Sono donne e uomini, studenti, sindacalisti, scouts, attivisti sociali, cooperanti delle Ong, ragazze e ragazzi in servizio civile, religiosi e religiose, pensionate/i, migranti, operatori di pace che hanno a cuore un’unica cosa: che la guerra in Ucraina – le guerre in tutte il mondo – finisca al più presto. Senza altra sofferenza per la popolazione ucraina, senza ulteriori persecuzioni contro gli obiettori di coscienza e i pacifisti russi.

La manifestazione di oggi è stata convocata da “Europe for Peace”, una coalizione di oltre 600 organizzazioni della società civile italiana, impegnate con iniziative, mobilitazioni, proposte per la pace in Ucraina, contro la guerra, il riarmo, il pericolo nucleare. L’elenco delle adesioni si trova su www.retepacedisarmo.org e quello delle iniziative e della mobilitazione di queste settimane su www.sbilanciamoci.org

Oggi manifestiamo per dire che la logica della pace prevalga sulla logica della guerra, che lo spirito di riconciliazione abbia la meglio sullo spirito di vendetta, che la ragione della nonviolenza la vinca sulla follia bellicista. Per questo le armi devono tacere. Per questo l’unica strada è quella della diplomazia delle Nazioni unite per l’immediato cessate il fuoco ed il negoziato, fondato sul rispetto del diritto internazionale e della sicurezza condivisa, tra tutte le parti in causa e – in prospettiva – la convocazione di una conferenza internazionale di pace.

È una guerra che può durare ancora molti mesi. È una guerra esposta al drammatico rischio del ricorso alle armi nucleari. È una guerra che non può essere «vinta». È una guerra che può produrre una escalation incontrollabile e che abbiamo il dovere di fermare. E abbiamo il dovere di chiederlo alle nostre istituzioni -al nostro governo, al nostro parlamento- perché facciano tutto quello che è in loro potere per mettere in campo una politica di pace, senza alimentare una logica di guerra.

La guerra non è mai giusta, solo la pace lo è. A pagare il prezzo delle guerre sono sempre le popolazioni civili e la prima di vittima di ogni guerra è la ragione e con essa il dialogo, la possibilità di trovare altre soluzioni nonviolente al conflitto. Sappiamo da che parte stare e lo sanno tutti quelli che oggi hanno scelto di essere in piazza a Roma: dalla parte della popolazione ucraina e degli aggrediti, dalla parte degli obiettori di coscienza e pacifisti russi che si oppongono all’aggressore, dalla parte delle vittime di tutte le guerre. E siamo dalla parte delle Nazioni Unite e di chiunque – come dice l’incipit del primo articolo della carta dell’Onu – consideri la guerra come un «flagello dell’umanità». La guerra è inaccettabile, un crimine internazionale e ha fallito ovunque, dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Libia alla Siria.

La sicurezza del pianeta non può essere garantita dalle alleanze o potenze militari contrapposte, da un nuovo equilibrio del terrore, da cui pensavamo di esserci liberati per sempre. Solo una sicurezza condivisa – fondata sul ruolo riconosciuto e legittimato delle Nazioni Unite – può dare una prospettiva di stabilità e di pace al pianeta. Bisogna investire nella pace e non nella guerra, nella diplomazia e nella cooperazione e non sulla contrapposizione militare, sul disarmo e non sul riarmo.

Quelli che con noi oggi marciano a Roma pensano che la politica deve fare i conti con la pace e con la richiesta di pace che viene da gran parte della società che sta pagando anche il prezzo delle conseguenze economiche e sociali (e per l’emergenza energetica) che la guerra in Ucraina sta provocando nel mondo: a partire dalle popolazioni dei paesi poveri che a causa dell’interruzione degli approvvigionamenti di grano stanno cadendo di nuovo in una drammatica condizione di insicurezza alimentare.

La politica deve ascoltare il messaggio della piazza di oggi, deve dialogare con le forze della pace, ascoltando le ragioni di chi rifiuta la guerra come un’opzione di risoluzione dei conflitti e le armi come lo strumento di pace. La guerra e le armi producono solamente distruzione, violenza, perdita delle libertà e dei diritti, odio, vendette e nuove guerre. L’umanità ed il pianeta debbono liberarsi dalle guerre e dalle armi nucleari.

La sfida per tutti noi – e per la politica e le istituzioni, nazionali ed internazionali non deve essere più quella di vincere una guerra, ma di vincere la pace. Solo questa strada è realistica, solo questa strada può essere costruita e percorsa. La strada della guerra ci porta in un incubo sempre più terribile. Per questo marciamo tutti insieme e uniti chiediamo alle nostre istituzioni di assumere questa agenda di pace e che si adoperino in ogni sede europea ed internazionale per la sua piena affermazione.

* Europe for Peace – Comitato promotore manifestazione nazionale per la pace