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Telegram stravolge le sue regole sulla privacy

San Pietroburgo, primo maggio 2018: una protesta contro la chiusura temporanea di Telegram. Nell’icona, il fondatore Pavel DurovSan Pietroburgo, primo maggio 2018: una protesta contro la chiusura temporanea di Telegram. Nell’icona, il fondatore Pavel Durov – Dmitri Lovetsky /Ap

Social network Durov annuncia la stretta direttamente dalla sua pagina ufficiale nella piattaforma: «i dati degli utenti potranno essere divulgati alle autorità»

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 25 settembre 2024

Da oggi Telegram non sarà più sicuro per chi usa l’app di messaggistica «per vendere beni illegali». Lo ha scritto sulla propria pagina del social network, lo stesso fondatore Pavel Durov. «Gli indirizzi IP e i numeri di telefono di coloro che violano le nostre regole possono essere divulgati alle autorità competenti in risposta a richieste legali valide», ha dichiarato il giovane magnate franco-russo.

È UN CAMBIAMENTO enorme per Telegram, che fino a oggi era considerata la più grande app di messaggistica che riusciva a tutelare la privacy dei propri utenti. Infatti, era tenuta a divulgarne i dati solo nel caso in cui l’utente in questione fosse accusato ufficialmente di terrorismo. Adesso la svolta: «per scoraggiare ulteriormente i criminali dall’abusare della ricerca di Telegram, abbiamo aggiornato i nostri termini di servizio e la nostra informativa sulla privacy».

Lo scossone avviene in seguito all’arresto dell’ideatore Durov, eseguito in Francia all’aeroporto di Le Bourget non appena sbarcato, lo scorso 24 agosto. L’accusa per lui (di passaporto anche francese dopo la concessione della cittadinanza da parte di Macron nel 2021, oltre che russo ed emiratino) era proprio quella di permettere attività illegali attraverso l’app. Arrivò il fermo in aeroporto, il trattenimento in carcere, fino al rilascio a seguito del pagamento della cauzione fissata a 5 milioni di euro. Poi l’obbligo a non lasciare il Paese e quello di presentarsi alle autorità due volte a settimana. I capi d’imputazione a suo carico sono 12, e dovrà comunque andare a processo.

Nell’attesa, è arrivata ieri la notizia di questo cambio di regole, forse in accordo proprio con le autorità parigine. «Nelle ultime settimane, un team dedicato di moderatori, ha reso la ricerca su Telegram molto più sicura. Tutti i contenuti problematici identificati nella ricerca non sono più accessibili», assicura Durov, che invita gli utenti a segnalare eventuali pagine illegali residue, nel caso se ne imbattessero durante le ricerche, tramite un canale presente nell’app creato appositamente.

L’EPOPEA del miliardario trentanovenne, rappresentato negli anni come custode della privacy nelle comunicazioni tra privati cittadini, sembra dunque arrivata a un punto di svolta. La narrazione di un nuovo Robin Hood dei dati nacque dopo che, nel 2014, fu costretto a lasciare la Russia perché si era rifiutato di consegnare a un’agenzia di intelligence del Cremlino i dati ucraini di VK, il social network più usato in Russia, che lui stesso aveva fondato nel 2006.

Ora il cambio di rotta: «queste misure dovrebbero scoraggiare i criminali. La ricerca di Telegram è pensata per trovare amici e scoprire notizie, non per promuovere beni illegali. Non permetteremo che i malintenzionati mettano a repentaglio l’integrità della nostra piattaforma da quasi un miliardo di utenti». Saranno proprio loro adesso a determinare il futuro del colosso di messaggistica, scegliendo se confermare o meno la fiducia riposta per più di dieci anni.

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