dalla lettura di tutti i testi, interviste e prese di posizione pubbliche di Yurii, non c’è mai nemmeno una parola a favore dell’invasione russa.

IL DOCUMENTO INCRIMINATO è l’Agenda di pace per l’Ucraina e per il mondo, che lo stesso Yurii lesse il 2 ottobre delle scorso anno sotto la statua di Gandhi, nel giardino botanico di Kiev, alla presenza di una delegazione italiana della carovana Stop The War Now, condotta dal Movimento nonviolento, Pax Christi e Un ponte per: «Noi condividiamo la posizione dell’Assemblea generale delle Nazioni unite che condanna l’aggressione russa, chiede un’immediata risoluzione pacifica del conflitto tra Russia e Ucraina e sottolinea che le parti in conflitto devono rispettare i diritti umani e il diritto umanitario internazionale».

A favore di Yurii si sta muovendo una vasta rete internazionale di solidarietà coordinata dalla Object War Campaign delle Ong pacifiste, e in Italia si regista anche la presa di posizione di Giovanni Ricchiuti, vescovo e presidente di Pax Christi: «Solidarizzo con Yurii Sheliazhenko; la pace non è un crimine e non può essere processata».

La Campagna italiana di obiezione alla guerra, promossa dal Movimento nonviolento, ha rafforzato i legami con il Movimento pacifista ucraino fin dal primo giorno della guerra, sostenendo finanziariamente le necessità organizzative e di comunicazione, e – proprio su richiesta di Yurii – soprattuto le spese legali per la difesa degli obiettori di coscienza. Ora Yurii Sheliazhenko, difensore dei diritti umani, deve difendere se stesso da un’accusa falsa e tutta ideologica, che contrasta evidentemente con la lettera della Costituzione ucraina «che prevede diritti e libertà dell’uomo all’articolo 3, lo Stato di diritto all’articolo 8, il divieto di basi militari straniere all’articolo 17, una politica estera pacifica all’articolo 18, l’uguaglianza a prescindere dalle convinzioni personali all’articolo 24, il diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare all’articolo 35 e il divieto dell’incitamento alla guerra e all’ostilità all’articolo 37» afferma Yurii. Sono principi universali che valgono per tutti, o in tempo di guerra non valgono solo per i pacifisti?

L’incriminazione del volto noto del pacifismo ucraino sarebbe l’ennesimo colpo all’immagine di paese europeo che il governo di Kiev vuole accreditare all’estero. Se ci sarà rinvio a giudizio bisognerà pretendere un processo giusto, e c’è la disponibilità dell’avvocato Nicola Canestrini a garantire un osservatorio per il rispetto dei diritti dell’imputato; la Campagna di Obiezione alla guerra si assumerà le spese legali.