«Chiediamo agli osservatori internazionali, alle Nazioni unite, all’Unione europea, all’Organizzazione degli Stati americani, alle delegazioni diplomatiche, alla stampa nazionale e internazionale, a tutti i colombiani e colombiane di proteggere questo processo elettorale». Lo ha affermato Alirio Uribe Muñoz, riconosciuto avvocato per la difesa dei diritti umani e senatore per il Polo Democratico. Che di fronte al voto di oggi per la presidenza, sottolinea come in Colombia solo quest’anno siano avvenuti oltre 40 massacri, sono stati assassinati 78 leader sociali mentre molti altri ricevono minacce: «Abbiamo bisogno di garanzie, che lo Stato sia neutrale e che venga rispettato il risultato delle elezioni», dice.

L’ultimo rapporto della Defensoría del Pueblo denuncia un aumento dei municipi con un rischio estremo (84) o alto (oltre 200) di vulnerabilità dei diritti della popolazione a causa delle azioni della guerriglia dell’Ejército de Liberación Nacional (Eln), dei vari gruppi dissidenti delle ex-Farc e delle formazioni neo paramilitari Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC), dette anche Clan del Golfo, artefici del paro armado realizzato a inizio maggio, che ha investito il 30% del Paese.

A questo si aggiungono le minacce costanti ai candidati del Pacto Histórico: l’ultima è giunta da un comunicato del gruppo paramilitare Aguilas Negras, che minaccia di morte non solo Gustavo Petro e la candidata alla vice presidenza Francia Márquez ma anche tutti quelli che li appoggiano, con un messaggio che «è una chiara interferenza con il processo elettorale di questa domenica», ha denunciato l’istituto di difesa dei diritti umani Indepaz. Il 18 maggio il rappresentante del Pacto Histórico nel Dipartimento del Cauca, Jesús Orlando Dorado Burbano è stato ucciso da uomini armati a volto coperto.

Inoltre, nelle elezioni del Congresso, il passato 13 marzo, solo grazie al monitoraggio degli osservatori nazionali ed internazionali e al lavoro certosino di scrutatori e avvocati, il Pacto Histórico ha potuto recuperare circa 500mila voti dopo aver denunciato che in oltre 20mila seggi non appariva nemmeno un voto alla coalizione, dato contrario alla tendenza nazionale che mostrava un evidente vantaggio sulle altre forze politiche.

 

Ultimi preparativi in un seggio di Bogotà (Ap)

 

La presenza di rappresentanti del Pacto Histórico incaricati di vegliare sullo svolgimento delle elezioni si è dimostrata la maggiore garanzia democratica per le elezioni di marzo e questa strategia sarà nuovamente utilizzata oggi, quando ai seggi saranno presenti oltre 700mila scrutatori. Per la stessa ragione, è fondamentale anche il monitoraggio da parte degli osservatori internazionali, che saranno presenti con 27 organizzazioni della società civile, il numero più alto registrato in un’elezione in Colombia secondo la Registraduría, l’ente deposto alla gestione del processo elettorale.

Da segnalare che negli ultimi giorni le autorità migratorie colombiane hanno negato l’ingresso a tre osservatori internazionali e a un giornalista belga. Inoltre, ha sollevato ulteriori preoccupazioni l’annuncio, lo scorso 24 maggio, del Consiglio nazionale elettorale (Cne) in cui si comunicava che per le elezioni non ci sarà un ente di controllo internazionale sul software destinato al conteggio dei voti. «Non c’è stato un impegno da parte dello Stato» a contattare un’impresa per tempo, ha spiegato il magistrato del Cne, Luis Guillermo Pérez.

In tale scenario di violenza, rischi di brogli e incertezze legali, la Colombia trattiene il respiro, con una calma apparente ricca di tensione, in attesa di elezioni presidenziali che potrebbero cambiare la storia, con l’elezione del primo governo progressista.

 

Manifesto elettorale di Gustavo Petro e Francia Marquez nelle strade di Bogotà (Ap)