È divertente «che un miliardario stia seriamente cercando di vendere alla gente l’idea che la “libertà di parola” sia in realtà un abbonamento da otto dollari al mese». Con il suo tweet che ha attirato le ire di Elon Musk («Apprezzo il feedback, fanno otto dollari»), la deputata dem Alexandria Ocasio-Cortez è entrata in una delle tante polemiche che hanno travolto Twitter sin dall’annuncio dell’offerta di Musk per comprare la piattaforma. Gli otto dollari al mese sono quelli che l’uomo più ricco del mondo vorrebbe far pagare agli utenti per un servizio che il social offre gratuitamente quasi dai suoi albori: la spunta blu vicino al nome del profilo che garantisce che si tratta di un account verificato.

Ormai uno status symbol prima ancora che uno strumento di verifica, la spunta blu ha debuttato nel 2009 dopo che alcuni personaggi pubblici si erano ritrovati dei profili falsi a loro nome – come il campione di basket Shaquille O’Neal – e uno di loro si era perfino rivolto a una corte per avere giustizia: l’allora manager della squadra di baseball St. Louis Cardinals Tony La Russa, infuriato dai tweet offensivi pubblicati sul suo falso profilo.

FAR PAGARE per accedere al servizio è una delle tante pensate di Musk per aumentare i profitti del social in perdita – al punto che il prezzo a cui lo ha acquistato (44 miliardi) è stato stimato di molto superiore al suo effettivo valore di mercato. Ma l’uomo più ricco del mondo ha cercato di spacciare l’idea come un gesto democratico – «power to the people!» – che avrebbe consentito a chiunque per una cifra “modica” di avere l’ambito bollino blu, per il quale oggi invece servono requisiti specifici tra i quali la notability: lo status di figura pubblica (non solo celebrità ma giornalisti, istituzioni, aziende…).

Inizialmente nei piani di Musk questo onore, insieme ai servizi aggiuntivi di Twitter Blue, sarebbe dovuto costare ben 20 dollari. «20 dollari al mese per mantenere la mia spunta blu? Si fottano, sono loro che dovrebbero pagare me» era stata la risposta (su Twitter, ovviamente) di Stephen King. Con lui Musk era stato molto più educato che con Ocasio-Cortez, proponendo un compromesso di 8 dollari «per pagare le bollette». Contro la deputata si era invece accanito pubblicando anche il prezzo (58 dollari) di una maglietta in vendita sul suo sito. Una scelta poco avveduta: «I miei lavoratori sono sindacalizzati, hanno una paga decente, assicurazione sanitaria, e non sono soggetti a discriminazioni razziste», gli ha scritto lei.

Ma la risposta all’idea di libertà di parola per abbonamento è arrivata anche dal basso. Il 2 novembre, il primo trending topic su Twitter negli Usa era #ratverified (verificato dal ratto). Decine di migliaia di utenti hanno aderito all’idea del cartoonist Alex Cohen, rispondendo all’assurdo con l’assurdo. Perché pagare una spunta blu quando si può apporre l’emoji di un topo al proprio nome?