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Emilia, il Pd al bivio tra 5s e Iv. La rabbia dem contro Conte

Emilia, il Pd al bivio tra 5s e Iv. La rabbia dem contro ConteElly Schlein con candidato in Emilia Romagna Michele De Pascale

Regionali Veto grillino sui renziani, che confermano: «Ci saremo col simbolo». De Pascale in difficoltà. Bonaccini: non accettiamo veti. Ma i contiani: «Se c’è Renzi noi usciamo» Il silenzio di Schlein. Guai in arrivo anche in Toscana, dove il Movimento (all'opposizione) lancia un analogo ultimatum: fuori Iv dalla futura coalizione

Pubblicato circa un mese faEdizione del 3 ottobre 2024

L’unica zona franca è rimasta l’Umbria: lì il terremoto che sta sfasciando il centrosinistra non dovrebbe produrre danni. I renziani sono in una lista civica senza simbolo, a sostegno della candidata Stefania Proietti, e i 5 stelle appaiono tranquilli. È in Emilia-Romagna, dove pure si vota il 17-18 novembre, che lo tsunami innescato da Giuseppe Conte rischia di produrre danni. «Mai il nostro simbolo accanto a quello di Renzi», ha scandito Conte martedì sera nel salotto di Bruno Vespa. E il rottamatore ha fatto subito sapere che in Emilia, invece, quel simbolo ci sarà. Concetto ribadito ieri dal suo braccio destro Raffaella Paita.

E ORA CHE SUCCEDE? Per il Pd e il candidato presidente Michele De Pascale è una bella gatta da pelare. Perchè, con tutta probabilità, dei due duellanti ne resterà soltanto uno. E Iv è stata in maggioranza con Bonaccini, mentre i 5 stelle erano all’opposizione. E dunque adesso è un po’ complicato sfrattare i renziani solo perchè l’ha ordinato Conte su Raiuno. «Veti e pregiudiziali personali non sono accettabili: tutti insieme, proprio in Emilia Romagna abbiano appena vinto in tantissime città», il messaggio dell’ex governatore in un’intervista al Domani. «Iv è stata al governo con noi 5 anni e non c’è stato alcun problema politico».

TRA I RIFORMISTI DEL PD la rabbia verso Conte viene trattenuta a stento. «Ora tutto il Pd alzi la testa contro l’ennesima mossa trasformistica dell’avvocato camaleonte che ha deciso di tornare a strizzare l’occhio a destra su immigrazione e Rai», tuona l’europarlamentare Elisabetta Gualmini, che è stata vicepresidente della Regione. Così la collega Pina Picierno: «No ai ricatti». Schlein tace, ieri si è occupata di Medio Oriente con la segreteria dem e poi ha incontrato il Forum del Terzo settore e altre associazioni: il suo obiettivo è mostrarsi plasticamente distante dalle polemiche di Conte. Silenzio anche da De Pascale, che martedì aveva lanciato un appello a tenere fuori l’Emilia-Romagna dalla faida nel centrosinistra nazionale. Invano.

DAL M5S RIBADISCONO che negli accordi emiliani «era previsto da tempo che non ci fosse il simbolo di Iv». E ora avvertono: «Ora Schlein deve decidere: se accetterà Renzi in coalizione col simbolo noi non ci saremo». «Io ho sempre parlato con De Pascale e lui mi ha assicurato che non ci sarebbe stata una lista id Iv», dice al manifesto Gabriele Lanzi, coordinatore emiliano dei 5S. Se poi «qualcuno di Iv dovesse essere candidato in una delle liste collegate a De Pascale, come l’assessore uscente Mauro Felicori che ha lavorato bene, non ci sarebbe nessun problema, noi non facciamo l’esame del sangue ai candidati». L’aria che tira tra i grillini emiliani non è dunque quella di uno strappo imminente: «Noi stiamo continuando a lavorare al programma con Vincenzo Colla», dice Lanzi. «Alle riunioni non ho mai visto nessun renziano…».

AL QUARTIER GENERALE di De Pascale si lavora pancia a terra all’evento di domenica a Bologna, dal titolo «La fabbrica del programma», che richiama l’esperienza di Romano Prodi di 20 anni fa. Chi si presenterà dei potenziali alleati? «La situazione è in evoluzione», fanno sapere dallo staff del candidato rispetto al perimetro della coalizione. C’è un certo sgomento per questo fulmine a ciel sereno lanciato da Conte che colpisce una realtà dove finora la coabitazione tra forze diverse non aveva prodotto scossoni.

Il segretario regionale Pd Luigi Tosiani lancia un altro appello: «Qui abbiamo costruito un percorso fatto di dialogo e confronto con le forze politiche alternative alle destre, tenendoci lontano dal dibattito nazionale. De Pascale è il garante di questo progetto, ha saputo unire oltre le sigle e i simboli: un lavoro comune che dobbiamo preservare». «Conte rispetti il lavoro fatto sui territori», taglia corto Debora Serracchiani.

IL RISCHIO CHE IL CAMPO larghissimo salti in aria è più che concreto. I sondaggi dicono che De Pascale potrebbe farcela anche senza 5s e Iv, ma sarebbe un azzardo. «Credo che Conte stia gestendo in modo nervoso questo passaggio del M5s, ma il punto è strutturale: il centrodestra ha un suo schema fisso, mentre il centrosinistra no. Serve una cabina di regia per gestire queste fibrillazioni», segnala Andrea Orlando, che in Liguria è stato costretto dal veto di Conte a scaricare i renziani, pur avendo un margine di vantaggio strettissimo sul rivale Marco Bucci. «La costruzione di un’alleanza larghissima (con dentro anche i centristi, ndr) andava gestita con più cautela».

Guai in arrivo anche in Toscana. I 5S, che sono all’opposizione della giunta Giani (dove c’è anche Iv) hanno lanciato un analogo ultimatum al Pd per le regionali del 2025. «Mai con i renziani». Anche sinistra italiana sostiene che la futura coalizione debba poggiare solo sui giallorossi. Anche qui i dem sono in imbarazzo. In questo caos, è passata quasi in silenzio la notizia che Pd, 5s e Avs ieri hanno presentato una proposta comune sulla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario.

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