Internazionale

Trump e rock’n’roll: la lunga notte del New Hampshire

Trump e rock’n’roll: la lunga notte del New Hampshire

Stati uniti Reportage dallo stato patria degli indipendenti, teatro della sfida fra l'ex presidente e Nikki Haley

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 24 gennaio 2024
Marina CatucciMANCHESTER (NEW HAMPSHIRE)

Il motto del New Hampshire è «Vivere liberi o morte», e  parte di questa libertà si esprime nell’insofferenza verso qualsiasi tipo di costrizione, inclusa quella di appartenere ad un partito.

Questo è lo stato degli indipendenti, dove i non iscritti né al partito repubblicano né a quello democratico i rappresentano la fetta più corposa dell’elettorato.
«Nella mia vita ho votato sia per le primarie democratiche che per quelle repubblicane – dice il 66enne Liam, della capitale Concord – quattro anni fa ho votato per Biden, quest’anno per Haley. Non perché io creda particolarmente in lei ma perché non potrei tollerare altri quattro anni di Trump. Parliamoci chiaro: Biden non è in una buona posizione, non è detto che vinca. Se non sarà lui il presidente che almeno lo sia qualcuno che non è completamente pazzo. E poi su molte cose trovo dei punti di contatto anche con Haley. Sul diminuire le tasse, per esempio».
Le tasse restano un punto cruciale per gli elettori repubblicani, e quasi nessuno parla di politica estera; mentre la base democratica è spaccata sulla guerra a Gaza, con l’appoggio alla causa palestinese che continua a crescere, la questione sembra non riguardare minimamente la base Gop.
In questo stato fatto di piccoli centri urbani che sembrano essersi fermati nel tempo all’inizio del ‘900, collegati fra loro da chilometri di casette unifamiliari, gli inverni sono particolarmente rigidi, ma questo non impedisce alla vita sociale di continuare, e la politica rappresenta una buona fetta delle attività sociali.
A Manchester ci sono incontri fra gli elettori organizzati in pub e ristoranti, dove si va per discutere, e farsi un’idea, più che per convincere gli altri. Uno di questi posti è il Goat Pub, un locale country che si trova downtown, dove durante gli ultimi mesi la base repubblicana si è riunita più volte, e dove si è tenuta l’ultima serata pre elettorale, sponsorizzata dai candidati.
Il locale è grande, e a parte gli enormi schermi sintonizzati su Fox News potrebbe essere uno qualunque di quelli in cui si fermano i Blues Brothers nel loro viaggio, anche se la musica della serata è diversa, visto che il gruppo sul palco suona solo rock, con una playlist che ci si aspetterebbe più a un ritrovo di sostenitori di Bernie Sanders, visto che va da Blondie ai Clash ai Green Day, che recentemente hanno cambiato il testo di American Idiot proprio per riferirsi esplicitamente ai sostenitori di Trump. Ma nemmeno questo è importante: se il ritmo è buono si balla, e poi come primo pezzo c’è stato l’inno americano, e il cantante ha invitato tutti i presenti ad alzarsi e a levarsi il cappello.
L’ostilità verso i giornalisti che si respira ai comizi, trasmessa dagli organizzatori delle campagne, non si respira fra gli elettori, più che disponibili a parlare con la stampa, specialmente con quella straniera. «Vieni dall’Italia? Grazie per essere qui e parlare di noi», ci viene ripetuto più volte.
Un uomo dai capelli bianchi con una fisicità paragonabile a quella di un bonario Babbo Natale si aggira vestito con una camicia che è una bandiera americana, sbottonata per mostrare la scritta «Trump’s the best, fuck the rest», ma a dispetto del look aggressivo interagire con lui non è difficile. «É chiaro per chi voterò domani no? – dice sorseggiando una birra – Trump è l’unico che ci rappresenta veramente e che ci ha difeso. È dalla nostra parte, non da quella di Washington o degli snob liberal che non sono a contatto con la realtà. Abbiamo bisogno di lui se non vogliamo finire nel caos. Haley dice che é Trump a portare il caos, ma lo dice perché in realtà é una democratica camuffata fa conservatrice, e come fanno i democratici mente sempre».
Stacy, invece, vota per Trump su basi più pragmatiche. Negli anni ‘90 ha fatto la modella ed ha abitato a Milano, sul telefonino ha le foto di quei tempi e ce le mostra orgogliosamente, ora vive in New Hampshire e per lei tutto gira attorno all’economia: «Abbiamo bisogno di un businessman, di qualcuno che sappia amministrare questa nazione che sembra sempre sull’orlo della recessione. Biden é più preoccupato per l’ambiente che per l’economia».
Quello della difesa dell’ambiente è un altro argomento poco gettonato dai candidati Gop, a ricordarglielo, però, c’è un unico militante che sia in Iowa che in New Hampshire, a volte solo, più spesso con pochi altri attivisti locali, è riuscito a introdursi e a interrompere ogni comizio di ogni candidato, iniziando a gridare dal pubblico e brandendo uno striscione, per poi essere scortato fuori dal servizio d’ordine accompagnato dai fischi del pubblico. «É importante ricordare a questi criminali del clima che non sono i padroni del pianeta – dice uno dei militanti che non vuole dire il proprio nome, ma solo che viene da un altro stato – E così usiamo anche la loro popolarità per portare avanti la nostra causa, che è quella giusta. Hai visto i giornali? Siamo dappertutto, solo per aver gridato a un comizio».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento