A meno di due settimane dalle elezioni del 9 agosto, in Kenya la campagna elettorale entra nella sua fase febbrile dopo un inizio insolitamente esitante. La commissione elettorale (Iebc) da una lista di 47 aspiranti candidati alla Presidenza della Repubblica ha scelto i 4 che avevano i requisiti di legge (essere laureato e aver raccolto firme a sostegno della propria candidatura in tutte le contee del Paese): il quinto presidente del Kenya sarà uno tra David Mwaure Waihiga (Partito Agano), il prof. George Wajackoyah (Partito Roots), Raila Odinga (Partito politico della coalizione Azimio) e William Ruto (United Democratic Alliance-Uda).

WAJACKOYAH HA SUSCITATO una certa attenzione da parte di opinione pubblica e mass media per le sue proposte di risanamento del debito basate sulla vendita di serpenti e carne di cane in Cina nonché di testicoli di iena. L’Unione dei veterinari del Kenya (Uvpk) si è detta preoccupata che un tale commercio possa causare una raffica di malattie zoonotiche e quindi una pandemia. Critico anche Antony Leaduma, manager della Holistic Wildlife secondo il quale «queste proposte sono un incentivo al bracconaggio». Oltre al fatto che «puliscono il territorio dalle carcasse, le iene sono tra gli animali selvatici che attirano visitatori e turisti generando reddito e opportunità di lavoro per le comunità locali».

I CANDIDATI CON POSSIBILITÀ di vittoria sono solo due Raila Odinga e William Ruto. La candidatura di Odinga gode del sostegno dell’attuale presidente della Repubblica Uhuru Kenyatta in quello che è una sorta di compromesso storico: i due gruppi politici ed etnici rivali sono uniti nella medesima coalizione e questo sta allontanando i contenuti della campagna elettorale dai tradizionali toni tribali. Lo scontro è sempre più di tipo personale e coinvolge il presidente Uhuru Kenyatta e l’attuale vice-presidente William Ruto, tra continui scambi di accuse.

Monsignor Salesius Mugambi, vescovo di Meru, si augura che la smettano «perché tutti, a iniziare dai bambini, ascoltano i nostri leader scambiarsi insulti in un momento in cui dovrebbero concentrarsi nella costruzione della pace». I vescovi del Kenya denunciano poi la compravendita di voti e fanno appello ai politici affinché non propaghino l’odio lungo linee politiche, tribali o religiose.

PER LA VICE-PRESIDENZA Odinga ha nominato Martha Karua, avvocata ed ex ministra della Giustizia esperta di diritti umani e questioni di genere, mentre Ruto ha scelto Rigathi Gachagua, uomo d’affari ed ex assistente personale di Uhuru Kenyatta.

Odinga ha minacciato di boicottare il voto del 9 agosto se la Commissione elettorale non disporrà del registro manuale degli elettori, oltre che di quello elettronico. Secondo lui sarebbero in atto manovre per truccare le elezioni in almeno 10 mila seggi elettorali, in modo da avvantaggiare Ruto, che potrebbe guadagnare illegalmente 2 milioni di voti.

La campagna elettorale ha assunto uno schema consolidato per avere massimo effetto scenico: il candidato arriva in auto e fa il comizio in piedi uscendo dal tetto apribile della macchina. La folla preme ed esulta, tra battute, ringraziamenti e promesse il candidato arringa la moltitudine umana che attende festante.
D’altra parte fuori dalle città spesso non ci sono spazi adeguati per accogliere migliaia di persone, non esistono piazze, quindi da un lato è la mancanza di infrastrutture, dall’altro il capo deve ergersi sul popolo. Poi ci sono i colori, ogni coalizione ha il suo distintivo per amplificare l’effetto fotografico dei comizi e spingere sui social l’idea di stare con il candidato che ha già vinto.

RUTO È STATO ACCUSATO di crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale in relazione alle violenze seguite alle contestate elezioni del 2007; su di lui pesano anche accuse di corruzione e deve ancora spiegare la fonte della sua favolosa ricchezza (ad esempio come ha acquisito la Mata Farm di 2.500 acri nella contea di Taita Taveta). Pur essendo in politica da 30 anni si presenta come «giovane portatore di rinnovamento» chiamato a cambiare il sistema che ha portato al potere le stesse dinastie politiche che hanno dominato il panorama politico ed economico dall’indipendenza nel 1963 (Odinga, Kenyatta).

ODINGA, CLASSE 1945, ha una lunghissima storia politica di oppositore viene chiamato dai suoi sostenitori baba (papà) e per i luo è una sorte di “padre della patria (luo)”. I sondaggi (Nairobi Tifa Research) lo danno in leggero vantaggio: 42% contro 39%, ma gli indecisi sono al 10%.

Intanto l’inflazione sale e «la gente non sa come far fronte alle spese quotidiane – spiega il missionario padre Kizito – i prezzi per gli acquisti di base, olio, farina, sale, zucchero sono aumentanti in 6 mesi del 50% a parità di salari. Si vedono i segni di fame cronica, volti emaciati, bambini smagriti che non hanno più voglia di giocare e i tentativi di suicidio in aumento: troppa gente è al limite della disperazione. Ai disperati si vorrebbe far credere che il loro destino dipende dalla vittoria elettorale di un rappresentante della loro etnia. La vera divisione invece non è fra gruppi etnici, o fra gente che ha il colore della pelle diverso. Una mamma mi ha detto “padre, come si fa a vivere con questo salario?”. Teresa è una mamma con due figli e un marito dileguatosi da tempo nell’immensità di Kibera. È fortunata perché ha un lavoro regolare e uno stipendio di 12mila scellini al mese (100 euro), che molti se lo sognano. Già, come si possa vivere con 12mila scellini al mese, con due figli, è difficile da capire».

COVID, GUERRA IN UCRAINA, incertezze elettorali e siccità hanno creato la cornice ideale a processi speculativi, tant’è che il presidente Kenyatta si è chiesto se vi sia una «correlazione tra elezioni e crescita del prezzo della farina (unga)». Unga Crisis: c’è un legame evidente tra il modo in cui il prezzo dell’unga sale e il ritmo delle elezioni. Oggi si è passati da un prezzo accessibile di Ksh 100 a Ksh 205. Il Kenya sussidierà il prezzo della farina imponendo un prezzo calmierato di 100 Ksh per le prossime 4 settimane. poi toccherà al governo successivo valutare come procedere.

Tra promesse di una bella vita, sanità gratuita per tutti e denaro gratuito e a nuove favolose industrie che esportano cannabis e testicoli di iena la campagna procede purché non ci sorprenda la vittoria.