«In un istante ho perso tutto, il mio migliore amico, il mio mondo… mio fratello» racconta piano il comandante Nazar. «Non c’è dolore più grande», dice. «Dopo ho provato a prendere una pausa e a tornare a casa, ma non riuscivo a dormire, dovevo prendere delle pasticche, mi sembrava di non essere più buono a nulla. E sono tornato alla guerra». Non per vendetta, ma quasi per fatalità. Perché se c’è una cosa che non si può non imparare in guerra è che la massima non sbaglia: i morti chiamano sempre altri morti. Due anni di caduti pesano sull’est Europa...