Le potenziali mosse del Vaticano continuano a dominare il contesto diplomatico della guerra in corso. «In qualsiasi situazione internazionale per Mosca è importante il dialogo con il Papa» ha dichiarato il rappresentante di Mosca presso la Santa Sede. Il segnale inviato da Putin è di rilievo– quanto la figura dell’Ambasciatore, Aleksandr Avdeev, uomo di grande cultura (è stato ministro di questo dicastero nel governo russo), a cui Bergoglio si era già in precedenza approcciato di sua iniziativa.

Allo stesso tempo ieri la parte russa ha puntualizzato che un eventuale venuta di Bergoglio a Mosca potrebbe non risultare in un suo incontro diretto con Putin, su cui non vi è alcun accordo diplomatico, ha ribadito il portavoce Peskov. Nonostante questo in serata il Segretario di Stato del vaticano Pietro Paolin ha rinnovato «la disponibilità del papa ad andare a Mosca». Fumata nera netta da parte della controparte di Francesco a Mosca, il capo della Chiesa Ortodossa russa Kirill. Un comunicato del dipartimento relazioni estere del Patriarcato di Mosca ha evidenziato il «tono scorretto» delle dichiarazioni di Bergoglio rilasciate nell’intervista al Corriere. Il papa avrebbe riportato in modo fazioso il contenuto della sua conversazione con Kirill. A far imbestialire il Patriarca sono stati i rimproveri ricevuti per la sua posizione di sostegno all’attacco russo e in particolare il passaggio in cui Bergoglio ammoniva a ritornare al linguaggio di Gesù e a non «trasformarsi nel chierichetto di Putin».

Il Patriarcato solleva anche questioni sulla posizione del «gregge» di Francesco in Ucraina, la Chiesa greco-cattolica uniate, la cui dirigenza, secondo i russi, sostiene il vertice della politica di Kiev, anche nell’informazione e in attività di propaganda. Non stupisce quindi che un incontro tra il patriarca «di Mosca e di tutta la Russia» ed il papa di Roma prevista per giugno sia stata sospesa fino a quando la situazione in Ucraina non migliorerà, come annunciato il 30 aprile dal Segretario di Stato vaticano Parolin.
Dal suo canto Kiev usa con il Vaticano toni più educati di quelli che si è permessa in questi giorni verso la Germania e di altri attori ritenuti troppo morbidi, pur ribadendo che il papa dovrebbe prima di ogni contatto con Mosca sentire le le ragioni ucraìne.

Nel complesso, l’iniziativa appare avvolta in una profonda incertezza. Non è chiaro cosa Bergoglio potrebbe ottenere da Mosca, mentre quest’ultima cerca di aggiungere il papa ai sostenitori della sua narrativa del conflitto («anche il Papa riconosce che è colpa della Nato» commentano molti media russi). La diagnosi del Vaticano del conflitto non è certo filorussa, ma in essa è anche possibile trovare un forte messaggio rivolto contro la politica dell’Occidente, sottinteso dal riferimento di Bergoglio all’«abbaiare della Nato» e agli eventi in corso in Ucraina quale episodio di una «guerra mondiale a puntate» dopo Siria, Yemen, Iraq, etc.

Già prima dell’inizio dell’offensiva russa, il Vaticano ha cercato di attuare iniziative di diplomazia preventiva per intervenire nella risoluzione del conflitto. Così, nel suo discorso di Natale, Bergoglio aveva invitato le parti ad avviare un dialogo, mentre a gennaio ha chiesto di pregare per la pace a causa delle tensioni in Ucraina. Successivamente, il pontefice ha invitato la comunità internazionale a fermare i combattimenti in Ucraina. Ma tutte le iniziative di Bergoglio a favore della pace fra i due popoli fratelli sembrano nascere sotto cattivi auspici. Qualche settimane prima che il conflitto si scatenasse con gli eventi di Maidan nel 2014, il papa dedicò la preghiera dell’Angelus alla pace fra russi ed ucraini. Per simbolizzare ciò dalla finestra del palazzo Apostolico Bergoglio liberò due colombe bianche, ma non appena spiccato il volo, i due uccelli furono attaccati da volatili predatori sotto gli occhi attoniti delle migliaia di presenti in San Pietro.

In termini simbolici, è anche interessante notare come, sullo sfondo dell’iniziativa vaticana, preparando il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, la Ue dichiari di volere stringere il cerchio proprio contro il Patriarca di Mosca, Kirill.