«Troppo pericolosa l’estrazione mineraria in acque profonde», chiesta una moratoria all’Ue
«Deep sea mining» Il «Long Distance Fleet Advisory Council» (LDAC), un organo consultivo dell’Unione europea composto da Ong, operatori della pesca, consumatori e società civile, ha espresso un parere piuttosto negativo sul rapporto […]
«Deep sea mining» Il «Long Distance Fleet Advisory Council» (LDAC), un organo consultivo dell’Unione europea composto da Ong, operatori della pesca, consumatori e società civile, ha espresso un parere piuttosto negativo sul rapporto […]
Il «Long Distance Fleet Advisory Council» (LDAC), un organo consultivo dell’Unione europea composto da Ong, operatori della pesca, consumatori e società civile, ha espresso un parere piuttosto negativo sul rapporto Draghi, soprattutto per quanto riguarda il suggerimento dato all’Europa affinché «esplori attentamente il potenziale dell’attività mineraria in acque profonde ecosostenibile» per garantire i minerali necessari per la cosiddetta transizione verde.
«Sebbene sosteniamo l’idea di promuovere un pensiero e degli sforzi innovativi per migliorare la competitività europea e garantire il successo della transizione verde e della blue economy – si legge in un documento del LDAC – nutriamo notevoli preoccupazioni sia sui rischi ambientali che socioeconomici associati al Deep Sea Mining» (DSM). Secondo l’organismo, composto da oltre 50 membri provenienti da 12 paesi, l’affermazione del rapporto Draghi si basa su uno studio condotto 11 anni fa.
«Riaffermiamo che se non ci sono prove sufficienti per determinare il pieno impatto del DSM sull’ambiente marino, a meno che non si possa dimostrare che nessuna perdita di biodiversità marina o degradazione degli ecoisistemi marini siano il risultato di queste attività, dovrebbe essere implementata una moratoria o un divieto totale sullo sfruttamento dei minerali in acque profonde».
I rischi per la pesca, per esempio, sarebbero allarmanti: «Queste attività rappresentano una minaccia non solo per le specie ittiche direttamente interessate, ma anche per le più ampie reti alimentari e i servizi ecosistemici da cui dipende la pesca sostenibile».
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