Accordo fatto sul gas nel Mediterraneo orientale tra due paesi che, formalmente, sono ancora in stato di guerra. Ieri il premier israeliano uscente Yair Lapid, anticipando il Libano, ha annunciato che grazie alla mediazione degli Stati uniti è stato raggiunto un «accordo storico» sui confini marittimi con Beirut e, quindi, sullo sfruttamento dei giacimenti di gas nelle acque tra i due paesi, sottolineando che «rafforzerà la sicurezza di Israele, porterà miliardi all’economia israeliana e garantirà la stabilità sul confine nord». Il ministro della difesa Gantz ha aggiunto che il nuovo accordo sul confine marittimo è «giusto e positivo per entrambe le parti». L’intesa, ha proclamato, risponde a tutti i bisogni di sicurezza di Israele: «non abbiamo concesso e non concederemo un millimetro su questo terreno». Un punto sul quale ha insistito anche Eyal Hulata, capo del consiglio per la sicurezza nazionale: «Abbiamo tutelato gli interessi di sicurezza di Israele, siamo sulla strada di un accordo storico». Parole rivolte all’opinione pubblica e indirizzate in particolare all’opposizione di destra che, in piena campagna elettorale (in Israele si vota il primo novembre), attraverso il suo leader Benyamin Netanyahu e sui tanti mezzi d’informazione che controlla, a più riprese ha accusato il governo di aver penalizzato Israele con un «pessimo accordo» e di aver «ceduto» alle pressioni di Hezbollah. Nei mesi scorsi il movimento sciita libanese aveva minacciato la guerra «per difendere i diritti del Libano» sulle riserve di gas e per impedire a Israele di avviare le esplorazioni dei giacimenti in anticipo sul raggiungimento di un accordo. A conferma delle sue intenzioni ha poi inviato tre droni (abbattuti da Israele) verso la nave incaricata dal governo Lapid di dare inizio ai test al giacimento di Karish. Oggi Lapid riunisce il gabinetto di sicurezza, poi ci sarà la riunione di tutto il governo per una prima approvazione dell’accordo.

Dal Libano non è arrivato un simile annuncio dell’accordo raggiunto ma il presidente Michel Aoun, ieri mattina ha fatto sapere via Twitter che «La versione finale della proposta di intesa» presentata dagli Stati uniti sulla demarcazione dei confini marittimi con Israele «soddisfa il Libano, soddisfa le sue richieste e preserva i suoi diritti in merito alle sue ricchezze naturali». La presidenza libanese ha aggiunto che «Aoun terrà le necessarie consultazioni su questa questione di interesse nazionale in vista dell’annuncio ufficiale della posizione» di Beirut. Secondo la tv Al Araby, l’accordo potrebbe essere siglato il 20 ottobre. Ma il Libano non intende prendere parte ad alcuna cerimonia con Israele, paese da cui ha subito varie invasioni militari, le più gravi nel 1982 e nel 2006, e l’occupazione del territorio meridionale tra il 1978 e il 2000. Il patto sarà sottoforma di accordi distinti con i mediatori statunitensi: un’intesa tra Beirut e gli Usa e un’altra tra Tel Aviv e Washington.

Ieri sera si attendeva il discorso di Hassan Nasrallah, leader e segretario generale di Hezbollah, indicato da più parti come il vincitore politico della partita sul gas. Per il movimento sciita amato e stimato da molti e disprezzato da altrettanti in Libano, l’accordo è un successo da spendere in politica interna. Può ora presentarsi come il «difensore delle riserve di gas» necessarie per risollevare le finanze disastrate dello Stato e la forza militare che ha impedito a Israele di appropriarsi dei giacimenti sottomarini.

L’accordo metterà fine alla disputa su un’area di oltre 860 kmq nel Mediterraneo orientale che comprende i giacimenti di gas di Karish e Qana. Indica le zone economiche esclusive dei due Paesi, delimitando i punti in cui entrambi i Paesi hanno il diritto esclusivo di estrarre risorse. Secondo quanto trapelato il giacimento di Karish ricadrebbe interamente sotto il controllo israeliano, mentre il giacimento di Qana (ancora da esplorare) verrebbe diviso: lo sfruttamento sarebbe sotto il controllo del Libano con licenza alla francese Total e Israele riceverà una quota dei futuri ricavi. Domenica la Energean ha iniziato i test e il governo Lapid ha assicurato che a Karish la produzione inizierà il prima possibile. Il Libano a sua volta vuole che la Total cominci subito le esplorazioni a Qana.