Dopo due mesi e mezzo di processo per frode fiscale, il giudice Arthur Engoron ha condannato Donald Trump a pagare una multa di 354,9 milioni di dollari come risarcimento alla città di New York.

Il processo riguardava sia Trump che i figli Donald Jr. e Eric, e altri dirigenti dell’azienda di famiglia, la multinazionale Trump Organization.

Il tycoon, i suoi figli e i vertici societari erano accusati di avere ingannato per 10 anni, dal 2011 al 2021, istituti bancari, broker assicurativi e le autorità finanziarie, gonfiando illecitamente per diversi miliardi di dollari il valore degli asset immobiliari dell’azienda in modo da ottenere tassi migliori sui prestiti bancari e sulle polizze assicurative.

Oltre alla multa, Engoron ha anche bandito Trump dal ricoprire cariche societarie in qualsiasi azienda dello Stato di New York per tre anni, due anni invece per Eric e Don jr a cui è stata data a loro volta una multa di 4 milioni di dollari ciascuno.

Il giudice ha emesso questo diluvio di punizioni con una sentenza in cui ha usato un linguaggio tagliente, descrivendo gli imputati come ostinatamente riluttanti ad ammettere delle colpe evidenti, o a riconoscere la realtà.

Il giudice Arthur Engoron
“La completa mancanza di contrizione e rimorso (di Trump, ndr) rasenta il patologico… Il suo rifiuto di rispondere direttamente alle domande, o in alcuni casi, di rispondere del tutto, ha gravemente compromesso la sua credibilità”

“La completa mancanza di contrizione e rimorso (di Trump, ndr) rasenta il patologico”, ha affermato Engoron nella sentenza di 92 pagine.

Nonostante Donald Trump abbia passato ore a testimoniare nel tentativo di convincere il giudice di New York di non essere colpevole di frode finanziaria, Engoron ha giudicato lui e i suoi figli ‘non credibili” sul banco dei testimoni

L’ex presidente “ha raramente risposto alle domande poste, e spesso è intervenuto con discorsi lunghi e irrilevanti su questioni che andavano ben oltre l’ambito del processo – ha scritto Engoron – Il suo rifiuto di rispondere direttamente alle domande, o in alcuni casi, di rispondere del tutto, ha gravemente compromesso la sua credibilità (…) La perfezione assoluta, anche con i numeri, esiste solo in paradiso. Se la frode è insignificante, allora, come la maggior parte delle cose della vita, semplicemente non ha importanza. Ma queste frodi non solo erano significative: saltano fuori dalla pagina e sconvolgono le coscienze”.

Per garantire il rispetto degli obblighi di informativa finanziaria Engoron ha ordinato che la Trump Organization operi sotto lo sguardo di due supervisori: in altre parole Trump può rimanere il proprietario della Trump Organization, ma ne ha perso il controllo.

La sentenza vieta inoltre ad alcune unità della società di chiedere prestiti a qualsiasi istituto finanziario registrato nello Stato di New York per tre anni, incluse entità affiliate alla sede di 40 Wall Street a New York, al suo hotel a Chicago, e alla stessa Trump Organization.

Per Trump la decisione di Engoron è un brutto colpo che potrebbe privarlo di tutte le sue riserve di liquiditá, mentre è impegnato nella campagna per la nomination repubblicana.

E questa è solo l’ultima sconfitta legale dell’ex presidente degli Stati uniti.

Nel giro di poche settimane il tycoon è stato colpito da due gigantesche sanzioni in due diversi processi civili a New York, oltre a questa da 354,9 milioni di dollari c’è stata la condanna a pagare 83 milioni di dollari per diffamazione contro la scrittrice Jean Carroll.

La somma dei due verdetti equivale a quasi un quinto del suo patrimonio netto, stimato per circa 2,3 miliardi di dollari, e questa è solo una parte di ciò che Trump rischia di dover pagare nelle sue numerose cause legali.

L’ex presidente ha già promesso che farà multipli appelli, in ogni caso per ora deve consegnare alla corte la somma di cui è stato multato e che verrà trattenuta fino alla sentenza definitiva, se poi dovesse vincere gli appelli, potrà riavere indietro i suoi soldi.