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Mozambico nel caos dopo la vittoria «rubata» di Chapo alle presidenziali

Forze di sicurezza in una strada di Maputo il 21 ottobre, giornata di mobilitazione nazionaleForze di sicurezza in una strada di Maputo il 21 ottobre, giornata di mobilitazione nazionale – Ap

Proteste e scontri da nord a sud Secondo la Commissione elettorale il candidato del Frelimo ha vinto con il 70% dei voti. Ma i sostenitori di Mondlane non ci stanno e scendono in piazza. A infiammare gli animi l'uccisione di Elvino Dias, avvocato e consigliere del candidato indipendente, e Paulo Guambe, portavoce di Podemos

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 26 ottobre 2024

Il Mozambico rischia di sprofondare sempre più nel caos, dopo le proteste di questi giorni e la pubblicazione ufficiale, nella serata di giovedì, dei risultati definitivi delle presidenziali del 9 ottobre.

I dati diffusi dalla Commissione Elettorale Nazionale (Cne) – che dovranno essere convalidati dal Consiglio Costituzionale, dopo i ricorsi presentati dalle opposizioni – danno una netta vittoria, con il 70%, dei voti complessivi, a Daniel Chapo, successore designato dall’attuale presidente Filipe Nyusi e candidato del Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), partito alla guida del paese dall’indipendenza nel 1974. Molto distanziato il suo principale avversario, Venancio Mondlane, candidato indipendente sostenuto dal partito Podemos ed ex noto volto televisivo, con il 20%.

Mentre la Commissione elettorale contava ancora i risultati delle presidenziali e delle legislative, i sostenitori di Mondlane sono scesi spontaneamente in piazza per denunciare una vittoria che, a loro avviso, è stata «rubata da una commissione elettorale corrotta». L’agenzia Afp indicava violenze e scontri ancora ieri con pneumatici in fiamme, atti vandalici e cartelloni pubblicitari del Frelimo bruciati nella capitale, Maputo (sud), come a Nampula (nord), dove ieri la polizia aveva contato un morto e decine di arresti.

Risultati duramente contestati da Mondlane, con i suoi osservatori che la scorsa settimana avevano pubblicato online i verbali originali fotocopiati che indicavano una sua schiacciante vittoria. Questo martedì anche i 180 osservatori dell’Unione Europea (Ue) hanno indicato di aver notato «evidenti alterazioni dei risultati delle votazioni», come la registrazione di verbali che hanno fatto contare più voti al candidato del Frelimo rispetto al numero totale di votanti.

Il conteggio delle schede in un seggio di Maputo (Ap)

Le tensioni sulle elezioni del paese si sono aggravate dopo l’assassinio di due esponenti dell’opposizione venerdì scorso: Elvino Dias, avvocato e consigliere di Mondlane, e Paulo Guambe, portavoce di Podemos, entrambe uccisi da uomini armati mentre erano in auto nel traffico di Maputo. Le autorità governative hanno subito condannato questo «brutale assassinio» legato, secondo la polizia, ad un «tentativo di rapina» e hanno annunciato l’apertura di un’inchiesta, mentre l’organizzazione di monitoraggio elettorale, Mais Integridade, ha affermato che gli omicidi avevano lo scopo di intimidire chiunque chiedesse trasparenza nel voto.

La protesta è ulteriormente aumentata questo lunedì, quando le forze di sicurezza nazionali hanno represso una manifestazione indetta da Podemos a Maputo. Dal primo mattino gli agenti hanno sistematicamente disperso i manifestanti con l’utilizzo di proiettili di gomma e gas lacrimogeni. Bilancio conclusivo: due morti e centinaia di arresti.

Rivendicando la vittoria contro il Frelimo, Venancio Mondlane ha esortato la popolazione a «scendere in strada a protestare» nei prossimi giorni ed ha chiesto di «paralizzare il paese», indicando che «si sta presentando un’opportunità ed un clima nuovo per cambiare il futuro del paese e per cancellare l’egemonia del Frelimo», che dura da quasi 50 anni.

Mondlane, volto indipendente, ha suscitato grandi speranze, soprattutto tra i giovani del paese, in discontinuità con la corruzione governativa e la politica clientelare del Frelimo.

Una «situazione inaccettabile» – secondo il leader dell’opposizione – in un paese con enormi ricchezze, ma con oltre il 65% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà e flagellato dall’ascesa jihadista degli Ansar Al-Shabaab, affiliati allo Stato Islamico dell’Africa centrale (Iscap), nel nord del paese.

Un esempio evidente è l’indifferenza del governo centrale nei confronti della popolazione di Cabo Delgado, priva di servizi essenziali e abbandonata alle violenze dei gruppi jihadisti, in una regione ricca di idrocarburi ed interessi economici. Povertà estrema per la popolazione locale in contrasto con le ricchezze che sono andate al governo centrale di Maputo e alle multinazionali straniere: TotalEnergies, Exxonmobil e l’italiana Eni.

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