Cop16 non è biodiversa
Cali (Colombia) Tra le note positive: lancio della Coalizione Mondiale la Paz con la Naturaleza con 49 adesioni al summit e 125 mila firme on line
Cali (Colombia) Tra le note positive: lancio della Coalizione Mondiale la Paz con la Naturaleza con 49 adesioni al summit e 125 mila firme on line
Si è chiusa la Cop 16 a Cali in Colombia dove i delegati di 150 Paesi si sono incontrati per discutere delle politiche di protezione della biodiversità a livello globale. Susana Muhamad, Ministra dell’Ambiente e Presidente della Cop, ha definito questa come la Cop della gente per la straordinaria partecipazione agli eventi e agli spazi aperti alla cittadinanza. «La Cop16 è stata un evento trasformativo, che ha segnato una pietra miliare nell’educazione e nella mobilitazione della società colombiana» ha dichiarato Muhamad.
DI FRONTE AL SUCCESSO POPOLARE, le negoziazioni tra i delegati nella Zona Azzurra hanno portato a risultati insoddisfacenti, posticipando alla prossima Cop che si terrà in Armenia tra due anni decisioni fondamentali come lo stanziamento dei fondi per le politiche sulla biodiversità.
ALCUNI RISULTATI POSITIVI DEL VERTICE sono stati l’approvazione del Fondi Cali, l’istituzione di un Gruppo di Lavoro per la partecipazione dei popoli indigeni, il lancio della Coalizione Paz con la Naturaleza e la firma di un accordo sulla conservazione e l’uso della diversità biologica nelle aree marine che si attendeva da 8 anni.
CIÒ PER CUI L’APPUNTAMENTO della Nazioni Unite può dirsi fallito invece, oltre all’incapacità di essere giunti ad una decisione sul Fondo, è la mancata approvazione di un piano di monitoraggio dei Piani nazionali e il mancato Accordo sulla tracciabilità dei minerali utili alla transizione energetica, decisione importante per responsabilizzare le imprese e gli stati impegnati nella transizione.
IL FONDO DI CALI: una «tassa» per l’uso delle risorse genetiche. Il Fondo istituito si alimenterebbe dai contributi che l’industria che beneficia commercialmente delle informazioni digitalizzate sulla natura dovrebbe pagare per un uso che oggi è praticamente gratuito.
LE IMPRESE CHE DOVRANNO contribuire al fondo provengono dal settore farmaceutico e cosmetico ed hanno un fatturato di più di 20 milioni di dollari. Potranno scegliere se pagare l’1% dei loro profitti o lo 0,1% delle loro vendite. Il Fondo sarà amministrato da un organo di fiducia interno alle Nazioni Unite, una vittoria del Brasile che si è opposta al fatto che fosse il Gef (Global Environment Facility) a gestire il fondo. Il Gef è l’attuale organismo della Convenzione sulla Biodiversità che gestisce i progetti sul quale sono soprattutto i paesi ricchi a decidere e orientare gli investimenti.
IL 50% DEL FONDO SARÀ DESTINATO alle comunità indigene, mentre il restante verrà destinato ai paesi megadiversi e al mondo della ricerca. La cattiva notizia è che ancora una volta l’uso delle parole «dovrebbero versare» e «sono invitati a contribuire» rendono l’iniziativa non vincolante. Inoltre, le imprese statunitensi che sono le più grandi imprese dei settori che alimenterebbero il fondo, sarebbero escluse poiché gli Stati Uniti non sono firmatari della Convenzione sulla Biodiversità.
IL RICONOSCIMENTO DEI POPOLI indigeni e delle comunità afrodiscendenti. Un passo avanti realizzato nell’ambito della Cop ufficiale grazie alla pressione e al lavoro delle organizzazioni indigene, riguarda l’approvazione dell’istituzione di un gruppo di lavoro (Organo Sussidiario) per l’attuazione delle disposizioni dell’Articolo 8J della Convenzione sulla Diversità Biologica che riconosce e protegge le conoscenze tradizionali delle comunità indigene e afrodiscendenti, rilevanti per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità. Fondamentale per l’approvazione è stata la precisazione che la creazione di questo organismo non comporterà costi aggiuntivi nel bilancio complessivo.
LA COALIZIONE PAZ CON LA NATURALEZA. Il 29 ottobre, il governo colombiano ha inoltre lanciato la Coalizione Mondiale per la Pace con la Natura, Paz con la Naturaleza, un’iniziativa proposta dalla Ministra Muhamad per coniugare l’impegno ambientale e la costruzione della pace. Questo documento non vincolante, firmato inizialmente da 22 paesi e successivamente dai 27 membri dell’Unione Europea, ha raccolto un totale di 49 adesioni e oltre 125.000 firme pubbliche online. L’importanza dell’iniziativa sta nel tentativo di unire i paesi in un’azione coordinata attorno ai temi della pace, della difesa dei diritti umani e della difesa dell’ambiente. Anche qui i punti dolenti sono il suo aspetto non vincolante, e l’esclusione di una proposta chiave della Rete di Parlamentari colombiani per l’eliminazione graduale dei combustibili fossili dalle politiche economiche dei Paesi firmatari.
PIANI NAZIONALI insufficienti e mancata decisione sul Fondo. Tra le critiche che movimenti e organizzazioni ambientaliste muovono alla Cop16 vi è il fatto che non siano stati presentati piani nazionali chiari e vincolanti. Ad oggi solo 44 dei 196 Paesi hanno presentato i loro piani nazionali per la conservazione della biodiversità, adattati al Quadro globale (il Global Biodiversity Framework -GBF – di Kunming-Montreal) con una qualità e un’ambizione in molti casi discutibili. Risulta estremamente improbabile che i 152 Paesi restanti riescano a presentare questi piani strategici entro dicembre 2024 come dovrebbero. Oltre a questo, la cosa forse più grave è il fatto che non sia stato approvato un chiaro piano di monitoraggio per valutare l’avanzamento dei piani, elemento che rende i piani praticamente inutili.
ANCHE PER QUANTO RIGUARDA i finanziamenti l’impegno rimane volontario, con lo stanziamento di 20 miliardi di aiuti all’anno al 2025 e 30 miliardi al 2030, a fronte dei 700 necessari come ricorda il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep). Non si è giunti a decidere del Fondo per l’implementazione del Global Biodiversity Framework (Gbf) perché molti dei paesi hanno dovuto abbandonare i negoziati per prendere gli aerei per tornare nei propri paesi facendo saltare il quorum necessario alle votazioni. A dimostrazione di una governance debole e impreparata, ma soprattutto, ancora una volta, di una chiara mancanza di volontà condivisa. * A Sud
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