Kemi Seba arrestato a Parigi per spionaggio
L’attivista francese vicino a Mosca Era già stato condannato per «incitamento all’odio razziale». Bruciò in pubblico il passaporto. Personaggio molto divisivo, notissimo tra la diaspora africana in Europa e tra gli afrodiscendenti
L’attivista francese vicino a Mosca Era già stato condannato per «incitamento all’odio razziale». Bruciò in pubblico il passaporto. Personaggio molto divisivo, notissimo tra la diaspora africana in Europa e tra gli afrodiscendenti
Il noto attivista “panafricanista” Kemi Seba, al secolo Stellio Gilles Robert Capo Chichi, è stato arrestato lunedì sera dai servizi francesi della Direction générale de la sécurité intérieure (DGSI) mentre cenava con il suo socio Hery Djehuty in un ristorante nel XV arrondissement di Parigi. Secondo il suo avvocato Juan Branco, che lo ha incontrato ieri alla sede della DGSI di Levallois-Perret, dove è agli arresti, Seba è stato arrestato perché sospettato di attività di intelligence per un Paese straniero. L’attivista, che era arrivato a Parigi poche ore prima dalla Spagna, ha perso la cittadinanza francese a luglio e quella beninese poco prima e viaggiava con un visto Schengen D. In Niger, il leader della giunta militare Abdourahamane Tchani lo ha nominato formalmente consigliere speciale, dotandolo di passaporto diplomatico.
NATO NEL 1981 A STRASBURGO da genitori di origini beninesi, Seba è un personaggio molto divisivo, notissimo tra la diaspora africana in Europa e tra gli afrodiscendenti: fondatore di una Ong chiamata Urgences Panafricaniste, gira da anni Europa ed Africa promuovendo una sua iniziativa politica separatista, volta al ritorno delle diaspore nel continente, alla “de-francesizzazione” dell’Africa e, in particolare negli ultimi anni, contro il neocolonialismo e il Franco Cfa. Polemiche che furono riprese nel 2018 dall’allora sottosegretario agli Esteri Manlio di Stefano, che si fece fotografare con Seba in visita in Italia, citate l’anno dopo dal vicepremier Luigi Di Maio e anche dall’allora deputata Giorgia Meloni, che in tv prese in prestito le teorie di Seba per denunciare lo sfruttamento francese in Africa occidentale, diffondendo informazioni false e approssimative.
Sempre in quegli anni, secondo un’inchiesta del magazine francese Jeune Afrique, in collaborazione con il quotidiano tedesco Die Zeit e altre organizzazioni, Seba era finanziato, sostenuto e persino guidato da Evgenij Prigozhin, l’imprenditore russo fondatore del gruppo paramilitare Wagner con la passione per la disinformazione online. Lo stesso Seba, l’anno scorso, ha partecipato come relatore al vertice Russia-Africa di San Pietroburgo. Vicino ad Aleksandr Dugin, nel marzo 2022 ha incontrato Mikhail Bogdanov, viceministro degli Esteri russo con delega per l’Africa, e tenuto una conferenza all’Istituto statale russo per le relazioni internazionali.
IL BRACCIO DI FERRO tra Seba e le autorità francesi dura da anni: l’attivista è stato già condannato per incitamento all’odio razziale e, in risposta alla revoca della cittadinanza ha pubblicamente bruciato il suo passaporto francese. In Benin e Senegal è stato dichiarato nel 2017 «persona non grata» ma, martedì pomeriggio, alla diffusione della notizia dell’arresto, è stata velocemente organizzata una piccola manifestazione di fronte all’ambasciata francese a Bamako, in Mali, e molti attivisti lo definiscono già un «prigioniero politico».
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