Europa

«Trasparenza nell’Ue, mancano regole e sanzioni»

L’europarlamento di Strasburgo foto ApIl parlamento Ue – Ansa

Qataritangenti Shari Hinds lavora col network anti-corruzione Transparency International: «La situazione si sviluppa velocemente: potrebbero essere coinvolti altri gruppi politici e nuove persone. Quello che vediamo al momento è la punta dell’iceberg».

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 dicembre 2022

Transparency International è un movimento contro la corruzione attivo in tutto il mondo con oltre 100 sezioni locali. Una si occupa specificamente di quanto accade all’interno delle istituzioni europee. Shari Hinds ne fa parte: lavora nel team che monitora i fenomeni di lobbismo, porte girevoli e conflitti di interesse.

Shari Hinds

Il Qatargate è venuto fuori grazie agli investigatori belgi ma riguarda figure apicali dell’europarlamento. L’istituzione Ue non ha strumenti di autocontrollo?

Si tratta di uno scandalo legato alla corruzione e dunque in questo caso la faccenda è di tipo penale. In generale crediamo che per prevenire questo tipo di fenomeni occorra lavorare sulla cultura dell’etica e della trasparenza nelle istituzioni. È necessario un sistema di regole più stringenti che siano monitorate e prevedano sanzioni forti a livello di integrità politica, cioè nella fase precedente alla corruzione. Solo così si può creare un ambiente che non permetta questo tipo di scandali.

Non c’è nulla di simile?

A livello di parlamento europeo esistono regole sul comportamento dei deputati e sulla trasparenza ma sono poche. E comunque dove ci sono non prevedono né alcun monitoraggio effettivo né sanzioni. Per esempio c’è questo comitato consultivo sulla condotta dei deputati che noi consideriamo un «organo senza denti»: è composto da membri del parlamento e quindi è un sistema di verifica interno. Serve un invece organismo indipendente.

Nel 2022 la corruzione si fa ancora con i sacchi di denaro?

In questo caso è andata così. Probabilmente per evitare bonifici che sarebbero potuti essere tracciati.

Lo scandalo riguarda solo il gruppo Socialisti e Democratici?

Tutto lascia credere che si tratti di un fenomeno molto più esteso. Quando parliamo di parlamento europeo dobbiamo considerare i membri dello staff, gli assistenti parlamentari e i deputati. Per ora è venuto fuori un gruppo parlamentare specifico ma non vuol dire nulla. La situazione si sviluppa velocemente: potrebbero essere coinvolti altri gruppi politici e nuove persone. Quello che vediamo al momento è la punta dell’iceberg. Anche perché c’è un problema di protezione degli informatori.

In che senso?

A livello europeo esiste una direttiva che tutela chi segnala violazioni del diritto Ue, ma nelle istituzioni europeee questa non si applica. Così si scoraggia chi può denunciare ambiguità e scorrettezze. Queste persone vanno tutelate.

Lo scandalo potrebbe allargarsi ad altre istituzioni?

La mancanza di un monitoraggio effettivo non è limitata solo al parlamento. Quindi potrebbero esserci legami anche con altre istituzioni.

Cosa serve per prevenire simili scandali?

Contro queste forme di corruzione si potrebbero fare tante cose. Proteggere gli informatori affinché segnalino i problemi in anticipo. Istituire un organismo di controllo indipendente, di cui sta discutendo la commissione, su tutte le istituzioni Ue. Deve prevedere monitoraggio e sanzioni e riguardare non soltanto il parlamento, ma anche la commissione e il consiglio. Registrare i rappresentanti dei governi terzi per garantire la loro tracciabilità e la trasparenza. Rendere pubbliche le riunioni tra deputati e lobbisti dei paesi terzi. Rafforzare le regole interne al parlamento e il codice di condotta dei deputati, introducendo dei deterrenti sui comportamenti problematici. Introdurre un controllo fiscale più stringente sulle indennità dei membri del parlamento e poi un periodo di raffreddamento, da tenere sotto controllo, dopo che i rappresentanti istituzionali terminano la loro carica. In questo modo si potrebbe frenare il sistema delle «porte girevoli».

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento