Tra Ucraina e Medio Oriente. La diplomazia di Mattarella
Quirinale Il presidente in Uzbekistan: «Mai mi sarei aspettato di vedere la guerra in Europa»
Quirinale Il presidente in Uzbekistan: «Mai mi sarei aspettato di vedere la guerra in Europa»
Tutto si può pensare di Sergio Mattarella tranne che sia una persona facile da sorprendere. E invece, in Uzbekistan, davanti al presidente Shavkat Mirzioyoyev una cosa che davvero lo ha lasciato di stucco l’ha confessata: «Alla mia età non immaginavo di poter assistere alla guerra in Europa».
E NON SOLO, verrebbe da aggiungere guardando alla situazione che da oltre un mese va avanti in Medio Oriente. Il presidente della Repubblica sul tema spende più di qualche parola: «Quello che ha fatto Hamas il 7 ottobre, sgozzando bambini e anziani, filmando le scene di violenza, è un insulto all’umanità». E poi, «va ribadito nell’interesse dei palestinese che Hamas non rappresenta il popolo palestinese» e Tel Aviv deve a sua volta capire che «le azioni militari devono tenere conto delle vittime civili».
L’invasione dell’Ucraina, invece, per Mattarella è «un grave errore della Russia, che riporta indietro il tempo», perché «nessuna controversia va risolta aggredendo». E tuttavia, anche qui, la via d’uscita è quella della diplomazia. Cioè di accordi «che rispettino l’integrità territoriale dell’Ucraina» anche se «nessuno vuole umiliare o indebolire il ruolo della Russia».
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La piazza di Schlein: «Con noi l’alternativa»C’È UNA METAFORA che il presidente ha usato per descrivere meglio il suo sgomento di fronte alla guerra. È il verso di una canzone di Battiato: «Come un cammello in una grondaia», citazione del filosofo persiano al-Biruni per parlare di chi, messo davanti all’impossibilità di capire l’orrore della violenza, non perde la speranza di trovare lapace. Resta così, sul Medio Oriente, una «grande preoccupazione per la situazione umanitaria della popolazione, ma anche per il mancato rispetto dei diritti umani e in particolare delle donne».
DA QUI IL RILANCIO dell’opzione forse più celebre per tentare di risolvere il pluridecennale conflitto israelo-palestinese: «Resto convinto che l’unic soluzione che porti alla stabilità e alla pace sia quella dei due popoli e due stati». Una prospettiva che molti giudicano irrealistica, ma forse il punto è che ormai nemmeno ci si sforzi più di cercarla davvero una soluzione, come se rispondere a un massacro con un altro massacro – e via così in una catena infinita – sia ormai l’unica possibilità contemplata. Dall’Uzbekistan, regione nevralgica a cavallo tra due continenti, Mattarella ha anche voluto spendere qualche parola per disegnare un dialogo possibile tra Europa e Asia, mentre a breve Xi Jinping e Joe Biden si incontreranno a San Francisco, in un altro per certi versi complementare tentativo di provare a parlare in maniera simile, evitando scontri economici e più o meno velateminacce incrociate.
«SOLAMENTE il dialogo e la cooperazione, fondati sul rispetto reciproco e sul valore inalienabile della persona umana, in tutte le sue diverse manifestazioni, potranno debellare i fantasmi che si riaffacciano dell’imperialismo, ha detto Mattarella. In questo contesto l’Italia e l’Europa, secondo il presidente, potrebbero giocare un ruolo importante. È in quest’ottica che va letto l’accordo di partenariato strategico tra Roma e Tashkent, sì fondato «sull’impegno reciproco nei confronti dei valori democratici, del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali», ma che poi riguarda soprattutto relazioni privilegiate in settori strategici come l’energia, la ricerca sui nuovi materiali, la digitalizzazione dei processi produttivi e la diffusione dell’intelligenza artificiale.
MATTARELLA, che oggi concluderà il suo viaggio a Samarcanda, mentre intorno è tutto uno sparare e un lanciare bombe, gioca la carta della diplomazia e prova a costruire ponti là dove non si pensava potessero esistere. In Europa, attualmente, forse è l’unico a farlo davvero.
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