Trump e le «bizzarrie» del rush finale: declino cognitivo del 78enne
Stati uniti Risposte insensate, comizi passati a ascoltare musica, discorsi senza filo logico
Stati uniti Risposte insensate, comizi passati a ascoltare musica, discorsi senza filo logico
Se ci fosse in giro un moderno Plutarco capace di scrivere una versione contemporanea delle Vite parallele, avrebbe dell’ottimo materiale nel comparare Caligola a Donald Trump: tutte e due, per esempio, hanno regnato per quattro anni (dal 37 al 41 dopo Cristo il primo, dal 2017 al 2021 il secondo). Tutti e due sono rimasti nella storia per il loro disprezzo per il Senato (Caligola) e per l’intero Congresso (Trump). Entrambi hanno spaventato i contemporanei con le loro stravaganze, ispirate all’autocrazia dei sovrani ellenistici nel caso di Caligola e all’autoritarismo di Putin e di Kim Jong-un nel caso di Trump. Tutti e due sono hanno suscitato un odio sufficiente a provocarne l’assassinio: riuscito, nel caso di Caligola, sfiorato nel caso di Trump, sopravvissuto a due attentati negli ultimi tre mesi.
I CONFRONTI storici, naturalmente, hanno una utilità limitata: quel che è certo, però, è che le bizzarrie di Trump sono diventate un tema di discussione in queste battute finali della campagna elettorale americana perché fanno pensare a un profondo declino cognitivo. Solo negli ultimi dieci giorni sono accadute queste quattro cose: primo l’ex presidente ha cancellato tutte le interviste televisive, uno strumento essenziale negli ultimi venti giorni prima del voto (in realtà in parecchi stati si sta già votando anticipatamente).
Secondo, qualche giorno fa Trump è stato intervistato dal caporedattore di Bloomberg, John Micklethwait, che gli ha chiesto se a suo parere Google dovrebbe essere soggetta alla legislazione antitrust e spezzettata d’autorità per limitare il suo potere di mercato. Trump ha risposto che i democratici stavano compiendo dei brogli elettorali in Virginia e, quando Micklethwait ha ripetuto la domanda, Trump ha risposto che Google has been very bad with me, è stato molto cattivo con me, e poi ha cambiato argomento.
TERZO: martedì, durante un comizio a Oaks, in Pennsylvania (lo Stato da cui dipende la vittoria o la sconfitta dei due candidati) ha usato gli ultimi 40 minuti del meeting facendo suonare i suoi brani preferiti e ondeggiando al ritmo della musica invece di parlare. Quarto, giovedì, è rimasto a camminare nervosamente sul palco per 20 minuti perché i microfoni non funzionavano e poi se n’è andato. Tutte cose che sarebbero bizzarre per chiunque parli in pubblico, sono incredibili nel caso di un candidato alla presidenza degli Usa.
L’elenco delle stravaganze non finisce certo qui: recentemente si è autodefinito «il padre della fecondazione in vitro» di fronte a un pubblico femminile in Georgia (furono Patrick Steptoe e Robert Edwards, quest’ultimo premiato con il Nobel, a mettere a punto la tecnica, nel 1978). Ha definito «un giorno d’amore» il 6 gennaio 2021, quando i suoi scherani diedero l’assalto al Congresso per impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden, provocando vari morti e feriti, oltre a 700 condanne tra i responsabili del tentativo insurrezionale. Tre settimane fa, sempre in Pennsylvania, ha lasciato ammutolita una folla di sostenitori quando chiaramente si è visto che non era più in grado di parlare in modo coerente. Tra le risate della folla, Obama ha commentato: «Ma se vostro nonno si comportasse così non sareste preoccupati?».
A DIRE LA VERITÀ, lo stile oratorio di Trump è sempre stato ondivago, i suoi discorsi saltavano spesso di palo in frasca anche anni fa. Oggi, però, sono chiaramente sconnessi, privi di un filo logico, inzeppati di attacchi personali, esagerazioni e bugie che sostituiscono il messaggio che dovrebbe trasmettere. L’età ha il suo peso: Trump ha 78 anni e non è più il frizzante uomo di spettacolo che era otto anni fa. Basta guardare i video delle campagne elettorali del 2020 o del 2016 e confrontarli con quelli di quest’anno: l’energia non c’è più. I discorsi si trascinano, gli ascoltatori sono molti meno e alcuni addirittura se ne vanno prima della fine. I meeting oceanici sono solo un ricordo e sarà interessante vedere, domenica prossima, come Trump se la caverà nel comizio annunciato in gran pompa al Madison Square Garden di New York.
IN REALTÀ TRUMP, che non è mai stato un candidato disciplinato e capace di martellare gli avversari su uno o due temi politici vantaggiosi per lui, sta completamente ignorando i consigli dei suoi consulenti e, invece di parlare dell’economia e dell’immigrazione, gli argomenti che potrebbero far presa sugli elettori incerti, ripete incessantemente che Kamala Harris è «marxista», attacca furiosamente il «nemico interno» e vaneggia di usare l’esercito contro i suoi nemici politici. Non solo: ha fatto numerosi comizi in California e New York, stati dove ha zero possibilità di vincere, invece che concentrarsi sugli stati che potrebbero pendere dalla sua parte come Michigan, Wisconsin, Georgia e Nevada. In Pennsylvania è andato varie volte, ma non basta.
Trump ha passato da un bel pezzo l’età in cui Caligola fu assassinato (28 anni) ma gli americani dovrebbero forse preoccuparsi non solo dei suoi annunci di vendette personali se viene rieletto ma anche di cosa significa avere un presidente con un’incipiente demenza senile: Caligola aveva i suoi pretoriani, non il pulsante rosso per lanciare missili intercontinentali.
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