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Torino: «Accoglienza, casa, diritti. Le ricette ideologiche o muscolari non servono»

Torino: «Accoglienza, casa, diritti. Le ricette ideologiche o muscolari non servono»Jacopo Rosatelli

Intervista L'assessore alle politiche sociali Rosatelli: «Per rientrare dall’enorme deficit, si è scelto, invece che dismettere quote di partecipate o alienare ulteriori beni, di aumentare l’addizionale Irpef in maniera progressiva per i redditi medio-alti; preservando quelli sotto i 28mila euro»

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 3 aprile 2022

Non è solo una contraddizione in termini. È un dato di fatto, a cui non ci si può adeguare, né arrendere. Ed è la fotografia che l’assessore alle Politiche sociali Jacopo Rosatelli scatta dopo cinque mesi dall’insediamento della nuova giunta di centrosinistra: «Torino è una città della solidarietà, ma anche della sofferenza sociale». Fin dall’inizio del mandato ha incontrato persone, fatto visita ad associazioni e riconnesso le reti sociali della metropoli subalpina. Con l’obiettivo di provare a suturarne le ferite. E il bilancio che fa è positivo: «Lo dimostra il bilancio stesso che abbiamo appena approvato. Per rientrare dall’enorme deficit, si è scelto, invece che dismettere quote di partecipate o alienare ulteriori beni, di aumentare l’addizionale Irpef in maniera progressiva per i redditi medio-alti; preservando totalmente quelli sotto i 28mila euro».

Si è fatto, però, un passo indietro: è stata sospesa in via cautelativa la registrazione all’anagrafe di figli di coppie omogenitoriali. Questo dopo la sentenza della corte d’Appello e la lettera del prefetto al sindaco Lo Russo. Non si poteva fare altrimenti?

Ho condiviso la scelta del sindaco, seppur a malincuore. Lo Russo aveva proseguito la pratica introdotta da Appendino, però dopo la lettera del Prefetto e il rischio di una procedura per abuso d’ufficio non potevamo mettere a repentaglio la vita dell’amministrazione comunale. Si è decisa una interruzione cautelativa per salvaguardare le iscrizioni precedenti, per dare battaglia politica su un piano nazionale e per attendere novità. Le sezioni unite della Cassazione si esprimeranno, infatti, a breve su un caso analogo.

Torino si è candidata a ospitare 100 persone in fuga dall’Ucraina all’interno del Sistema di Accoglienza e Integrazione (Sai). Come state affrontando l’accoglienza?

Stiamo facendo di tutto per evitare che sull’accoglienza degli ucraini si giochino battaglie ideologiche. Talvolta la Regione sembra voler piantare bandierine, del tipo che si accoglie nelle famiglie e non nel sistema ordinario. Ritengo si debba vigilare affinché l’accoglienza avvenga senza alcuna forma di discriminazione nei confronti di chi scappa dall’Ucraina anche senza essere ucraino. E noi siamo pronti ad aumentare la nostra disponibilità oltre al bando Sai.

A proposito di accoglienza, con la fine della stagione invernale possiamo fare una stima su come è stata affrontata l’emergenza freddo nell’aiuto ai tanti senza fissa dimora?

Le nostre parole d’ordine non sono state riferite al decoro urbano bensì alla dignità delle persone. Nessun approccio securitario ma umanitario, per questo abbiamo aperto tensostrutture davanti al Duomo, proprio per trasmettere l’idea che non ci siano persone che debbano essere nascoste alla vista. Serve, però, un coinvolgimento maggiore del sistema sanitario, perché tanti hanno problemi psichiatrici e di dipendenza e il Comune da solo non basta.

La destra, intanto, soffia sul fuoco dell’abusivismo in una città che negli ultimi anni è stata capitale degli sfratti a fronte di un gran numero di alloggi sfitti. Come state affrontando il tema casa?

Sono stato molto netto in commissione. Le occupazioni a Torino sono in numero contenuto rispetto ad altre grandi città: il vero scandalo sono gli alloggi vuoti non quelli occupati. Dopodiché, l’occupazione abitativa di alloggi popolari non è una pratica corretta e stiamo lavorando, senza approcci muscolari o ciechi di fronte ai bisogni, affinché questi alloggi si possano liberare. Più in generale registriamo un deficit di alloggi grandi per famiglie numerose e insieme alle organizzazioni degli inquilini stiamo cercando, ove possibile, di proporre scambi tra alloggi ampi abitati da una sola persona, perché magari vedova e con i figli lontani, e altri più piccoli, maggiormente disponibili. In termini di edilizia popolare, tramite il programma Pinqua, inserito nel Pnrr, riqualifichiamo un intero caseggiato in corso Racconigi; poi, costruiremo nuovi alloggi vicino allo stadio della Juventus e abbiamo in corso diversi progetti di housing sociale. Detto questo, è lo Stato che deve ritornare a investire sull’edilizia popolare, possibilmente non consumando suolo.

Sinistra ecologista il 9 aprile si costituirà come associazione, che ruolo può giocare in chiave nazionale nell’unità a sinistra il vostro esperimento torinese?

Ci siamo ispirati a esperienze di successo come Coalizione civica di Padova e Bologna e ci sentiamo parte di un’ampia rete di movimenti rossoverdi. Ce l’abbiamo fatta senza mezzi. Ci piacerebbe che a livello nazionale si potesse creare una lista autenticamente espressione dell’energia viva delle città che includa anche i partiti che hanno un orizzonte rossoverde, a partire da Sinistra Italiana, e che si presenti alle elezioni con una proposta politica radicale e innovativa. L’accordo fra partiti è condizione necessaria ma non sufficiente, perché dobbiamo raccogliere l’energia civica municipalista.

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