Dopo la prevenzione, tocca alla cura. Poco più di un mese fa Joe Biden aveva mandato a Taiwan una delegazione di funzionari per limitare i danni dell’arrivo dell’ex segretario di Stato Mike Pompeo. Missione riuscita, tanto che da lì a breve si arrivò all’incontro virtuale tra lui e Xi. Ora, invece, la Casa Bianca manda nuovi segnali di rassicurazione a Taipei dopo la mancata visita della speaker della Camera Nancy Pelosi, ufficialmente causa Covid. Stavolta ha messo piede all’aeroporto di Songshan una truppa bipartisan del Senato americano, guidata dal presidente della commissione Esteri Bob Menendez, definito dal Global Times un «veterano anti cinese» dopo aver sponsorizzato insieme a Marco Rubio il cambio di denominazione dell’ufficio di rappresentanza taiwanese a Washington, seguendo l’esempio della Lituania.

Con lui sei repubblicani, tra i quali Lindsay Graham della commissione per il bilancio. Dopo le anticipazioni dei media asiatici su Pelosi, che avevano portato a una dura reazione di Pechino, stavolta si torna alla prassi della visita comunicata, non preannunciata. La delegazione arriva dall’Australia e si fermerà per circa 24 ore prima di spostarsi in Giappone. Ad accoglierla il ministro degli Esteri Joseph Wu, mentre oggi sono in programma degli incontri con la presidente Tsai Ing-wen e il ministro della Difesa Chin Kuo-cheng. Come ovvio, il governo cinese ha reagito in modo negativo. Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri, ha esortato Washington e Taipei a interrompere gli scambi ufficiali «e astenersi dall’andare sempre più lontano lungo una strada pericolosa».

Nelle stesse ore sono state registrate delle nuove sortite di velivoli dell’esercito popolare di liberazione nello spazio di identificazione di difesa aerea taiwanese, con un caccia J-11 e un aereo da guerra elettronica Y-8. Prassi da diverso tempo quasi quotidiana che nella prospettiva di Pechino serve a ribadire la propria sovranità su Taiwan. Ma intanto il suolo dell’isola principale del territorio amministrato da Taipei continua a essere calcato da funzionari americani. Secondo i media cinesi, la visita intende ampliare gli accordi esistenti per la vendita di armi statunitensi all’esercito taiwanese. Il 5 aprile scorso, l’amministrazione Biden ha approvato il secondo pacchetto di esportazioni militari in due mesi e si stanno preparando nuovi strumenti legislativi per facilitare il trasferimento di armi a Taipei. L’Ufficio per gli Affari di Taiwan ha descritto questi accordi come un modo per «legare una bomba ai compatrioti taiwanesi».

Jake Sullivan, consigliere alla Sicurezza nazionale Usa e recente interlocutore di Yang Jiechi a Roma, ha detto che la politica americana è quella di «assicurare che la Cina non attacchi Taiwan». Un complicato gioco di negoziazione indiretta, nel quale Washington manda segnali a entrambe le parti dello Stretto e Pechino cerca spazi per giustificare sul piano interno dinamiche che sfuggono al suo controllo, senza però cedere su un tema nel quale una negoziazione diretta non può avvenire.