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Turismo e capitali stranieri, le attrazioni fatali di Lisbona

Turismo e capitali stranieri, le attrazioni fatali di LisbonaLisbona, una via dell'antico quartiere di Alfama – Reuters

Intervista La deputata socialista Helena Roseta, che da anni si occupa dei problemi urbanistici della capitale portoghese e del mercato degli affitti: «In centro i proprietari non avevano i soldi per i lavori e le case cadevano a pezzi. Ora si risana pensando solo a chi viene da fuori»

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 20 aprile 2017

Helena Roseta è deputato indipendente eletta nelle fila del Partito socialista, da anni si occupa dei problemi urbanistici della città di Lisbona, dove è stata assessore all’abitazione e sviluppo sociale. Ora coordina all’Assembleia da Republica il lavoro per la revisione della legge degli affitti voluta dal precedente governo di centro-destra Pedro Passos Coelho.

Il problema abitativo lisboeta sta diventando un vero dramma, con prezzi saliti alle stelle. Cosa sta succedendo?

Lisbona ha vissuto un lungo periodo di declino e disinvestimento. Poi, con la crisi economica del 2008 c’è stato un ulteriore crollo con una consistente riduzione del valore degli immobili. Questo soprattutto nei quartieri del centro abitati dalle fasce più fragili della società. Nella parte storica per molti anni non si è riusciti ad approvare i piani urbanistici necessari per procedere con i lavori di ristrutturazione. Ora che questi piani sono stati approvati è cresciuto l’afflusso dei turisti e quindi le ristrutturazioni.

Buona parte dei palazzi del centro erano disabitati, molti dei quali a rischio crollo.

Nel centro i proprietari non avevano soldi per ristrutturare e quindi le case erano abbandonate. Ora si ristruttura esclusivamente pensando ai turisti. Uno studio recente mostra come buona parte dell’Alojamento Local (Airnbnb e altre piattaforme) sia in palazzi in precedenza disabitati, quindi ci sono anche effetti positivi.

Negli scorsi anni, quando il sindaco di Lisbona era l’attuale primo ministro António Costa sono stati varati vari progetti di riqualificazione…

Il comune ha fatto un grosso investimento sulla Mouraria sia da un punto di vista urbano che di incentivo alla società civile, con il finanziamento di varie associazioni. Il paradosso è che il quartiere ha assunto una nuova vita che è poi diventata un’attrazione turistica.

Quindi a tutto favore del turismo e non dei residenti?

Esatto, ma non solo i turisti perché c’è da tenere in conto anche la questione dei visti gold destinati agli extracomunitari che investono almeno 500 mila euro in Portogallo.

E la defiscalizzazione per gli stranieri che stabiliscono qui la propria residenza.

Sì, per dieci anni non si pagano imposte. Questo insieme di circostanze stravolge del tutto la dinamica che noi pensavamo si sarebbe prodotta con i nuovi piani urbanistici.

In che modo ha inciso la riforma degli affitti varata dal governo di Passos Coelho?

Passos Coelho ha cambiato la legge nel senso di rendere più facile per i proprietari rescindere i vecchi contratti in equo canone e, in modo generale, sfrattare gli inquilini. Prima gli sfratti potevano essere fatti solo via tribunale. La Troika ha imposto una legislazione che accelerasse e rendesse più veloce tutto il processo. Così il centro destra ha creato nuovi strumenti per cui il ricorso al tribunale non è più necessario, il tutto chiaramente a detrimento dei diritti degli inquilini.

A Barcellona si sta cercando di porre un freno alle piattaforme web tipo Airbnb…

Il governo sta introducendo nuove regole, tenuto conto che fino a poco fa era tutto informale e non dichiarato. C’è però ancora una volta un effetto perverso per cui il comune riscuote le tasse, gli abitanti di quei quartieri affittano le proprie case per avere un reddito in più e tutto questo determina una pressione molto grande sulla zona.

Come si concilia riqualificazione e diritto alla casa?

In questo momento non si concilia, quello che si vede in questo momento sono gli effetti distortivi provocati dal turismo.

