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Tunisia, macchè paese sicuro: «Sospendete i finanziamenti»

Tunisia, macchè paese sicuro: «Sospendete i finanziamenti»Migrante sub-sahariano in un campo a Tunisi foto Ansa

Diritti umani Rapporto di Human Rights Watch: migranti brutalizzati dal regime di Kais Saied

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 luglio 2023

Undici pagine di rapporto e una richiesta precisa: l’Unione europea deve sospendere i finanziamenti alla Tunisia per il controllo delle sue frontiere esterne.

L’organizzazione internazionale Human Rights Watch (Hrw) ha documentato le condizioni di vita delle persone subsahariane e sudanesi nelle ultime settimane e ha verificato che il piccolo Stato nordafricano non può essere considerato un paese sicuro per questa comunità, in un momento in cui l’Unione europea ha appena chiuso un memorandum d’intesa da un miliardo di euro a favore del presidente della Repubblica Kais Saied. 105 milioni sono dedicati al rafforzamento della lotta all’immigrazione irregolare.

24 interviste, tra cui una donna e una ragazza, che testimoniano tutta la violenza perpetrata dalle forze di sicurezza. Negli ultimi anni la Tunisia ha vissuto un continuo aumento delle aggressioni di stampo razzista e xenofobo da parte delle autorità e di una parte della popolazione. Secondo quanto ricostruito da Hrw, dal discorso del 21 febbraio scorso di Saied, quando ha accusato la comunità subsahariana di compiere «una sostituzione etnica nel paese», il clima di violenza diffusa è definitivamente esploso per poi toccare l’apice a inizio luglio.

NELLE ULTIME settimane Sfax, seconda città della Tunisia e uno dei punti più strategici per la rotta lungo il Mediterraneo centrale, è stata teatro di aggressioni ed episodi che hanno spinto migliaia di persone a riversarsi per strada o cercare rifugio nella campagne appena fuori dal contesto urbano. Contemporaneamente le forze di polizia si sono rese protagoniste di vere e proprie deportazioni di massa verso il confine libico e algerino. Circa 1200 persone hanno vissuto in zone desertiche e inaccessibili per giorni senza acqua e cibo.

«Le autorità tunisine – dichiara Lauren Seibert, ricercatrice per i diritti dei rifugiati e dei migranti di Human Rights Watch – hanno maltrattato persone di origine straniera, hanno alimentato atteggiamenti razzisti e xenofobi e hanno intercettato con la forza le persone in fuga dai barconi che rischiavano persecuzioni in Tunisia. L’Unione europea condivide la responsabilità per le sofferenze di migranti, rifugiati e richiedenti asilo».

È in questo contesto che emergono le singole storie. Hrw ha verificato che alcune persone sono state arrestate solo per il colore della loro pelle. In particolare, un richiedente asilo è stato picchiato ed è stato vittima di scariche elettriche durante la sua detenzione a Tunisi. Altre cinque persone affermano di essere state derubate dalla polizia e di non essere mai rientrate in possesso dei loro beni.

Non fanno eccezione le intercettazioni in mare. La Guardia costiera è sotto la lente di ingrandimento per avere effettuato manovre pericolose durante le operazioni di salvataggio e in più di un’occasione è stata accusata di avere rubato il motore delle imbarcazioni fermate e di averle abbandonate al largo delle coste tunisine.

DAL 2015 al 2022 Hrw stima che l’Unione europea abbia speso dai 93 ai 178 milioni di euro per il rafforzamento delle frontiere terrestri e marittime della Tunisia. Un totale a cui va aggiunta l’ultima tranche da 105 milioni. Un’operazione di esternalizzazione delle frontiere da parte di Bruxelles che, valutando le condizioni interne del paese, viene considerata illegittima.

Domenica 16 luglio la commissaria europea Ursula von der Leyen, la premier Giorgia Meloni e il primo ministro Mark Rutte hanno incontrato il presidente della Repubblica Kais Saied per chiudere un accordo tanto cercato negli ultimi mesi. Nessuno si è ancora espresso a riguardo della situazione in corso nel paese.

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