Le garanzie di sostenibilità con cui il presidente del Messico Andres Manuel Lopez Obrador difende quotidianamente il Tren Maya si sono da subito scontrate con le denunce delle comunità indigene e di chi, nel paese, difende natura e biodiversità.

I 1500 KM DI ROTAIA che attraverseranno cinque stati meridionali del Messico collegando Palenque con Cancun sono stati progettati, secondo AMLO, «per essere un mezzo di comunicazione efficace e moderno che avvicinerà le zone archeologiche del sud-est del paese al turismo nazionale ed estero» e per essere «eredità di sviluppo per il sud-est del Messico». Non la pensano tutti e tutte così.

I PRIMI A DENUNCIARE l’assurdità e la violenza del progetto sono stati gli Zapatisti, per voce del Subcomandate Moises, nel 2020. Dicevano: «Grande Opera vuole dire distruggere un intero territorio». E andavano oltre: «Come zapatisti affermiamo con fermezza che solo un imbecille può considerare positive le grandi opere. Un imbecille o uno malvagio e scaltro che sa di mentire e non gli importa che la propria parola nasconda morte e distruzione, quindi il governo e tutti i suoi difensori dovrebbero dire chiaramente cosa sono: se sono imbecilli o bugiardi».

ORA C’E’ ANCHE LA DENUNCIA formale del Tribunale Internazionale Per i Diritti della Natura che è stato dal 9 al 12 marzo in Yucatan per verificare le denunce arrivate da più parti e tenere l’ottava udienza locale. «Un mega progetto di trasporto ferroviario che mette in serio pericolo la distruzione degli ecosistemi e delle comunità Maya, che, come hanno espresso varie testimonianze, non è solo un treno né è propriamente Maya», si può leggere nel documento reso pubblico alla fine del viaggio. «Un progetto – si legge ancora – che si connette con molti altri poli di sviluppo, mega-allevamenti di maiali, tra gli altri, esacerbandone gli impatti sociali, culturali, ambientali e di genere, e il cui master plan non è mai stato presentato dalle autorità».

PER IL TRIBUNALE IL PROGETTO sta proseguendo non solo senza rispettare la natura, la biodiversità e i diritti umani ma anche favorendo ecocidi ed etnocidi grazie alla massiccia presenza militare e alla «politica della paura» utilizzata per intimidire coloro che si oppongono alla sua costruzione. I cinque membri del Tribunale, tra i quali c’era Raul Vera, ex vice di Don Samuel Ruiz e quindi suo successore come vescovo a San Cristobal de Las Casas e poi a Saltillo, hanno ascoltato le testimonianze di 23 diverse comunità di Yucatan, Quintana Roo, Chiapas e Campeche.

IL PROGETTO DIPINTO come grande «occasione» di turistificazione per il paese non prevede però solo la costruzione di imponenti strutture «eco-turistiche» che impatteranno in maniera notevole i diversi territori attraversati dalle rotaie, ma anche un collegamento con il Corridoio Transistmico, altra grande opera promossa da AMLO, gestita e controllata dalla Marina Militare, che consiste nella riattivazione del treno di collegamento del porto di Salina Cruz con Oaxaca, di quello di Coatzacoalcos con Veracruz e quindi all’installazione di dieci parchi industriali, nonché con l’aeroporto in costruzione di Tulum e quello in via di potenziamento di Palenque e quindi con la futura autostrada Palenque-San Cristobal de Las Casas. Ogni opera ha bisogno delle altre per poter corrispondere al pieno delle aspettative.

IL TREN MAYA E’ IL GRIMALDELLO attorno a cui si muove l’enorme operazione di maquillage, guidata in prima persona dal presidente, che nasconde in sé un progetto, di stampo neoliberale, di strutturale trasformazione del sud del Messico.