Trump sgonfiato: il muro di 320 km diventa una rete di 90
Stati uniti Accordo raggiunto tra repubblicani e democratici per la barriera al confine con il Messico. Evitato un nuovo shutdown. Il presidente, furioso con il suo partito, ottiene solo un quinto del budget richiesto: 1,37 miliardi contro 5,7
Stati uniti Accordo raggiunto tra repubblicani e democratici per la barriera al confine con il Messico. Evitato un nuovo shutdown. Il presidente, furioso con il suo partito, ottiene solo un quinto del budget richiesto: 1,37 miliardi contro 5,7
Dopo mesi di discussioni e quando già si temeva un secondo shutdown, l’interruzione parziale delle attività governative, i negoziatori del Congresso hanno annunciato di aver raggiunto un accordo sulla costruzione di un muro al confine tra Usa e Messico.
La richiesta di Trump era di 5,7 miliardi di dollari per tirare su una barriera di acciaio e cemento lunga 320 chilometri; l’accordo raggiunto, invece, prevede un investimento di 1,375 miliardi per innalzare una rete di 90 chilometri.
Trump ha saputo dell’accordo mentre era impegnato in un comizio a El Paso, città di confine tra Texas e Messico, e non ha commentato molto la notizia di cui aveva pochi dettagli. Si è limitato a dire che i lavori per la costruzione del muro tra El Paso e Ciudad Juárez erano già cominciati proprio quella mattina. In realtà dei lavori sono cominciati l’autunno scorso e solo nel quartiere di Chihuahuita, sul Rio Grande, barriera naturale tra i due Paesi. E sono lavori di restauro della barriera preesistente che rimpiazzano la recinzione vecchia con una nuova e più alta.
Mentre Trump continuava il suo comizio, alternando retorica anti-immigrati ad allarmismi, su Fox News (l’emittente di destra preferita dal presidente Usa) Sean Hannity, commentatore politico e amico di The Donald, ha definito l’accordo «spazzatura». In effetti quando Trump ha avuto modo di analizzare ciò su cui si sono accordati i due partiti, non ha fatto salti di gioia.
Ha detto di non essere contento del compromesso bipartisan negoziato dai leader del Congresso né ha specificato se lo firmerà o meno, aggiungendo di poter ancora aggiungere delle misure ed evitare un altro arresto del governo. «Non penso che vedrete uno shutdown – ha detto Trump ai giornalisti – Se capiterà sarà per colpa dei democratici. Sono estremamente scontento di ciò che ci hanno dato i democratici».
I leader repubblicani, incluso il senatore Mitch McConnell, leader della maggioranza al Senato, hanno accolto pragmaticamente l’accordo, consapevoli che sia il meglio che si possa ottenere per evitare un altro arresto del governo che potrebbe scattare già venerdì. I collaboratori più vicini a Trump lo descrivono frustrato più dai repubblicani che dall’opposizione: si sarebbe aspettato un supporto più determinato dal suo partito.
Una fonte anonima vicina al presidente ha riferito al New York Times che per i «veri conservatori» ciò che si è raggiunto è una «capitolazione» della leadership repubblicana, che ha messo Trump in una situazione difficile. Qualche settimana fa, in un incontro con i leader dei gruppi di immigrazione più reazionari, Trump aveva addossato la colpa della mancata costruzione del muro sull’ex leader della maggioranza alla Camera, Paul Ryan, reo di non averlo costruito quando il Congresso era totalmente in mano repubblicana, perdendosi in inconsistenti promesse di farlo lungo la strada. «E ora Ryan è fuori a pescare!», ha dichiarato Trump, secondo un partecipante.
La costruzione di questo muro ha diverse valenze per Trump, sempre più sommerso da scandali e con una Camera blindata da democratici e socialisti agguerriti; se riuscisse a portarla a termine potrebbe distogliere l’attenzione da tutte le indagini che lo vedono coinvolto e darebbe qualcosa alla sua base. Per ora, invece, è solo chiaro che non saranno i messicani a pagarne la costruzione, come il tycoon aveva bizzarramente promesso in campagna elettorale, ma i contribuenti statunitensi e che buona parte degli americani non appoggia questo progetto, come ha dimostrato il contro comizio che il sindaco di El Paso ha organizzato poco lontano da quello di Trump.
Beto O’Rourke, primo cittadino di El Paso, alle recenti elezioni di midterm è diventato una stella del partito democratico e, se non ha spodestato il repubblicano Ted Cruz dal ruolo di senatore, ha sollevato un interesse liberal che in Texas non si vedeva da molto tempo.
Al suo comizio, stando ai dati della polizia di El Paso, sono andate quasi 15mila persone, concordi con O’Rourke che dal palco ha affermato che El Paso è una città sicura, al contrario di quanto affermi Trump, e lo è non perché ci sia un muro, «ma nonostante la sua presenza».
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