Europa

Tra Orbán e Meloni la destra europea preferisce il gioco a due punte

Viktor Orbán e Giorgia Meloni foto di Odd Andersen/Getty ImagesViktor Orbán e Giorgia Meloni foto di Odd Andersen/Getty Images

Ue Il nuovo gruppo dei "patrioti" resta fuori dalle cariche. Migranti, gli alleati di Ursula von der Leyen divisi sulle procedure d’asilo extra-Ue

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 4 luglio 2024

Mentre la delegazione europea del Movimento 5 stelle trova casa a sinistra, la destra va verso uno schema a due punte. Si delineano quindi gli assetti nei due schieramenti opposti, mentre l’Eurocamera ha fissato a oggi il termine per presentare i gruppi politici e assegnare incarichi secondo il cosiddetto metodo D’Hondt, affilato sistema matematico (o se si preferisce versione di manuale Cencelli in salsa burocrazia europea). A partire dal 16 luglio – data d’inizio della sessione costitutiva del Parlamento a Strasburgo – verranno assegnate alle famiglie politiche le vicepresidenze dell’Aula così come la guida delle commissioni parlamentari, attraverso cui passeranno i provvedimenti legislativi nel prossimo quinquennio.

Sappiamo già che nel gruppo dei Patrioti, lanciato da Viktor Orbán domenica, arriveranno certamente gli eurodeputati della Lega. Fonti del gruppo Identità e democrazia (Id), contattate dal manifesto, non escludono l’ipotesi di un passaggio di altre componenti all’interno del nuovo contenitore. Se così fosse, il raggruppamento potrebbe presentarsi come rebranding di Id, a cui potrebbe unirsi anche la delegazione del Rassemblement national di Marine Le Pen. Tutti gli occhi sono puntati sul risultato delle legislative francesi domenica prossima, che al netto dell’esito finale, certificheranno in ogni caso la forza del partito di Marine Le Pen. Un altro indizio della possibile sovrapposizione dei due gruppi è il fatto che sia Id che i Patrioti hanno fissato per lunedì prossimo, subito dopo il voto francese, la loro riunione costitutiva.

La data però presenta un’importante controindicazione: quella di tenere la destra orbaniana fuori dai giochi interni di Strasburgo. Dagli uffici del Parlamento europeo chiariscono che non esiste un termine ultimo per la costituzione di un gruppo politico nel corso della legislatura. Tuttavia, la stessa Eurocamera ha decretato che solo le formazioni costituite entro oggi, 4 luglio, parteciperanno alla distribuzione delle cariche. In ballo ci sono 14 vicepresidenze, 20 presidenze di commissione parlamentare, che durano per metà della legislatura. Se non fossero bloccati dalle scadenze, i Patrioti di Orbán e Salvini verrebbero tenuti comunque fuori dalla redistribuzione attraverso il cosiddetto «cordone sanitario» contro le destre. Fonti dei socialisti europei ci confermano la volontà di isolare populisti e nazionalisti. Ma il Ppe – come ci dice a sua volta una fonte interna al gruppo guidato dal Cdu Manfred Weber – chiarisce che il cordone non si applica ai Conservatori di Ecr. A dividere ulteriormente i due pilastri della maggioranza Ursula c’è poi il tema migranti. Ieri i socialisti hanno chiesto alla prossima Commissione cautela sull’esternalizzazione in paesi extra-Ue delle procedure di asilo, che invece il Ppe sostiene con forza, e hanno proposto il ripristino una missione search and rescue nel Mediterraneo.

Dalla Sicilia, dove si è svolta la loro convention, Ecr ieri ha annunciato di aver ritrovato la concordia, dopo le minacce di fuoriuscita da parte dei polacchi di Diritto e giustizia (Pis). Niente fuga verso gli orbaniani: alla guida del gruppo europeo di Giorgia Meloni viene riconfermato il fedelissimo Nicola Procaccini, affiancato alla presidenza da Joachim Brudzinski, ex ministro degli Interni a Varsavia nel governo guidato da Mateuz Morawiecki. Alla compagine si aggiunge anche un esponente del partito popolare estone, che porta così il terzo gruppo all’Eurocamera a quota 84 seggi. L’unità della destra europea non sembra quindi all’orizzonte. Tutto lascia pensare a uno schema con Meloni da un lato, più governativa e pronta all’appoggio esterno a von der Leyen, dall’altro un corposo raggruppamento in cui Orbán, Salvini e forse Le Pen continueranno a giocare il ruolo di radicali di destra. Se saranno pronti a collaborare o invece a competere, lo si capirà presto.

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