In che modo si sta muovendo la nuova maggioranza parlamentare?

Coordino un gruppo di lavoro qui all’Assembleia da Republica con l’obiettivo di rivedere sia la legge sugli affitti che le regole di ristrutturazione per i palazzi affittati. Quello che possiamo fare è stabilire un limite massimo per ogni quartiere di case adibite ad Alojamento Local, il tetto dovrebbe rimanere molto al di sotto del 50%, occorre però fare una legge che permetta ai comuni di definire questo limite. Ma la questione più urgente è la legge che regola il mercato degli affitti varata dal precedente governo. Questo perché la protezione di 5 anni ai titolari di equo canone sta per scadere. Quindi, o lo stato paga un sussidio di affitto o la protezione viene prolungata. È probabile che si opterà per un prolungamento soprattutto per evitare a persone anziane il trauma di dovere abbandonare i luoghi dove hanno vissuto tutta una vita.

Il diritto alla casa non è tuttavia una questione nuova e non è solamente legata al boom turistico e all’afflusso di stranieri con un forte potere d’acquisto.

Sì c’è un problema di lungo periodo. Abbiamo un welfare che funziona bene in generale ma per quel che riguarda il problema casa gli strumenti sono praticamente inesistenti.

È sempre stato così?

No, negli anni passati ci sono stati due programmi, il primo subito dopo il 25 aprile del 1974, per dare casa a chi viveva nelle baraccopoli e un secondo all’inizio degli anni novanta.

Ancora la rivoluzione dei garofani…

Il Serviço Ambulatório de Apoio Local (Saal) è durato due anni, squadre tecniche di architetti lavoravano fianco a fianco con gli abitanti nei quartieri organizzati in cooperative e associazioni, ma nel 1976 è stato abbandonato. Nel 1993 è stato invece approvato il Programa Especial de Realojamento (Per) ancora una volta per tamponare il problema delle baraccopoli. In poco tempo sono state costruite circa 40 mila case in tutto il paese, solo a Lisbona 17 mila, per circa 70 mila persone.

E ora?

Dal 2009 i fondi sono stati azzerati, all’Assembleia da Repubblica abbiamo approvato una mozione affinché il governo stanzi fondi per l’abitazione, soprattutto per le fasce deboli.

I numeri cosa dicono?

Che il mercato dell’affitto non funziona. Mediamente una famiglia si può permettere di pagare tra i 300 e i 500 euro di affitto, l’offerta oggi è intorno ai mille euro. Quindi stiamo studiando varie soluzioni. La questione essenziale è che nel mercato dell’affitto non esiste fiducia. Introdurre un’assicurazione di affitto potrebbe tranquillizzare proprietario e inquilino. Un altro meccanismo potrebbe essere quello delle Rendas acessiveis, ovvero affitti non controllati direttamente dallo stato ma in cui lo stato offre un incentivo affinché il prezzo si mantenga basso.

Con quali incentivi?

Il modo migliore dal mio punto di vista è la leva fiscale. Oggi l’affitto ha un’imposizione molto elevata, il 28%, l’Alojamento Local invece è tassato solo con il 15% sul 15% delle entrate (l’85 è dedotto).

Si ha un’idea esatta di quante siano le persone con problemi abitativi?

Al momento no ed è per questo che stiamo facendo il censimento. Nel 1974 sapevamo che mancavano mezzo milione di appartamenti. Oggi ce ne sono 700 mila in eccesso, 50 mila le case vuote solo a Lisbona. Se riuscissimo a creare condizioni per ristrutturare e facilitare l’accesso a equo canone attraverso la leva fiscale,  potremmo recuperare questo patrimonio.

Altri interventi?

Lo scorso anno è stata approvata una nuova legislazione relativa ai bairros sociais (quartieri popolari, ndr). Il precedente governo riteneva che dovessero essere luoghi di passaggio. Noi abbiamo approvato misure per ridurre il prezzo degli affitti e dare più stabilità: ora i contratti si possono  rinnovare. Ma questo riguarda l’edilizia pubblica, il resto è più difficile.

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