Tsipras tra rimpasto ed elezioni
Grecia Si va verso un governo di minoranza. Il ministro Voutsis: al voto in autunno. Syriza al 40%
Grecia Si va verso un governo di minoranza. Il ministro Voutsis: al voto in autunno. Syriza al 40%
Lo ammette, all’indomani di una notte tempestosa, il ministro dell’Interno Nikos Voutzis: «Il governo è stato lì lì per cadere. Il limite politico e morale per confermare la fiducia era di 120 voti dalla sua maggioranza». Ne ha ottenuti 123, compresi i 13 degli alleati dell’Anel che hanno approvato le riforme imposte dall’Europa turandosi il naso. Il resto è arrivato dall’opposizione: Nea Democratia, Pasok e To Potami sono corsi in soccorso dell’esecutivo (a differenza dei neonazisti di Alba Dorata e dei comunisti del Kke) per evitare una fragorosa bancarotta della Grecia.
Invece, il giorno dopo il paese si ritrova con la gente che fa la fila ai bancomat con meno preoccupazione che nelle ore precedenti, 25 persone (delle 50 fermate) in carcere per gli scontri della sera precedente, tra i quali quattro tedeschi anti-Merkel e pure un italiano, il governo che tira un sospiro di sollievo e si riunisce per decidere se proseguire con un rimpasto o andare alle elezioni anticipate («tra settembre e ottobre», preannuncia Voutzis) e Syriza che cerca di ricomporsi dopo aver votato in formazione sparsa.
Dal quartier generale di Komoundourou stanno tutti molto attenti a non soffiare ulteriormente sul fuoco delle polemiche.
Lo stesso Alexis Tsipras, che del partito è stato segretario e al quale viene rimproverato di prendere le decisioni con un cerchio ristretto di fedelissimi senza confrontarsi con il partito, ha esplicitato davanti al Parlamento, la scorsa notte prima del voto, che se la maggioranza non l’avesse seguito il governo sarebbe caduto e, poche ore prima nella riunione dei gruppi parlamentari, aveva sostenuto di volere «l’unità».
Ciononostante in 39 (sui 149 deputati di Syriza) non lo hanno ascoltato: 32 votando contro l’accordo, sei astenendosi e una deputata della Piattaforma di sinistra non presentandosi al voto. Ma la questione non può essere archiviata con il prevedibile dissenso della sinistra interna: in mattinata 109 componenti del Comitato centrale (su 201) avevano firmato un documento contro l’accordo, dalle sezioni locali del partito da giorni partono documenti e appelli conto il Memorandum, nel pomeriggio i giovani di Syriza sono tornati in piazza con antagonisti e anarchici (mentre prima avevano manifestato i dipendenti pubblici, in sciopero, del sindacato Adedy e i lavoratori del sindacato comunista Pame), mentre al momento del voto ai 17 no della Piattaforma di sinistra, ai 4 della minoranza maoista e alle due trotzkiste si erano aggiunti 16 deputati della maggioranza di Syriza, tra i quali quello dell’ex ministro delle Finanze Yanis Varoufakis.
Defezioni che si aggiungono a quelle della Presidente del Parlamento Zoe Kostantopoulou, della viceministra delle Finanze, l’economista Nadia Valavani, dimessasi con una lettera in cui spiega di non essere d’accordo con le ricette che avrebbe dovuto applicare, del Segretario generale per la sicurezza sociale Giorgio Romanias e di quello all’Economia Manos Manousakis.
E ancora, Tsipras deve fare i conti con l’opposizione del ministro dell’Energia Panaiotis Lafazanis (leader della Piattaforma di sinistra), che però ha fatto sapere di non voler lasciare il governo, del ministro per la Previdenza sociale Dimitris Stratoulis e dei viceministri degli Esteri e della Difesa, Nikos Chountis e Isichos Kostas, per non parlare del segretario di Syriza Tasos Koronakis, anche lui critico nei confronti dell’accordo.
Passata la nottata, con un premier in gran spolvero rispetto alla sera precedente in tv (ha chiesto ai parlamentari di scegliere tra tre opzioni: la permanenza nell’euro, sia pur a condizioni dure, la bancarotta e l’ipotesi Schauble di stampare una moneta parallela), il premier ha riunito il governo per preparare il rimpasto e decidere come andare avanti.
In vista c’è un governo di minoranza con il compito di «ripristinare la regolarità dell’economia» ma anche di applicare l’accordo cercando di bilanciarlo con «contromisure» sociali, spiega Voutzis, poi forse le elezioni anticipate.
Nel frattempo, Tsipras dovrà occuparsi di ricucire il rapporto con Syriza, che nonostante le turbolenze uscirebbe rafforzata dai sondaggi paradossalmente proprio grazie a lui: se si votasse domani, il 40 per cento dei greci la sceglierebbe, consapevoli che il premier è tornato bastonato da Bruxelles ma con la Grecia in Europa, la bancarotta evitata e la prospettiva che le banche riaprano la settimana prossima.
Nonostante la durezza delle misure, non viene rimproverato alcunché al premier e al ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos. Anzi, si pensa che con questo governo il Memorandum possa pure essere cambiato o solo parzialmente applicato, visto che lo stesso Tsipras ha assicurato che i temuti licenziamenti non ci saranno. È questo il terreno su cui si può ricucire con il fronte del no.
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