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Tusk: «La guerra è alle porte». E fa decollare i caccia alleati

Tusk: «La guerra è alle porte». E fa decollare i caccia alleatiCaccia della Nato – Ap

Il limite ignoto Un drone cade in Romania. La Bulgaria cerca di mediare: «Evitiamo l’escalation»

Pubblicato 7 mesi faEdizione del 30 marzo 2024

Dalle parole ai caccia. Il comando operativo delle forze armate polacche la scorsa notte ha dato l’ordine di far decollare gli aerei di Varsavia e quelli Nato presenti nelle basi del Paese est- europeo per «garantire la sicurezza dello spazio aereo polacco». Il motivo è l’ennesimo bombardamento massiccio russo ai danni delle città ucraine e il precedente risale allo scorso martedì, quando, secondo i radar polacchi, un missile russo «ha sorvolato lo spazio aereo nazionale per 39 secondi, prima di tornare in Ucraina».

DI FRONTE ai giornalisti internazionali del consorzio Lena (di cui fa parte anche Repubblica), il primo ministro polacco, Donald Tusk, ha interpretato il delicato momento storico in cui ci troviamo come una «fase pre-bellica». «Non voglio spaventare nessuno, ma la guerra non è più un concetto del passato. È reale, è già iniziata più di due anni fa. La cosa più preoccupante è che ogni scenario è possibile. So che sembra devastante, soprattutto per i più giovani, ma dobbiamo abituarci mentalmente all’arrivo di una nuova era. È l’era prebellica. Non sto esagerando». Secondo Tusk «sta diventando ogni giorno più evidente» e ha invitato l’Europa a «essere pronta e unita» anche se l’Ue «ha ancora molta strada da fare» per raggiungere tali obiettivi.

NON USA mezzi termini il leader polacco nel suo primo appuntamento con la stampa estera e palesa tutte le preoccupazioni e le aspirazioni del suo Paese. Da mesi, infatti, i vertici polacchi si presentano come eventuali prossimi bersagli della Russia e invocano maggiore coesione intorno alla Difesa comune europea. Ma nel frattempo Varsavia non aspetta, la Polonia ha già superato il tetto del 4% di spesa militare per i prossimi bilanci e il partenariato strategico con gli Usa è sempre più stretto. La decisione di ieri assomiglia più a una dimostrazione di forza che a una reale misura difensiva, ma da qualche tempo siamo abituati a queste improvvise fughe in avanti. Il pericolo, prescindendo da ogni allarmismo, è che in un clima del genere qualcuno possa davvero farsi prendere la mano. Anche perché ormai non si tratta più di eventi isolati.

Nella confinante Romania un drone è caduto nel sud-est del Paese, nella zona di Braila intorno alle 22 di mercoledì. Diverse squadre di ricerca dell’esercito sono state inviate nella zona che è stata transennata. Il ministero della Difesa e gli altri apparati della sicurezza pubblica romena stanno conducendo un’indagine sull’incidente e non hanno ancora rilasciato dichiarazioni definitive, ma dall’inizio della guerra in Ucraina si tratta almeno del quinto drone rinvenuto in territorio romeno. «La Romania rimarrà profondamente impegnata nel processo di adattamento permanente della Nato per fare in modo che l’Alleanza diventi più potente, resiliente e meglio preparata per il futuro» ha dichiarato il presidente rumeno, Klaus Iohannis, per il ventennale dell’adesione di Bucarest alla Nato.

In controtendenza il governo bulgaro che invoca il dialogo. «Dobbiamo aiutare l’Ucraina, ma non dobbiamo nemmeno permettere una pericolosa escalation e l’inclusione di tutti noi nel conflitto, il che significherebbe uno scontro globale con conseguenze imprevedibili per l’umanità» dunque, sostiene il presidente bulgaro Rumen Radev, «dobbiamo fare tutto il possibile per impegnare gli sforzi diplomatici nel cessate il fuoco».

INTANTO la Repubblica Ceca avrebbe portato a termine l’iniziativa per l’acquisto di munizioni da inviare alle forze armate ucraine. Il presidente della repubblica, Petr Pavel, nei mesi scorsi aveva riunito intorno a Praga una «coalizione per le munizioni» a Kiev adducendo come motivazione l’urgenza con la quale i soldati ucraini hanno bisogno di proiettili per rispondere al fuoco russo. I 16 Paesi del gruppo (nei quali non figura l’Italia) sarebbero riusciti a concludere contratti di forniture per un milione di munizioni, principalmente del calibro da 155 mm, per un valore complessivo di 1,8 miliardi di dollari. Del resto, lo squilibrio tra la capacità di fuoco dei due eserciti in questo momento è enorme. Secondo il comandante delle forze armate ucraine, Oleksandr Syrsky, «qualche giorno fa il vantaggio del nemico in termini di munizioni sparate era di circa sei a uno».
Intanto sul campo «l’esercito russo ha lanciato un potente attacco contro le strutture energetiche dell’Ucraina», lanciando 99 testate tra droni e missili. Secondo il comandante dell’aeronautica ucraina, Mykola Oleschuk, «la difesa ha abbattuto 84 obiettivi su 99».

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