Lavoro

Prato, operaio fa scoprire aziende di sfruttatori

Prato, operaio fa scoprire aziende di sfruttatoriManifestazione contro lo sfruttamento nel distretto pratese

8x5 Grazie alla denuncia di un lavoratore cinese, i finanzieri chiudono due ditte di confezioni dove c'erano turni di 13 ore, sette giorni su sette, in luoghi privi della minima sicurezza, senza riposi, ferie, malattia, e con una paga di 13 centesimi per ogni capo di abbigliamento prodotto

Pubblicato circa un mese faEdizione del 18 ottobre 2024

Grazie alla denuncia di un operaio cinese sfruttato, sono state scoperte due ditte di confezioni dove gli operai erano costretti a turni di lavoro di 13 ore, sette giorni su sette. Per giunta in luoghi privi delle minime cautele di sicurezza, senza riposi, ferie, malattia, costretti a dormire in alloggi di fortuna e con una paga di 13 centesimi per ogni capo di abbigliamento prodotto. Succede nel giorno in cui Sergio Mattarella punta l’indice sulla scarsa qualità del lavoro e il basso livello di sicurezza in tante realtà produttive della penisola, puntualizzando che “permane un ulteriore intollerabile elemento che è la condizione in cui sono tenuti gli immigrati, sovente esposti a uno sfruttamento spietato, inconciliabile con la nostra civiltà”.

Il procuratore pretese Luca Tescaroli con un comunicato stampa ha spiegato che la genesi dell’inchiesta è stata, appunto, la collaborazione di un operaio cinese senza documenti in regola, che aveva lavorato in una ditta di confezioni per abbigliamento gestita da un suo connazionale. Dopo che l’operaio ha fatto denuncia in procura, gli investigatori della finanza hanno localizzato nella zona dell’ippodromo di Prato il capannone dove l’uomo aveva lavorato. All’interno due aziende fra loro collegate, “di fatto gestite da due nuclei familiari di origine cinese (inquadrati quali meri dipendenti), che avevano operato precedentemente, in una sorta di continuità aziendale, attraverso altre imprese dislocate nel medesimo immobile, una subentrata all’altra con nuova denominazione e partita Iva, al fine di sottrarsi ai controlli delle istituzioni e ai debiti maturati con l’Erario”.

Per questo i datori di lavoro, due imprenditori cinesi, sono finiti ai domiciliari, e per due loro familiari è stato disposto il divieto di dimora a Prato. Dalle indagini “sono emersi – in danno di almeno 24 extracomunitari (di cui quattro clandestini, irregolari sul territorio) occupati in tempi diversi, in prevalenza di nazionalità cinese – evidenti indici di sfruttamento lavorativo, quali turni massacranti fino a 13 ore, con punte di 14 ore, per 7 giorni settimanali, a fronte di stipendi mensili corrisposti in modo irregolare (in contanti e a nero), nessuna garanzia in termini di tutele sindacali ed in tema di malattia, riposi settimanali, tredicesima e ferie”.

Sono stati rinvenuti anche i “diari di lavoro” manoscritti da ciascun lavoratore, “in cui veniva annotata la produzione giornaliera e le rispettive paghe corrisposte, la cui disamina ha consentito di ricostruire il prezzo pagato per ogni capo di abbigliamento prodotto, pari a circa 13 centesimi”. Eseguito anche il sequestro preventivo di oltre 184mila euro per debiti previdenziali. Mentre l’operaio cinese che aveva denunciato le condizioni di sfruttamento, e che era costretto a dormire con i compagni di lavoro in un alloggio di fortuna nel sottotetto di un’abitazione-dormitorio, è stato inserito nel percorso di tutela previsto dal protocollo d’intesa contro lo sfruttamento e ha ottenuto, su richiesta della procura, un permesso di soggiorno.

Intanto va avanti la mobilitazione dello “8×5 strike day” dei Sudd Cobas nel distretto, e dopo il successo della manifestazione di domenica scorsa a Seano – 3.000 partecipanti al corteo contro le aggressioni intimidatorie degli operai in sciopero alla “Lin Weidong” – la protesta per chiedere orari umani e salari equi si sta estendendo a a macchia d’olio. Così, dopo che sono entrati in sciopero i lavoratori della W.I di via Galilei a Seano (la stessa della Lin Weidong), per quelli di una piccola azienda che confeziona elastici per pantaloni è stato ottenuto, dopo sole 24 ore di sciopero, la promessa della controparte aziendale all’assunzione nel rispetto del contratto di categoria. In tutto ora sono otto le aziende coinvolte dalla mobilitazione, e in sette di esse gli operai hanno riportato delle vittorie sindacali. “E’ la dimostrazione che la lotta paga, come abbiamo più volte detto – osserva Sarah Caudiero dei Sudd Cobas – alle istituzioni chiediamo di non limitarsi al caso mediatico, e che ognuno faccia la propria parte”.

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