La fine della guerra non si vede ancora all’orizzonte, il primo summit europeo tenuto in un paese in guerra si è aperto ieri appena dopo un allarme aereo a Kyiv, ma è ormai tempo per cominciare a costruire il futuro: è il messaggio ripetuto dal presidente Volodymyr Zelensky alle alte autorità della Ue.

Il presidente del Consiglio, Charles Michel, ha raggiunto ieri la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen e il capo della diplomazia, Josep Borrell, accompagnati alla vigilia da una quindicina di commissari europei. “L’Ucraina non perderà un solo giorno per avanzare verso l’adesione – ha affermato Zelensky – il nostro obiettivo è assolutamente chiaro: aprire i negoziati di adesione alle Ue”.
ZELENSKY INSISTE per aprire i negoziati entro quest’anno (in primavera ci sarà un primo esame da parte della Ue delle riforme realizzate in Ucraina). La Ue non ha risposto sulla data di apertura dei negoziati, pur avendo in via eccezionale il 24 giugno scorso attribuito all’Ucraina lo statuto di candidato solo 4 mesi dopo la presentazione della richiesta (avvenuta subito dopo l’invasione russa), mentre tutti gli altri aspiranti hanno dovuto aspettare anche anni. “L’Ucraina è la Ue, la Ue è l’Ucraina” ha affermato Michel, facendo eco alle dichiarazioni di von der Leyen alla vigilia, “l’avvenire della Ue si scrive qui in Ucraina”.

Michel avrà l’ultima parola in quanto presidente del Consiglio (a decidere sono gli stati membri). In forte rivalità con von der Leyen e profondamente irritato per il pressing della presidente della Commissione a favore di un maggiore impegno a favore dell’adesione dell’Ucraina, ha precisato che il Consiglio sosterrà l’Ucraina “per ogni passo” verso l’adesione, “non ci sono debolezze nella nostra determinazione”, “non siamo intimiditi dal Cremlino”. Secondo un sondaggio Eupinions, i due terzi degli europei sono favorevoli all’Ucraina nella Ue, per Ipsos lo sono il 61% dei francesi e il 59% dei tedeschi. Il Parlamento europeo si è pronunciato a favore di una road map per l’apertura dei negoziati di adesione. Sullo sfondo, un’emulazione Ue-Usa per piazzarsi nella corsa al business della ricostruzione.

Un po’ di imbarazzo per Zelensky che ha parlato di “difficoltà di venire a Bruxelles” dove è stato invitato per il Consiglio del 9-10 febbraio – mentre a Washington c’è andato, il 21 dicembre. E Bruxelles si considera in sostanziale parità con Washington, se si contano i miliardi (circa 60) di aiuti europei, anche militari, e l’accoglienza dei profughi (4,5-5 milioni).
MA SIA CONSIGLIO che Commissione condizionano l’apertura dei negoziati di adesione ai passi avanti nelle 7 “raccomandazioni” di riforma richieste a Kyiv, dalla lotta alla corruzione, all’indipendenza della giustizia, la libertà dei media, i diritti delle minoranze. Dopo von der Leyen il giorno prima, ieri anche Michel si è congratulato con “la volontà politica molto forte per fare le riforme necessarie. In qualche mese dopo la concessione dello statuto di candidato a giugno sono già stati fatti passi avanti importanti per rafforzare lo stato di diritto, la lotta alla corruzione, la riforma giudiziaria”, anche se, ha aggiunto, “c’è ancora della strada da fare evidentemente”.

IERI BRUXELLES ha pubblicato un rapporto sul rispetto delle “raccomandazioni” in vista dell’apertura dei negoziati di adesione per Ucraina, Moldavia e Georgia. La Ue è imbarazzata dalla volontà di Kyiv di saltare la fila: c’è una coda per entrare, con i paesi dei Balcani occidentali già a lungo in lista d’attesa. La Commissione propone un’integrazione progressiva al mercato unico, come alternativa a un’adesione rapida.

Ma già adesso, in seguito ai “corridoi di solidarietà” che hanno permesso il commercio e all’abolizione dei dazi per l’export di prodotti ucraini nelle Ue, Polonia, Bulgaria, Repubblica ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia hanno chiesto alla Commissione una “risposta urgente” sulle conseguenze che subiscono dalle esportazioni agricole ucraine liberalizzate. Cosa succederà quando si dovrà spartire con Kyiv i finanziamenti della Pac (politica agricola, 386 miliardi)? La Francia è oggi il primo beneficiario e i paesi dell’Europa occidentale restano i più prudenti a un’adesione a tappe forzate. E all’est, che preme per aumentare le forniture di armi, c’è schizofrenia.
IERI È STATA APPROVATA l’apertura nella sede di Eurojust all’Aja di un centro per coordinare le inchieste sui “crimini di aggressione” della Russia, considerata una tappa intermedia verso la creazione di un tribunale speciale. Il gruppo di inquirenti è composto dai tre Baltici, Polonia, Slovacchia e Romania.