Tories allo sbando. Si dimette anche il ministro Kwarteng
Regno Unito Con le finanze salta il terzo dicastero in soli quattro mesi. Ora la prossima a rischiare il posto è la premier britannica Liz Truss
Regno Unito Con le finanze salta il terzo dicastero in soli quattro mesi. Ora la prossima a rischiare il posto è la premier britannica Liz Truss
L’incidente stradale che finora è stata la premiership di Liz Truss ha fatto la penultima vittima illustre: il ministro delle finanze Kwasi Kwarteng. L’ultima sarà probabilmente lei stessa, tanto sconquassato è stato il suo debutto al numero dieci di Downing Street.
KWARTENG ha dato le dimissioni un attimo prima che Truss lo licenziasse nel primo pomeriggio di ieri senza troppe cerimonie e poco dopo un affannato rientro da Washington, dove presenziava a una riunione del Fmi. La decisione è stata resa nota dalla stessa Truss in una conferenza stampa. Poche ore prima, Truss aveva dichiarato di avere una perfetta intesa con il medesimo titolare delle Finanze (il Cancelliere dello scacchiere). Che ora è uno dei ministri di più breve durata di sempre in quel dicastero. E il terzo in quattro mesi.
TRE SETTIMANE FA Kwarteng aveva annunciato un piano di bilancio da 45 miliardi di sterline di tagli fiscali che avevano spinto la sterlina a un minimo storico rispetto al dollaro, fatto impennare il costo del debito pubblico e dei mutui immobiliari e portato a un salvataggio senza precedenti da parte della Banca d’Inghilterra. Installatosi al civico undici da sei settimane, aveva pianificato di annullare una proposta di aumento dell’imposta sulle imprese il prossimo aprile dal 19% al 25%, un gruzzoletto di 18 miliardi di sterline. Ma in un testa coda alla Fast & furious dopo le convulsioni borsistiche, il governo ha annullato il taglio di tale imposta. E sì che i tagli alle tasse erano stati martellati a sangue nelle orecchie del pubblico di Truss durante tutta la triste campagna per la premiership che l’aveva vista surclassare il «moderato» Sunak.
DUNQUE LA LEGGE incriminata è stata immediatamente ritirata dopo che i mercati finanziari, terrorizzati dal debito con cui il governo avrebbe dovuto finanziare i tagli, avevano mandato sottoterra la sterlina e i fondi pensione e sparato nella stratosfera i mutui immobiliari. Tanto che la Banca di Inghilterra era dovuta intervenire frettolosamente con un bailout di 65 miliardi di sterline comprando a man bassa bond statali a lunga scadenza. Una débâcle quasi senza precedenti, con una recessione dietro l’angolo e un’inflazione in perenne galoppo. Ma il tardivo e goffo dietrofront, oltre a spappolare quel residuo di credibilità di questo governo, ha prevedibilmente mancato di «rassicurare» gli investitori con la valuta nazionale sempre boccheggiante rispetto al dollaro e i rendimenti dei titoli in aumento.
ORA, NEL NOME della disciplina fiscale, al posto di Kwarteng arriva il già ministro degli Esteri e della Sanità Jeremy Hunt, ex alleato di Theresa May e considerato «a sinistra» del partito conservatore, nonché a sua volta ripetutamente sconfitto nelle recenti corse alla premiership: un contentino ai Tories in subbuglio. Dopo la propria disfatta anche lui, nelle recenti elezioni, aveva sostenuto Sunak nella corsa a sua volta fallita verso il civico dieci. Peccato non abbia alcuna diretta esperienza di questioni del Tesoro.
LE VOCI di una cospirazione per rimuovere Truss prima che nel 2025 porti i Tories verso una batosta elettorale che si preannuncia memorabile – il Labour è molto avanti nei sondaggi – sono ormai assordanti. Un mese fa ha provocato il caos finanziario proprio istruendo il suo sodale Kwarteng affinché annunciasse l’incriminata mini legge di bilancio che prevedeva dei massicci tagli alle tasse ai più ricchi secondo la solita, e in una simile congiuntura pressoché criminale, fissazione ultraliberista sul trickle down. Ora cerca disperatamente di stare a galla.
MA SEMBREREBBE avere le ore sempre più contate. Rischia di profilarsi nelle prossime settimane il deplorevole déjà vu di un partito conservatore che si auto divora nell’ennesima edizione (Theresa May, Boris Johnson) di un voto di sfiducia da parte dei parlamentari nei confronti del/la leader. A proteggere Truss, una regola del 1922 Committee, l’organismo che elegge il leader Tory e che lo vuole al riparo da attacchi interni per almeno un anno. Ma certe regole sono fatte per essere infrante, lo stanno imparando anche i conservatori.
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