La foto segnaletica di Donald Trump foto Ap
La foto segnaletica di Donald Trump – foto Ap
Internazionale

Trump va in prigione, una foto segnaletica che entra nella storia

Stati Uniti In venti minuti il detenuto P01135809 viene fotografato ed esce su cauzione. Ma la sua immagine è già un enorme merchandising
Pubblicato circa un anno faEdizione del 26 agosto 2023

L’arresto di Trump é durato solo 20 minuti, con rilascio immediato su cauzione, ma sono bastati bastato per creare uno dei momenti più iconici dell’immaginario collettivo. Quando l’otturatore della fotocamera ha lampeggiato all’interno di una prigione di Atlanta, è stato creato e documentato un piccolo punto di svolta nella vita americana. Catturato per i posteri c’era, per la prima volta nella storia, un ex presidente degli Stati uniti agli arresti, immortalato nel tipo di cornice comunemente associata a piccoli spacciatori o a guidatori ubriachi.

“Nessuno è al di sopra della legge” è stato ripetuto costantemente dalle file democratiche negli ultimi 3 anni, e quella foto lo ha dimostrato. Il giorno prima, 9 dei co-imputati di Trump accusati di aver tentato di ribaltare il voto in Georgia nel 2020, erano passati attraverso lo stesso rito, e alcuni si erano fatti immortalare sorridenti, come se stessero posando per l’annuario scolastico. Non Trump: nella sua foto la sfida è palpabile, come se, attraverso l’obiettivo, stesse fissando una nemesi.

LE SUE RIFLESSIONI The Donald le ha riservate ai network di destra Newsmax e Fox News Digital, ai quali ha dichiarato: «Sono entrato, sono stato trattato molto bene, ma è quello che è. Non è una sensazione confortevole, soprattutto quando non hai fatto nulla di male».

NEL 2023 VEDERE Trump sotto accusa è ormai uno spettacolo familiare per gli americani, che lo hanno visto davanti al giudice in un’aula di tribunale di New York, negli schizzi ad acquerello all’interno dei tribunali federali di Miami e di Washington DC, dove le telecamere non erano ammesse. Questa foto però è una cosa diversa. Come ha sottolineato Chris Hayes, giornalista della Msnbc, gli ex presidenti vengono visti tutti i giorni, stampati sulle banconote, ma con la progressiva scomparsa del denaro cartaceo, quello che in futuro ci rimarrà più impresso non sarà il volto di Lincoln o di Jackson, ma quello di Trump, riprodotto su tutto il merchandising con la sua foto segnaletica.

Pochi minuti dopo la diffusione della foto, online erano già apparsi copripiumini, bicchierini da vodka, rotoli di carta igienica, tazze, magliette con la faccia accigliata del tycoon. Meno di un’ora dopo è stato Trump stesso a pubblicare la sua foto, tornando per la prima volta su X, il social media preferito dove non lo si vedeva quando ancora si chiamava Twitter. L’ultimo post di Trump risaliva al gennaio 2021, pochi giorni dopo l’attacco al Congresso degli Stati Uniti compiuto dai suoi sostenitori, dopodiché era seguito un silenzio prima forzato e poi autoimposto. Giovedì sera The Donald ha pubblicato la sua foto segnaletica e le parole: «Interferenza elettorale. Mai arrendersi!» insieme a un link al suo sito web, che indirizza a un sito di raccolta fondi. E questo rientro la dice lunga sulle intenzioni belligeranti di Trump a cui non basta più il cortile comodo di Truth Social dove si riversa la sua base, che al momento ha bisogno di essere ampliata.

LA RICHIESTA di potersi presentare in prigione per arrendersi alle 19.30 e non alle 12 come sembrava essere stabilito, è in linea con tutto il resto, un modo per occupare la prima serata televisiva e restare al centro della notizia, scrivendone personalmente la narrativa. Di fronte al carcere però non c’erano i suoi sostenitori a fare il tifo per lui, ma un piccolo villaggio di giornalisti letteralmente accampati lì da giorni per catturare un momento non di cronaca ma di storia.

Ora l’ex presidente degli Stati uniti ha un numero di detenuto, P01135809, e potrebbe trovarsi ad affrontare un processo difficile molto prima di quanto non desidererebbe. Uno dei 18 co-imputati di Trump, l’avvocato Kenneth Chesebro, accusato di aver orchestrato il piano per inviare falsi elettori al Congresso, ha chiesto al magistrato un processo abbreviato, richiesta sostenuta anche dal procuratore distrettuale Fani Willis che vorrebbe cominciare il processo fra due mesi, il 23 ottobre. L’idea non piace né a Trump né all’avvocato Seden Sadow, che rappresenta entrambi, e che vorrebbe separare il caso di Trump da quello di Chesebro, per evitare lo spauracchio di un procedimento abbreviato per il tycoon. La questione ora spetta al giudice Scott McAfee, che ha gestito la procedura della convalida degli arresti e delle cauzioni per i 19 imputati.

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