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Il messaggio per Schlein: «Serve più chiarezza»

Il messaggio per Schlein: «Serve più chiarezza»Giuseppe Conte – Ansa

Controcampo L’incrocio tra agenda politica e scontri interni dietro le ultime mosse di Giuseppe Conte

Pubblicato circa un mese faEdizione del 3 ottobre 2024

A questo punto, direbbe quel tale, la domanda sorge spontanea: ma il campo largo che Giuseppe Conte a dichiarato inaridito è mai esistito per davvero? Se si pone la questione dalle parti di via Campo Marzio, al quartier generale del Movimento 5 Stelle, la risposta è abbastanza netta. Ed è negativa. «È esistito quello che potremmo chiamare il campo giusto – affermano – Sono esistite le foto dei leader sul palco contro l’autonomia differenziata o su quello dell’Anpi. E in quelle foto Matteo Renzi non c’è mai stato».

Secondo la versione dei vertici 5 Stelle, Conte ha aspettato anche troppo prima di alzare la voce. Fanno risalire la retromarcia di Renzi sul campo largo alla fine dello scorso mese di luglio. Quando, fanno notare, persino Carlo Calenda si trovò a osservare: «Renzi? Pensavo di essere l’ultimo pirla a fidarsi». Tutto ciò per rappresentare il «silenzio complice» del Pd di questi mesi. La cosa si poteva disinnescare subito, è il ragionamento, e Conte ha provato a non farne una questione sul personale ma a metterla sul piano programmatico. I 5 Stelle ritengono «grave che la dirigenza dem abbia derubricato la questione a un gioco di potere: al contrario, vengono posti nodi gordiani per un futuro comune» E ancora: «Possiamo parlare con il Pd per capire cosa ci unisce, ma non possiamo arrivare fino a Renzi».

Incrociando l’agenda politica con quella del dibattito interno al M5S, inoltre, si capisce che Conte vuole arrivare all’assemblea costituente del M5S, l’atto finale che dovrebbe sancirne definitivamente la mutazione genetica, con la testa di Renzi su un vassoio d’argento. Sarebbe questa una delle condizioni necessarie a garantire che il nuovo M5S può stare sul fronte progressista senza aspirare a esserne azionista di maggioranza ma ponendo vincoli e paletti decisivi.

Ne deriva che l’avvocato si potrebbe trovare di nuovo a imboccare un percorso che si avvicina alla linea che va proponendo da mesi Rocco Casalino. Il gran regista della comunicazione, pur non sconfessando l’ex premier, sostiene che bisogna cambiare registro: essere alternativi alla destra, e dunque disponibili anche ad alleanze in questa chiave, ma non perdere il profilo trasversale e il tocco populista che ha garantito tanti consensi in passato.

Questa volta però, a differenza degli anni scorsi, il M5S ha scelto di collocarsi in Europa con The Left, firmando anche una dichiarazione di principi che lascerebbe pochi margini di manovra al grillismo delle origini «né di destra né di sinistra». Nei giorni scorsi Conte ha giocato sul filo, solo per fare un esempio, quando ha evitato di firmare i referendum sulla cittadinanza. Non è un caso che Renzi, che ha fiuto per le tattiche politiche, pungoli Conte un giorno sì e l’altro pure, accusandolo di trasversalismo e di poca chiarezza ideologica.

Qui entra in gioco l’asse con Alleanza Verdi Sinistra, che si è palesato sulla votazione del Cda Rai e che serve a stanare Elly Schlein. Rossoverdi e pentastellati condividono l’idea che la segretaria dem debba far seguire i fatti agli annunci e le scelte politiche alle promesse con le quali ha vinto le primarie. E che debba farlo sul tema dei temi (la guerra) ma anche nei territori, dove spesso la vecchia guardia dem continua a dettare legge e le coalizioni faticano a lavorare insieme. Da questo punto di vista, un 5 Stelle di primo piano dice: «Noi parliamo chiaro, ma perché Schlein non lo fa? Come fa a essere la leader del soggetto federatore se non riesce a dire una parola su Renzi? Possiamo essere ignorati in questo modo, noi e Avs?»?»

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